Incontriamo oggi Mauro Marchesi e Joyello Triolo del gruppo Peluqueria Hernandez
Avete definito Mamboo il “disco della maturazione”. La musica dei Peluqueria aveva ancora qualcosa di acerbo?
Mauro Marchesi: Non direi “acerbo”, piuttosto “impermanente”. Il suono dei Peluqueria è il risultato di un melting pot generato dalle mie passioni musicali che, inevitabilmente, si accumulano negli anni cambiando di continuo la sua ricetta. Direi che in questo ultimo album la miscela è forse più a fuoco rispetto ai primi due.
Il vostro debutto era del 2007, del 2011 Amaresque: che differenze ci sono con Mamboo?
Mauro: Una maggiore cura negli arrangiamenti, una formazione più ricca di suoni: abbiamo una tromba e un sax in più. Anche le chitarre sono più variegate con suoni elettrici, acustici e una slide guitar nuova fiammante. Poi c’è la voce di Giuliana Bergamaschi a impreziosire due brani: insomma un lavoro più corale, frutto della mia passione per gli arrangiamenti ricercati e il lavoro in studio di registrazione.
Un passaggio importante per arrivare al nuovo disco è Peluqueria Hernandez – Il film. Cosa ha significato per voi cimentarvi in un'opera cinematografica?
Joyello Triolo: Fondamentalmente non è stata una nostra idea. Avevamo visto dei video e dei filmati realizzati da un nostro amico e gli abbiamo fatto i complimenti. Lui non s’è fatto scappare l’occasione e ha scritto una sceneggiatura per noi. L’abbiamo letta ed era assurda! Ci è piaciuta subito e abbiamo accettato. Non aveva un vero e proprio significato per la nostra musica, però ci è sembrato un veicolo per farla arrivare a una fetta di pubblico che forse non ci conosceva ancora.
Mauro: Incontrandomi con Federico ( il regista/sceneggiatore) ho scoperto che abbiamo lo stesso gusto per il grottesco. Siamo entrambi fan del fumetto Alan Ford con i suoi personaggi cialtroni surreali. Unire il nostro suono a una sceneggiatura tagliata e cucita appositamente sui nostri pezzi è sembrato molto naturale. Dopotutto la nostra musica è sempre stata definita “cinematografica”.
Come mescolare balera e mariachi, Morricone e il jazz: Mamboo si candida a ottimo esempio in materia. Qual è il segreto per far convivere musiche e culture diverse, risultando anche piacevoli e leggeri?
Joyello: Siamo una formazione di sette elementi. Solo questo basta per avere una varietà di gusti musicali di grande impegno. E poi non abbiamo più vent’anni né le ambizioni di diventare qualcosa di diverso. Principalmente ci divertiamo e non ci facciamo domande.
Mauro: Il fatto è che le mie passioni (il fumetto, il cinema e ovviamente la musica) non si sono mai nutrite di un unico elemento. Non sono mai stato un monomaniaco, anzi sono sempre stato attratto dai contrasti. Per anni mi sono chiesto come sarebbe un film di Tarantino realizzato dagli studi Hanna e Barbera. Sostanzialmente il segreto è non porsi limiti ma cercare di far coesistere in maniera armoniosa, quindi attraverso i nostri suoni, elementi musicali diversi e molto distanti come il prog rock, il liscio, il jazz. Se non ti poni limiti non ne hai.
Negli ultimi anni in Italia si è diffuso – e ha conosciuto crescenti apprezzamenti critici – quello che chiamate "sound desertico padano". Pensiamo ai Sacri Cuori, al Santo Nada di Umberto Palazzo, ai recenti Rubacava Sessions. Un sound di cui siete stati in qualche modo precursori...
Joyello: Grazie per averlo notato. In realtà siamo stati tra i primi a scegliere questo tipo di linguaggio. Abbiamo solo avuto una serie di disavventure a causa delle quali i nostri primi due dischi sono rimasti in attesa molto a lungo prima di uscire. Nel frattempo succedevano cose, nascevano band che facevano lo stesso percorso lasciandoci al palo e facendo sembrare che fossimo noi a seguire la flotta. Con Mamboo abbiamo cercato di allontanarci un po’ dalle prime cose, abbracciando un gusto quasi lounge.
Mauro: Si è vero. È un suono molto popolare ultimamente. Per me la cosa è partita con Paris Texas, il film di Wim Wenders. È dall’84 che gravito intorno a questo mondo desertico: nel tempo, ho seguito le tracce sulla sabbia del deserto e ho trovato che molti altri musicisti stavano percorrendo quel sentiero. Fino ad arrivare a John Zorn, che sembra essere il minimo comune denominatore tra tutti i membri della band. Poi con il mio lavoro (faccio l’autore di fumetti) ho in parte sublimato l’universo narrativo che mi covava dentro. Ma è stato inevitabile pensare a come poteva essere la colonna sonora di quelle storie. Peluqueria Hernandez è nata per questo motivo: dare un suono alle mie storie.
Se pensiamo a musicisti come Paolo Conte e ancor prima a romanzieri come Piero Chiara, o a cineasti come Pupi Avati, scopriamo che la provincia italiana è il luogo ideale per raccontare con gusto e originalità: è così anche per voi?
Mauro: Oh sì sì… per me la provincia è il terreno più fertile per storie interessanti. Arrivo a dire che è il set paradossalmente più esotico per raccontare personaggi e vicende. In particolare la zona della bassa veneta, il delta del Po, sono terre ricche di fascino, in cui il silenzio e la nebbia fanno intravedere brandelli di storie tutte da raccontare. E da musicare ovviamente.
Un gruppo come Peluqueria, composto da gente di musica e legato a una sonorità e a un'estetica profondamente viniliche, come vive la liquidità della musica contemporanea? Mamboo esce in digitale...
Joyello: Essendo sette persone, immaginerai che la scelta di uscire in digitale è stata accolta in sette modi diversi. Chi avrebbe voluto fare un vinile, chi preferiva la versione in CD, chi preferisce il digitale. Inutile nascondere che in un mondo perfetto avremmo fatto tutti e tre i formati e forse anche la cassetta ma i tempi son questi e i soldi… pure. Diciamo che dipenderà dall’accoglienza della prima edizione. Se i download saranno copiosi e il disco funzionerà per davvero, potremmo pensare a delle fighissime edizioni fisiche. Anzi, alla Kutmusic si sono fatti già venire delle idee…
La vostra musica è in Creative Commons: quali sono i motivi di questa scelta?
Joyello: Era una scelta dettata dall’esigenza di proteggere la nostra musica negli anni in cui non avevamo depositato nulla. Poi abbiamo depositato regolarmente tutto il repertorio ma nel nostro sito abbiamo lasciato il regime di CC che, in sostanza, autorizza chiunque a usare la nostra musica purché venga regolarmente accreditata.
Peluqueria presenterà Mamboo dal vivo: sul palco ascolteremo qualcosa di diverso rispetto al disco?
Joyello: Ovviamente sì! Nei dischi ci divertiamo ad aggiungere un sacco di roba: mellotron, archi, elettronica, sovraincisioni… Dal vivo siamo più “asciutti” ma generalmente molto fedeli agli arrangiamenti del disco. Nessuno di noi è un appassionato di jam session. Siamo una band che ha bisogno di regole e rigore. Già imponendocelo siamo molto indisciplinati, figurati cosa succederebbe se non lo facessimo!
Mauro: C’è da dire che comunque ci piace giocare con dilatazioni nei brani in cui possono accadere improvvisazioni di stampo jazzistico o psichedelico. Ma questo non viene mai pianificato, dipende dal mood della serata.
Tanti ascoltatori e lettori se lo chiedono ancora... Cosa significa Peluqueria Hernandez?
Mauro: Al momento della scelta del nome volevamo un nome spagnolo, una parola dal suono simpatico e dal significato non convenzionale e divertente. La scelta è caduta su Peluqueria a cui ho voluto aggiungere un omaggio ai miei autori di fumetti preferiti: i fratelli Hernandez. Voilà: il nome è servito.
Peluqueria Hernandez personnel:
Roberto Lanciai (sax baritono, cori)
Mauro Marchesi (chitarra solista, mellotron, tapes, cori)
Luca Pighi (percussioni, batteria, voci)
Juri Romeo (basso, sax contralto, cori)
Gigi Sabelli (batteria, percussioni, fischio, cori)
Joyello Triolo (chitarre ritmiche, theremin, spinetta, basso, voce)
Roberto Zantedeschi (tromba, flicorno, cori)