John Griffith London, detto Jack, era nato a San Francisco il 12 gennaio 1876, figlio illegittimo di William H. Chaney, astrologo dilettante, e Flora Wellman, donna ambiziosa e autoritaria. A fargli da padre sarebbe stato John London, contadino tutto d’un pezzo, quindi droghiere e sorvegliante di porto, che Jack accompagnerà più volte lungo la costa a raccogliere cozze e tartufi su una barca. E quello di una barca tutta sua sarà per Jack il sogno di una vita, che fu inizialmente di stenti, lavori saltuari, dubbie frequentazioni fra i moli di Oakland e le acque della baia di San Francisco, infestate di pescatori di frodo, contrabbandieri, spugne d’osteria. Con i primi trecento dollari guadagnati a inscatolare cetriolini e asparagi nel conservificio Hickmott, vicino Oakland, riuscirà a mettere le mani sul Razzle Dazzle, sloop del razziatore di ostriche French Franck. Anche lui lo diventerà, tanto da guadagnarsi il soprannome di principe dei pirati di ostriche, anche se, fra una razzia e l’altra, troverà il tempo di frequentare la biblioteca comunale di Oakland. Perso il Razzle Dazzle, s’imbarcherà sul Reindeer, veliero pirata della baia, che lascerà per la California Fish Patrol, quindi, nel 1893, come marinaio, sul Sophie Sutherland, un tre alberi di cacciatori di foche. Dopo sei mesi è di nuovo a Oakland, assunto da una fabbrica di juta (vincerà nel frattempo con Story of a Typhoon Off the Coast of Japan il concorso letterario del Morning Call).
Spalatore di carbone, studente a Berkeley, operaio in un lavanderia, nel 1897 s’imbarca con il cognato sul piroscafo Umatilla destinazione Klondike. La febbre dell’oro gli lascerà poco o niente se non una buona dose di scorbuto. Fioriscono intanto i suoi racconti. Nel 1902 la American Press Association lo spedisce via Londra in Sud Africa per poter seguire la guerra anglo-boera. Rientrata la crisi, rimarrà nella capitale inglese, documentando con i suoi apparecchi fotografici a soffietto le condizioni di vita del proletariato della East Land. Nel 1904, durante il conflitto russo-giapponese, è in Oriente come corrispondente di guerra per l’editore Hearst. Nel 1905, dopo il divorzio da Bessie Maddern, sposa Charmian Kittredge, e con lei intraprende un viaggio per i Mari del Sud a bordo dello Snark, goletta di diciassette e passa metri per centodue metri quadri di velatura. Lo Snark mollerà gli ormeggi il 23 aprile 1907 destinazione Hawaii. A bordo Jack, Charmian e poche persone d’equipaggio, fra cui Roscoe Earnes, zio di lei, tutto fuorché uomo di mare. Incapace di governare una barca, digiuno di nautica (trasecolerà alla vista di un sestante), verrà fatto sbarcare alle Hawaii insieme a due finti marinai. Era stato Jack, rinchiuso nel pozzetto fra tavole di logaritmi, correzioni e linee di mira, a occuparsi nel frattempo dello Snark, senza per questo rinunciare alle sue mille parole al giorno (il ticchettio della Remington di Charmian diventerà uno dei rumori più familiari della vita di bordo, a lei infatti il compito di battere a macchina i manoscritti di Jack).
Durante la sosta alle Hawaii, dove il fedele Martin Johnson penserà a far calafatare ponte e scafo, reinstallare il motore, sostituire gli accessori di coperta, sulla spiaggia di Waikiki Jack impara a cavalcare le onde su grosse tavole. Al surf, ricomparso sulle spiagge hawaiane ai primi del Novecento, dedicherà A Royal Sport: Surfing in Waikiki, poi pubblicato nell’ottobre del 1907 su The Lady’s Home Companion. E forse l’articolo non fu estraneo all’introduzione del surf negli Stati Uniti. Imbarcato il nuovo equipaggio, lo Snark ripartirà alla volta delle isole Marchesi (i coniugi London alloggeranno nella casa occupata anni prima da Robert Louis Stevenson). Dopo un breve rientro a San Francisco, la navigazione riprende alla volta di Bora Bora, le isole Samoa, le Fiji, le Nuove Ebridi, l’arcipelago delle Salomone, teatro di guerra permanente fra cacciatori di schiavi. Ma l’equipaggio è ormai stremato. Anche Jack necessita di cure. Lo assilla una fistola rettale. A Guadalcanal, lo Snark viene affidato a Martin Johnson, mentre Jack e Charmian raggiungono in nave l’Australia facendo ritorno negli Stati Uniti a bordo del Tymeric, battello a vapore per il trasporto del carbone da Sydney a Guayaquil, porto ecuadoriano sul Río Guayas.
Scortato a Sydney e qui rivenduto, destinato più al trasporto merci che al traffico di schiavi, lo Snark verrà avvistato anni dopo da Martin Johnson sull’isola di Epi, tra Vaté e Ambrym, nelle Nuove Ebridi, con la vernice scrostata, le strutture del ponte smantellate, senza l’albero di trinchetto e con le attrezzature della mezzana allentate, segno che ormai navigava a vapore. Il 2 marzo 1912, il Dirigo, un quattro alberi di novantacinque metri varato il 3 febbraio 1894 a Bath, nel Maine, e prima imbarcazione in acciaio costruita negli Stati Uniti, salpò da Baltimora destinazione Seattle per un viaggio di cinque mesi via Capo Horn. Tre i passeggeri, Jack, Charmian e il loro domestico Yoshimatsu Nakata, imbarcati per ragioni amministrative come ufficiale in seconda, cameriera e aiuto cuoco. Qui, Jack, scriverà The Valley of the Moon, e Charmian, grazie a un aneddoto di Mortimer, capitano in seconda, The Wheel, primo e ultimo racconto della sua vita.
È il 25 luglio quando il veliero risale il Puget Sound verso Seattle. A bordo il capitano Chapman continua a soffrire, in silenzio. Cancro allo stomaco, la diagnosi. Jack e Charmian sbarcano. Con tristezza. Il Dirigo verrà affondato il 31 maggio 1917 da un sottomarino tedesco a sei miglia dal faro di Eddystone, in Inghilterra. Orfani del Dirigo, i coniugi London si consoleranno con il Roamer, yawl di nove metri acquistato nel 1910, a bordo del quale navigheranno per mesi tra la baia di San Francisco e il fiume Sacramento. La cabina trabocca di riviste di agricoltura, di progetti di viaggi, di libri. Ed è con uno di questi libri in mano, il racconto di un viaggio intorno a Capo Horn, che la mattina del 22 novembre 1916, a Glen Ellen, Jack London, sofferente di uremia, sprofonda nel coma per non farvi più ritorno. Aveva fatto in tempo a comporre, durante una crociera nella baia di San Francisco, The joy of small boat sailing. Pubblicato nel 1912 su Country Life in America e sullo Yachting Monthly, “quando un uomo ha frequentato la scuola del mare” vi aveva scritto “non la lascia più. Il sale si impregna nel midollo osseo, nell’aria che respira e sentirà il richiamo del mare fino alla fine dei suoi giorni”. Era il suo testamento.