Roma, giugno 2016 (IPS) - Gli inglesi hanno votato con una maggioranza del 52% per l’uscita dall’Unione Europea. Esultano i populisti dell'Ukip di Nigel Farage, dimissionario il primo ministro, il conservatore David Cameron, e sconfitto il leader laburista Jeremy Corbyn. Londra e Scozia votano in maggioranza per restare, ma non basta. Sarebbero gli anziani ad avere pesato di più per il "leave". Panico sui mercati, svalutazione della sterlina ai minimi storici. Ancora incerto il percorso e la durata del processo di uscita del Regno Unito dalla UE.
Permettetemi un aneddoto personale. Non accade spesso. Nel 1965 incontrai per un’intervista Lord Home, che aveva appena lasciato la carica di Primo Ministro, e sorse una simpatia reciproca. Lord Home mi invitò a colazione presso la Camera dei Lord. Su un cosciotto di agnello scozzese estremamente gustoso, gli chiesi se mi era consentito porgli una domanda complessa. Gli spiegai di avere appena iniziato la mia carriera professionale di esperto del Cremlino, e che questo mi era utile per seguire la politica estera britannica, che ricordava appunto l’ermetismo del Cremlino. Un giorno Londra sceglieva come bussola l’Europa, e un altro giorno Washington. Tutto questo con segnali flebili, difficili da decifrare. Avrebbe potuto Sua Signoria spiegarmi come affrontare questo dualismo? Lord Home rispose che solo un cittadino britannico poteva capire quel dualismo, e che quindi io avrei dovuto cercare di essere britannico per cinque minuti. Poi mi chiese: "Caro concittadino, lei preferisce essere secondo alla Germania, o agli Stati Uniti?"
Questo dualismo spiega perché gli inglesi, più di qualsiasi altro europeo, hanno visto con sgomento il declino dell'Europa nel panorama internazionale, e la svolta del presidente Obama che ha posto la sua priorità sull'Asia. L’esortazione di Obama contro la Brexit nella sua ultima visita a Londra, suscitò un notevole dibattito. Boris Johnson, il capo più riconoscibile della Brexit, aveva persino detto che Obama, di padre keniano, non era qualificato per dare consigli al Regno Unito.
Ma la Brexit è solo la versione inglese insulare dell’implosione del mondo attuale sotto la paura e l'avidità. Un dibattito sul referendum, sulla visione o i valori o l’identità dell'Europa è semplicemente inesistente. In Inghilterra il dibattito è tra paura e avidità. I sostenitori della Brexit hanno lanciato una campagna basata sulla paura. Paura di immigrati, paura di perdere il controllo dei confini, paura di essere soggetti ai capricci di Bruxelles (soprattutto quelli della Merkel, quindi della Germania). Contro ogni realtà, la campagna Brexit è basata sulla minaccia di 70 milioni di turchi pronti ad entrare in Gran Bretagna e stuprare le donne. Viene ignorato il fatto che non vi è alcuna possibilità che i Turchi entrino nella UE in un futuro prevedibile.
Dominic Raab, il ministro della giustizia che sta sostenendo la Brexit, ha dichiarato: "C’è forte evidenza che l'adesione all'UE ci renda meno sicuri e metta a rischio le famiglie inglesi". I tabloid inglesi hanno lanciato una campagna incredibile. I britannici potrebbero perdere il controllo della loro costa. Il loro paese potrebbe fondersi con la Francia. Bruxelles starebbe per porre il veto all'utilizzo del bollitore, lo strumento indispensabile per il tè quotidiano. Un recente studio ha rilevato che dei 982 articoli incentrati sul referendum, il 45% erano per lasciare, e solo il 27% a favore del rimanere. Boris Johnson, che ha scritto due libri su quanto sia importante per il Regno Unito fare parte dell'Europa, e si è vantato delle origini turche della sua famiglia, ora è saltato sul campo del “lasciare”, con il chiaro obiettivo di sostituire Cameron come Primo Ministro, quando questi si dimetterà, dimissioni da rassegnare dopo aver perso il referendum. Cameron è stato l'inventore di questo referendum, così il suo destino è legato ad esso. La campagna sulla paura sviluppa gli stessi argomenti e retorica di Trump, Le Pen, Salvini, Wilders, tutti sostenitori della Brexit. Non si tratta del particolare fiuto britannico...
Se la paura è l'argomento per Lasciare l'Europa, l'avidità è quello per il Rimanere in Europa. In realtà, è anche la campagna della paura. Ma non si parla di sicurezza, confini e immigrati. Si parla di soldi. Quanti soldi la Gran Bretagna perderebbe se fosse esclusa dal mercato comune (Schäuble ha dichiarato che in nessun modo Londra potrà ottenere un regime speciale come la Norvegia). Cameron ha fatto un discorso sulla crisi delle pensioni per i cittadini. Il settore finanziario, le imprese e il settore economico hanno finanziato tutti la campagna Rimanere, evidenziando il danno economico che comporterebbe lasciare l'Europa. Cameron ha dalla sua parte tutto il sistema economico internazionale, dal Fondo Monetario Internazionale alla Banca Mondiale, dall’OCSE al G7, per dimostrare come la Brexit danneggerebbe non solo la Gran Bretagna, ma anche tutta l'Europa e l'economia mondiale. Ma il danno sarebbe in ogni caso molto più alto per l'Inghilterra...
Il problema è che tali argomenti non vanno lontano con i sostenitori della Brexit. Come i sostenitori di Trump, Le Pen e così via, i sondaggi mostrano che si tratta di persone che si sentono trascurate e abbandonate, che hanno paura per la propria famiglia e il proprio lavoro, prevalentemente persone con bassi livelli di istruzione e di reddito.
Secondo YouGov, il gruppo di sondaggi, l’area geografica più forte della campagna Rimanere resta l’Irlanda del Nord che riceve una grande quantità di aiuti finanziari, nonché la Scozia e Londra, due regioni ricche. Più ci si sposta verso le regioni meno prospere, come East Midlands, Yorkshire e Humberside, o aree di grande immigrazione, come East Anglia, più si trova supporto alla Brexit. E questo vale anche sui gruppi di età. Gli ultrasessantenni, meno istruiti, sono per la stragrande maggioranza pro Brexit. Mentre i minori di 25 anni la pensano al contrario. Il ricordo della Seconda guerra mondiale, e il fatto che il motivo principale per l'integrazione europea era quello di evitare nuove guerre che devastano l'Europa, non esiste più.
È impossibile dire chi vincerà. I due campi sono così vicini, che ogni sondaggio porta risultati diversi e contraddittori. Durante la mia recente visita, sono rimasto impressionato da come la campagna sulla paura stia avendo successo. Nessuno voleva ascoltare i fatti. I turchi stavano arrivando. Ma consentitemi ora di passare dai fatti obiettivi ad alcune riflessioni non politicamente corrette.
Non vi è dubbio che una Brexit accelererebbe il processo di disintegrazione dell'Europa. L'anno prossimo si svolgeranno le elezioni in Francia e Germania, e Le Pen è ora pronta a vincere, mentre l’AfD (Alternativa per la Germania), il partito anti Europa, continuerà la sua ascesa. I partiti delle destre populiste, nazionaliste e xenofobe stanno comunque crescendo... Basta guardare le elezioni italiane, dove il Movimento 5 stelle ha avuto una crescita fenomenale. Nigel Farage, il leader dell’antieuropeo UKIP, ha dichiarato al Corriere della Sera, che insieme a Grillo stanno andando a seppellire l'Europa. Polonia e Ungheria saranno felici di continuare il loro percorso nazionalista, e così farà l'Europa orientale. I paesi nordici saranno tentati di seguire la Norvegia: non all'interno dell'UE, ma su un accordo speciale per il commercio e la finanza.
Scozia e Irlanda del Nord sono molto interessate a rimanere in Europa, così che è opinione diffusa che probabilmente si staccheranno dall'Inghilterra, per essere riammessi nella UE. La mancanza di una campagna attiva da parte del Primo Ministro della Scozia, Nicola Surgeon, è stata interpretata come una manovra machiavellica per far vincere la Brexit ed essere così in grado di promuovere un nuovo referendum sull’indipendenza. E quella sarà la fine del Regno Unito, con l’Inghilterra che perderà le sue principali conquiste storiche. Solo il piccolo Galles rimarrebbe, per salvare la dizione "Regno Unito".
Non vi è dubbio che l'Inghilterra soffrirà seriamente. Essere tagliati fuori da un mercato di 400 milioni di persone avrà gravi conseguenze per il suo settore cruciale, quello finanziario, e molte società internazionali probabilmente usciranno da Londra per rimanere dentro l'Europa (Edimburgo è un forte candidato). Una Inghilterra ridotta avrà molto meno peso internazionale, a cominciare da quello verso gli Stati Uniti.
Qual è allora il lato positivo della Brexit? Mentre io non ne vedo alcuno per l’Inghilterra o l’Europa, questo potrebbe avere una grande influenza sul corso della storia. Potrebbe dare vita a una nuova Europa, molto più omogenea, formata da quella che si potrebbe chiamare l’Europa carolingia. Carlo Magno, nell’8° secolo, fu in grado di unificare le parti principali d'Europa, e porre Francia e Germania alla base del regno. Come imperatore del Sacro Romano Impero trasse al suo interno il sud dell'Europa. Quell’impero era basato sui valori del cristianesimo, con il forte sostegno del Papa. Questa nuova Europa dovrà discutere valori fondativi per essere praticabile, aldilà delle sue basi economiche. E in quella nuova gli errori commessi dall’Europa attuale dovranno essere discussi ed evitati. Alla fine potrebbe diventare un polo di attrazione per coloro che la hanno abbandonata, che avranno nel frattempo scoperto che l'integrazione è una questione cruciale nel nostro mondo globalizzato.
Ma ancora più importante è che le turbolenze e il declino dell'Inghilterra dopo la Brexit costituiranno un messaggio straordinario per tutti gli altri paesi europei. Sarà dimostrato che il populismo, il nazionalismo e la xenofobia, che l'integrazione europea avrebbe dovuto consegnare alla pattumiera della storia, possono essere uno strumento utile per vincere le elezioni, ma non a governare un paese. L'Inghilterra del passato non tornerà mai più, e la realtà comincerà a evidenziarsi. Quando l'Inghilterra invase la Cina, per obbligare i suoi cittadini ad andare a comprare l'oppio dall'Impero Britannico, c’erano 30 milioni di britannici e 323 milioni di cinesi. Oggi la Gran Bretagna ha più di 60 milioni di persone, immigrati compresi, e la Cina 1,6 miliardi. L’Inghilterra doveva essere una culla della democrazia. Se una campagna di paura può vincere in un paese apparentemente civile, significa che serve più istruzione per una vibrante democrazia...
C'è solo un problema in questo scenario di pensiero fiducioso, e riguarda la Germania a cui si riferiva Lord Home 50 anni fa. La sua Germania dominante, da cui l'unico modo di liberarsi sarebbe quello di diventare secondo agli Stati Uniti, starà al suo posto, rafforzata dalla fine del Grande Regno, e dall'uscita della Polonia e di altri paesi. La Germania di oggi non è la Germania di Bonn, co-fondatrice dell’Unione Europea, con statisti europei come Adenauer, Schmidt, Kohl, che avevano posto l'Europa al sommo delle loro priorità. La Germania di oggi è la Germania di Berlino, con politici concentrati sulle priorità tedesche, come la Merkel e Schäuble... Sono loro che dovranno risolvere una scelta fondamentale: correre o integrare? E la Brexit potrebbe avere il vantaggio di portare alla luce anche questa riflessione...