La primavera è la stagione per eccellenza, quella in cui tutto si rigenera, si rinnova e riparte. È un momento di grande rivoluzione, certamente un periodo centrale nel percorso di ogni individuo, oltre che nella dinamica dell’intera natura. È un periodo talmente affascinante, e ricco, che quasi non si trovano le parole giuste per descriverlo, per renderne appieno il portato specifico.
Nella medicina tradizionale cinese questa stagione è definita sulla base di un’energia che “sale”, che tende all’alto, che aumenta di rilevanza. Nessuna immagine rende meglio il concetto di energia che sale di quella del germoglio che spunta, o ancora della radice che spacca l’asfalto. È la potenza della natura che irrompe. Esistono poi le cosiddette “corrispondenze”. La primavera viene infatti associata a molteplici fattori:
• a livello delle cosiddette “logge energetiche”, al fegato e alla cistifellea
• a livello psicologico, all’energia difensiva e pulsionale
• a livello fisico e intellettivo, alla generatività e alla creatività
• a livello emozionale, alla libertà e alla bontà
• a livello di meccanismi di funzionamento psichico, all’assertività e al controllo.
E ancora all’elemento legno, ai tendini, ai muscoli, agli occhi, alla vista, al sapore rancido e acido, al vento, al colore blu-verde.
Sembrerebbe tutto molto evidente, e anche estremamente positivo, e così in effetti è quando l’organismo si trova in una condizione di equilibrio. Ma quando l’organismo - e con la parte organica associamo anche la componente psichica - non si trova in equilibrio, quando cioè esiste uno sbilanciamento di forze, quando il soggetto non segue i ritmi circadiani, quando non mangia seguendo l’ordine delle stagioni, quando lo stress si accumula, quando è in atto un disagio, allora che cosa succede all’arrivo della primavera?
In tal caso la primavera, stagione rivoluzionaria del cambiamento assoluto, sconvolge e destabilizza ulteriormente, in quanto l’organismo non è in grado di seguire con grazia e freschezza le spinte al cambiamento, bensì ne contrasta gli aspetti estremi, tenta di opporvisi, generando un ulteriore scompenso e squilibrio. Vale quindi più che mai il monito di Bacone: “Non si comanda alla natura se non ubbidendole”.
Allora, per “ubbidire” alle logiche naturali di cambiamento, la prima cosa da fare è di mettersi in una condizione di equilibrio ottimale, incominciando da quegli aspetti più pratici, ma non per questo meno rilevanti o essenziali, che sono: l’adeguamento ai ritmi circadiani, il nutrimento massimo al mattino e minimo alla sera, il sonno.