L'idea di Barock Project nasce dal desiderio di combinare le più belle e perfette strutture della musica classica (principalmente musica barocca) con lo stile rock e l'armonia jazz, sostenuta da una struttura pop con l'intenzione dichiarata di rinnovare l'amore per il progressive rock degli anni '70. Il fondatore del progetto è il tastierista Luca Zabbini, pianista e compositore. La sua passione per il celebre tastierista Keith Emerson (ELP), ha alimentato il suo desiderio di comporre e suonare una gamma completa di stili, dalla musica classica al rock e jazz. Nell'estate del 2004, con Giambattista Giorgi, giovane bassista influenzato dal rock con grande passione per il jazz, e il batterista Giacomo Calabria forma la band.
Negli anni ’70, durante la grande stagione rock, un disco dal vivo era la celebrazione di un momento di successo. Che significato ha Vivo nella vostra storia?
Luca Zabbini: Credo che questo doppio live abbia molteplici significati per quanto riguarda i Barock. Sicuramente c'è prima di tutto il desiderio di fare arrivare nelle case delle persone l'energia che questo gruppo sprigiona sul palco. Inoltre sono passati dieci anni dalla registrazione del nostro primo disco, quindi Vivo è anche una sorta di celebrazione di dieci anni di attività discografica. Non dimentichiamo che Vivo è anche una sorta di ''spartiacque'' per quanto riguarda il gruppo, sia per quanto riguarda la nuova formazione, sia per quanto riguarda l'intenzione musicale e la direzione che stiamo prendendo.
Eric Ombelli: È un biglietto da visita dei nostri concerti presenti e futuri e insieme un momento per celebrare i dieci anni di attività del gruppo.
Per voi il rapporto con il pubblico è essenziale: che differenze ci sono tra Barock Project live e in studio?
Luca Zabbini: Credo fortemente nell'energia che il pubblico ci trasmette durante i nostri concerti. È un feedback magico che ci permette di dare sempre il meglio di noi, sia on stage che nei dischi. In studio siamo sempre stati molto metodici e ognuno di noi partecipa alle idee che possono contribuire al prodotto finale. Quando abbiamo terminato un disco e lo presentiamo dal vivo, naturalmente in un primo tempo tendiamo a suonare i brani in maniera canonica come sono stati registrati. Ma nel tempo ci piace poi variarli e questo ci consente alle prove e sul palco di avere nuovi stimoli e divertirci suonando.
Marco Mazzuoccolo: Beh credo davvero parecchia! Prima di tutto siamo tutti fan di musicisti che hanno sempre messo l'energia al primo posto, e credo che questo si rifletta sul nostro modo di suonare. Personalmente amo musicisti come Hendrix, Monk, Hiromi, Eric adora Rush e The Who e credo di poter parlare a nome di tutti riguardo ELP! Quando siamo tutti assieme su un palco tutta questa energia si moltiplica ed è lì che ci si diverte! Inoltre gli arrangiamenti in studio sono sempre molto ricchi e dal vivo cerchiamo di riproporli in modo più diretto proprio per dare un effetto diverso, più adatto al mood live.
Vivo è un vero e proprio viaggio nella storia dei Barock. Guardando al passato, siete soddisfatti dei tre album precedenti a Skyline?
Luca Zabbini: Quei tre album sono stati registrati in periodi e condizioni molto diversi, sia a livello tecnico che di ''mood''. Con Misteriose Voci, nonostante fossimo già musicalmente abili e preparati, non lo eravamo molto in fatto di coesione e non avevamo ancora un'identità. Con Rebus stavamo già trovando la nostra strada, anche se andavano affinati ancora molti aspetti e inoltre c'erano varie tensioni. Ci tengo a dire che non sono mai stato soddisfatto per quanto riguarda il mixaggio di questi primi due dischi. La nostra vera identità, soprattutto per quanto riguarda il mio periodo creativo e compositivo, l'abbiamo raggiunta al terzo disco, Coffee In Neukolln, un disco che ascolto sempre con piacere.
Al di là dei riferimenti ai nomi dell'epoca d'oro, ogni band cerca di offrire la propria interpretazione del genere: che cosa, secondo voi, vi differenzia dai colleghi neo-prog?
Luca Zabbini: Ci sono davvero delle prog band fantastiche al giorno d'oggi. Credo che quello che ci differenzi maggiormente sia il fatto che nella nostra musica non vogliamo perderci in tecnicismi o virtuosismi fini a se stessi. Un bel brano può funzionare benissimo anche con quattro accordi. Purtroppo a volte mi capita di notare come alcuni si ostinano a etichettare la propria musica come ''prog'' per il semplice fatto che ci ha messo un Mellotron e ha fatto brani da venti minuti. Sono tutte peculiarità del progressive, ma vecchia scuola. Oggi come all'epoca serve comunicare con la musica, ma in maniera differente. Sicuramente, in una società dove otteniamo tutto con un click, tante persone si giustificano col non avere più tempo per fare cose, come ascoltare un disco con attenzione e questa la dice lunga su come sia cambiato il modo di poter fare musica per l'ascoltatore.
Eric Ombelli: Senza dubbio un nostro punto di forza è l'assenza di pregiudizi e confini mentali che spesso ingabbiano chi fa musica di questo genere. Il prog non è un dogma ma un punto di partenza. Molte band replicano gli stessi suoni degli anni '70 e basta, noi invece proviamo a portare il vecchio genere nel nuovo secolo, anche con influenze moderne. Parallelamente l'utilizzo degli arrangiamenti orchestrali finemente curati da Luca Z è da sempre qualcosa che ci distingue e per cui ci riconoscono.
Marco Mazzuoccolo: Credo che la forza dei Barock Project sia proprio quella di non riuscire ad essere catalogati. Sicuramente si sentono le influenze del prog anni '70 che tutti noi amiamo, ma è tutto condito da arrangiamenti sinfonici e, specialmente negli ultimi due dischi, da un sound moderno. La melodia è sempre e comunque il filo conduttore, mi ricordo quando, appena entrato nella band, sentii per la prima volta brani come Back To You o Fool's Epilogue, nonostante fossero corposi e con un sacco di temi mi rimasero subito in testa.
Francesco Caliendo: da musicista, ma prima di tutto da ascoltatore, sento in questa band l’originalità che non sempre si trova nella musica, ma soprattutto in un genere così radicato alle tradizioni. Le influenze sono tante, spesso molto presenti, e spaziano in una lunga lista di artisti e repertorio. Queste però sono parte del background musicale, insidiate nella cultura del compositore della band, e questo per me riesce a creare un prodotto non scontato, che viene ben miscelato con un sound che tende ad esplorare nuovi orizzonti. Non so se questo ci differenzi dalle altre band, ma credo fortemente che sia una delle principali caratteristiche.
Alla fine del primo dischetto c’è una formidabile Los Endos dei Genesis: come mai?
Luca Zabbini: Suonare quel brano ai nostri concerti era abitudine durante i nostri live di dodici anni fa. L'abbiamo riproposto semplicemente come tradizione dei nostri live, solo perché è un brano divertente da suonare.
Skyline è stato un momento felice – non solo per il responso del pubblico – e i suoi brani animano il secondo dischetto. Che importanza riveste questo album?
Luca Zabbini: Skyline per quanto mi riguarda è stato il frutto di un periodo di vertiginosi alti e bassi nella mia vita. Indubbiamente per la band è stato un bel momento e durante le registrazioni ci siamo divertiti anche parecchio. Non posso nascondere che questo disco per me ha una certa importanza, anche se devo dire che oggi, sebbene sia uscito solo un anno fa, sento di aver scritto quei brani con una visione un po' ''naif'' delle mie vicende personali.
Eric Ombelli: Sicuramente Skyline ha avuto una grande importanza per la band perché ha contribuito molto a diffondere la nostra musica nel mondo, anche grazie a pregevoli collaborazioni con nomi di fama internazionale (De Scalzi, Whitehead), ma rappresenta anche un traguardo e un orgoglio personale essendo il primo disco che realizzo dopo tanti tentativi non riusciti con altri progetti.
In chiusura di album un inedito, My Silent Sea: di che si tratta?
Luca Zabbini: Quando ho scritto questo brano, mi sono reso conto di essere arrivato ormai a un punto di svolta e con i Barock stiamo deviando verso una comunicazione diversa. Dovevo in qualche modo chiudere il capitolo Skyline, così ne ho ripreso musicalmente le atmosfere sognanti e il carattere narrativo per dare un epilogo alla storia di questo uomo sulla zattera. Antonio De Sarno, il nostro scrittore di testi, ha ben pensato di dare il giusto senso alla musica che avevo scritto. Potrebbe tranquillamente sottotitolarsi Skyline Epilogue.
Eric Ombelli: È un brano piuttosto lungo che ricalca le atmosfere e i temi della canzone Skyline. È stata scritta da Luca Z e sulla sua demo abbiamo lavorato dapprima io, poi Marco e Francesco, contribuendo ognuno con le proprie idee… sono molto soddisfatto di questo metodo di lavoro e del brano che ne è scaturito.
Marco Mazzuoccolo: My Silent Sea è un ponte verso il futuro, verso il prossimo orizzonte a cui puntare, sia musicalmente che nella vita. Ognuno di noi sta vivendo o ha vissuto distacchi importanti negli ultimi tempi, abbiamo dovuto affrontare dei cambiamenti che ci portano a guardare più in là di prima. Nel testo di Antonio emerge proprio questo, si giunge alla fine di un viaggio che porta inevitabilmente a un altro, d'altronde l'orizzonte non si raggiunge mai, giusto? Musicalmente parlando credo rispecchi tutto questo, il nuovo album, infatti, è il nostro nuovo orizzonte, porterà grandi novità che non saranno certo le ultime! A proposito di live, il 18 giugno Luca Zabbini parteciperà a un evento importantissimo: il concerto di tributo a Keith Emerson. Per i Barock è stato più di un ispiratore…
Luca Zabbini: Keith per me è stato molto più che un ispiratore. Direi un vero e proprio mentore ''indiretto'' tramite la sua musica e se oggi sono un musicista stimato lo devo a lui. I Barock stessi non esisterebbero se non avessi mai scoperto i suoi dischi. Keith ha saputo trasmettere a tante persone nel mondo ciò che significa voler bene alla musica, perché in fondo lui voleva questo. Al di là della facciata esterna su cui molti ancora si soffermano, come i coltelli nell'hammond e via dicendo, il vero Keith era quell'uomo devoto alla musica. Questo è ciò che ho avvertito da bambino quando l'ho ascoltato ed è stato l'esatto momento in cui ho iniziato ad amare veramente la musica con la emme maiuscola.
Qual è secondo voi lo stato di salute del prog oggi? Ci sono vostri colleghi che seguite e volete segnalare?
Luca Zabbini: Inutile dire che il prog oggi è un genere di nicchia ed estremamente faticoso da ascoltare con attenzione, non nego il fatto che è così anche per il sottoscritto. Onestamente, per quanto possa sembrare il contrario, non ascolto quasi mai prog. Preferisco ascoltare diversi generi dove posso trarre ispirazione per filtrarli, mischiarli e scrivere qualcosa. Il prog è un genere per pochi affezionati, non ha più quel potere che aveva quarant’anni fa. Personalmente gli unici artisti che ascolto con piacere nel genere odierno sono sicuramente Steven Wilson e i Big Big Train. Il primo perché guarda in avanti con un occhio rivolto al passato in maniera intelligente, i secondi perché hanno delle soluzioni melodiche affascinanti e un cantante con una bella voce e che non mi stanca.
Marco Mazzuoccolo: Domanda difficile! Credo però che abbia vissuto momenti più bui di questo. Ci sono band che hanno portato qualcosa di nuovo nel prog che hanno avuto grande successo: Steven Wilson, Dream Theater, Tool, Porcupine Tree e questo è importante perché la nostra generazione ha più riferimenti a cui ispirarsi, loro hanno avuto “solo” i giganti degli anni '70 noi invece abbiamo anche altro ed è questo che porta evoluzione alla musica. Ultimamente sono pazzo per gli Hiatus Kaiyote che sicuramente non piaceranno ai lettori di queste intervista! Di più simili a noi e più propriamente prog mi sono piaciuti molto i Leprous a Veruno e trovo molto interessanti anche gli Haken.
Al Festival Baja Prog di Mexicali è stato eretto un monumento - unico al mondo nel suo genere - dedicato al progressive, con un sistema audio che suona 24 ore non stop e include anche due vostri brani!
Eric Ombelli: Sicuramente qualcosa di cui essere fieri. Speriamo di poter portare là quelle note di persona prima o poi.
Marco Mazzuoccolo: Grandioso! Sono fierissimo di tutto ciò! Spero che questo serva a cospargere il mondo di nuova musica senza isolare il mondo del prog più di quanto già non lo sia.
Francesco Caliendo: Penso che questo si possa tradurre in un bel riconoscimento artistico per Luca Zabbini e i Barock Project.
È da Skyline che partirete per il nuovo disco in studio o dobbiamo aspettarci novità e sorprese?
Luca Zabbini: Il nuovo disco è già in lavorazione e avrà poco a che fare con i precedenti. Abbiamo virato la ''zattera''... sarà un disco molto più diretto e concreto. Non escludiamo le sorprese...
Eric Ombelli: Ogni disco dei Barock finora è stato un'evoluzione del precedente, pur senza rompere la continuità del nostro suono. Anche per il prossimo si può dire lo stesso. In più, pur mantenendo Luca come primo compositore, il contributo di ciascuno è sempre maggiore, rendendo i Barock sempre di più un gruppo nel vero senso della parola. Credo che gli effetti di questo processo siano molto positivi sulla nuova musica che ne è nata.
Marco Mazzuoccolo: Il nuovo disco porterà grandi novità, per la prima volta stiamo collaborando anche io e Eric alla stesura dei brani, agli arrangiamenti e alle registrazioni. Un nuovo modo di lavorare con il quale stiamo ottenendo risultati sempre più soddisfacenti in termini sia compositivi che sonori. Sarà un sound nuovo, che però manterrà i punti cardine della band, sinceramente siamo tutti molto entusiasti e non vediamo l'ora di portarlo a termine!
Line up
Luca Zabbini – piano, tastiere basso e voci
Luca Pancaldi – voce solista
Eric Ombelli – batteria
Marco Mazzuoccolo – chitarra
Francesco Caliendo - basso
Special Guest: Vittorio De Scalzi (Voce e flauto nella traccia #3 SKYLINE)