Un articolo pubblicato sulla rivista PeerJ riporta i dati del Great Elephant Census (GEC), un censimento degli elefanti africani (Loxodonta africana) che evidenzia il fatto che la popolazione di questi grandi mammiferi è in declino di circa l'8% l'anno, soprattutto a causa del bracconaggio. Questo censimento è il frutto di tre anni di lavoro, gestito da Elephants Without Borders (EWB) con la collaborazione dell'organizzazione filantropica Vulcan Inc. del miliardario Paul Allen.
I risultati di questo censimento sono stati rivelati al World Conservation Congress, l'organismo che dirige l'International Union for Conservation of Nature and Natural Resources (IUCN), un'organizzazione internazionale che opera nel campo della conservazione della natura e dell'uso sostenibile delle risorse naturali.
Quest'indagine che ha riguardato 18 nazioni africane rappresenta almeno il 93% della popolazione degli elefanti della savana, che è stata stimata in 352.271 individui, con un declino del 30% tra il 2007 e il 2014. Questo è il frutto del lavoro di 90 scienziati e varie organizzazioni non-governative ma anche del personale di vari parchi abitati da questi grandi mammiferi.
I problemi relativi alla protezione degli elefanti e la quantità di carcasse scoperte durante il censimento sono stati anche esaminati. I ricercatori hanno effettuato valutazioni su quanto siano efficaci le aree protette perché studi precedenti hanno incluso valutazioni limitate ad aree limitate.
L'84% della popolazione di elefanti inclusi nel censimento è stato avvistato in aree legalmente protette e solo il rimanente 16% in aree in cui le leggi locali non proteggono questi animali dalla caccia. Molte carcasse sono state però trovate in aree protette e ciò mostra come gli elefanti siano minacciati anche all'interno dei parchi in cui nono dovrebbero essere oggetto di caccia.
La situazione varia da nazione a nazione e alcune di esse stanno facendo un buon lavoro nel proteggere gli elefanti. Esempi come quelli di Botswana, South Africa, Uganda, Kenya e i parchi sui confini di Burkina Faso, Niger e Benin offrono speranze per il futuro degli elefanti. In nazioni come Tanzania e Mozambico purtroppo la situazione non è buona con un bracconaggio a livelli ancora molto elevati.
Ci sono molti fattori che vanno considerati se si spera di risolvere il problema. Gli elefanti vengono uccisi perché c'è una domanda relativa al loro avorio. Finché ci sarà chi è disposto a pagare un sacco di soldi ci sarà chi andrà a dare la caccia agli elefanti anche correndo grossi rischi. Povertà e corruzione diffuse in varie nazioni africane non fanno che aggravare il problema.
Un'indagine della National Geographic Society condotta nel 2015 mostra che la maggioranza dei cinesi vuole ancora acquistare avorio. Meno di un terzo delle persone interrogate crede che gli elefanti siano in grave pericolo. È chiaro che su queste basi il problema non può davvero essere risolto perché ci sarà sempre qualcuno disposto a dare la caccia agli elefanti per soddisfare la domanda di avorio.
Vulcan Inc. ha prodotto nuovi documentari da proporre a livello internazionale che descrivono il problema del bracconaggio e il funzionamento del mercato internazionale d'avorio. Sono iniziative che hanno lo scopo di sensibilizzare le persone in tutto il mondo e soprattutto nei paesi asiatici perché costituiscono i maggiori mercati per l'avorio. Migliorare la protezione degli elefanti dai bracconieri va fatto ma risolvere il problema alla radice eliminando la domanda di avorio sarebbe l'ideale.
Qualche tempo fa, un articolo pubblicato sulla rivista Conservation Biology ha avvertito che i pericoli derivanti dal bracconaggio legato al traffico di avorio è ancor più grave del previsto la progressiva scomparsa degli elefanti rischia di creare grossi problemi all'ecosistema della foresta pluviale in cui vivono. A ciò vanno aggiunte le conseguenze di certe attività di bracconaggio che sono paramilitari e a volte provocano vere e proprie battaglie con i ranger con morti e feriti. Per far cessare tutto ciò serve un impegno globale che ormai è urgente.