Sonate di terra e di mare è il titolo del concept album con protagonista il violoncello di Giovanni Sollima, un atto d'amore del virtuoso violoncellista siciliano per la propria terra di origine.
“Una barca che toccava la terraferma con qualcosa di nuovo ogni volta” – così Giovanni Sollima descrive Sonate di terra e di mare, un progetto nato a Palermo dieci anni fa, nuova testimonianza della “curiosità patologica” e della attenzione al nuovo che caratterizzano le esperienze del musicista. Esperienze importanti, dal respiro internazionale, dai suoi esordi da solista prodigio accanto ai mostri sacri della musica classica alle collaborazioni con Patti Smith, Yo-Yo Ma, Peter Greenaway, Philip Glass, dalle sperimentazioni in alta quota con violoncelli di ghiaccio alle escursioni nei repertori rock, dalla recentissima partecipazione a Jota, il nuovo film di Carlos Saura, ai 100 Cellos, ensemble di violoncellisti di ogni età ed estrazione linguistica e geografica nato “per reazione all'inerzia” tre anni fa a Roma, recente protagonista del Ravenna Festival.
Sonate di terra e di mare nasce da questa attitudine esattamente dieci anni fa, nel 2006, nel clima di collaborazione e condivisione che Sollima aveva instaurato con un gruppo di amici compositori palermitani, all’epoca ventenni, che col più anziano collega violoncellista avevano (e hanno) in comune curiosità e indipendenza: Giacomo Cuticchio, Pietro Bonanno, Marcello Bonanno, Giovanni Giannone, Gianluca Cangemi. Un'età, i vent'anni, nella quale, come racconta Sollima: «Sono stato costretto a scappare dall'Italia per riuscire ad andare avanti» perché «nessuno investe sul nuovo, mentre bisogna fare scelte coraggiose, provarci, osare». Ecco allora, con la naturalezza delle condivisioni, prendere forma Sonate di terra e di mare, nella Palermo di Sollima e dei giovani musicisti “non istituzionali”, fino ad ora nascosta e sotterranea: «Ognuno di loro scriveva dei pezzi e il mio violoncello agiva da campo magnetico». E la scelta coraggiosa di mettersi al servizio del nuovo: «Loro hanno composto i pezzi ed io, suonandoli, in qualche modo li abito, li vesto e diventano anche miei». Finché, ricorda Sollima: «Un giorno eravamo nel laboratorio della famiglia Cuticchio, in mezzo ai pupi, piazzammo dei microfoni e registrammo... ».
A piazzare quei microfoni sono stati altri amici palermitani, ventenni anch'essi, tra i quali il producer Luca Rinaudo (a.k.a. Naiupoche), che avrebbe poi risposto alle visioni acustiche del violoncello di Sollima con la sua liuteria elettronica, per realizzare quelle che da principio erano intese come navigazioni tra le cinque composizioni acustiche, ma che in seguito presero la forma di quattro visioni di altrettante “Città invisibili” (Bauci, Armilla, Ottavia, Cecilia), come a suggerire che Palermo possa essere una inedita visione calviniana, utopia positiva restituita a se stessa e alla cultura globale grazie alle scelte dei suoi artisti. Una utopia oggi realizzata, poiché anche da quelle condivisioni sarebbe nata Almendra Music, l’etichetta discografica che con questa pubblicazione inaugura una nuova stagione di uscite, arricchendo il già florido catalogo di proposte nuove e indipendenti: musiche da terre sottratte alla disumanità. A ideale complemento del progetto, l’architetto e digital artist Francesco Ferla firma con la sua cifra siciliana, tra il rigore dell'antico e le visioni della contemporaneità, le immagini appositamente realizzate per Sonate di terra e di mare.
Giunge così in porto, pronta a salpare verso ogni “quality listener” curioso e sensibile, questa barca con cui il violoncello di Sollima ricerca e realizza i tesori che ogni isola nasconde: la fisicità mistica, organica, dei modi antichi reimmaginati da Marcello Bonanno (Variationes super Ave Maris Stella) e Pietro Bonanno (Vag Mut Al Nua), i labirinti del mondo sotterraneo e terroso delle architetture di Giovanni Giannone (Minotauro), il gioco dell'epica postminimalista dei pupi di Giacomo Cuticchio (Scherzo), per chiudere con le narrazioni di Gianluca Cangemi (Sonata cangiante), in cui schegge e canti di sonorità minerali come le stelle guidano il navigante dalle grandi tradizioni della musica del novecento alle visioni del nostro tempo.