La malattia di Alzheimer e le altre patologie dementigene sono ormai diventate le più comuni cause di disautonomia nella popolazione anziana mondiale. In Italia solo i malati di Alzheimer hanno abbondantemente superato il milione.
Una terapia farmacologica specifica per la demenza non è ancora disponibile, esistono soltanto dei farmaci finalizzati all’attenuazione/rallentamento delle manifestazioni cliniche e al contenimento dei disturbi comportamentali. Anche per tale motivo si sono diffusi molteplici approcci non farmacologici, spesso poco convenzionali, offerti sul territorio nazionale in modalità ambulatoriale, semiresidenziale (Centri Diurni) e residenziale (Nuclei Estensivi).
La presenza in questi contesti sanitari di giardini con funzionalità terapeutica, conosciuti con la denominazione di “Healing Gardens”, è un fenomeno sempre più diffuso, che ha mostrato di supportare efficacemente il trattamento della malattia.
Che le piante abbiano rilevanti benefici per il benessere psicofisico degli esseri umani è un fatto ormai noto. Oltre a migliorare la qualità dell’aria che respiriamo, le piante producono innumerevoli sostanze volatili che contribuiscono a ridurre l’ansia, lo stress e l’insonnia e a stimolare il buonumore, la memoria, l’attenzione, il linguaggio e le altre funzioni cognitive.
La World Health Organization - WHO ha promosso le attività di Gardening ad elemento che favorisce il benessere generale, considerato equivalente alla pratica di attività fisica moderata.
Le piante che si sono rivelate più efficaci, e quindi consigliabili, contro l’invecchiamento cerebrale patologico sono la menta, la gaura, la salvia, l’elicriso, la lavanda, il rosmarino, il rincospermo, il ciclamino, il geranio e il leccio.
In questo contesto è nata l’idea di utilizzare per questi pazienti con finalità riabilitative un’antica arte di giardinaggio giapponese nota come “Kokedama”, ossia il giardino volante.
La leggenda narra che il Kokedama sia stato creato intorno al 1600 in Giappone: “Un contadino volendo portare in dono una pianta alla sua innamorata, ma non potendo acquistare vasi in terracotta, avvolse le radici della pianta in una sfera di terra e muschio”.
Il significato del nome Kokedama sta proprio nell’unione tra le parole koke (muschio) e dama (sfera). Questa tecnica consiste appunto nel posizionare le radici della pianta in una sfera di terriccio creata manualmente. La sfera viene successivamente avvolta dallo sfagno (una tipologia di muschio) e legata con dello spago per contenere il tutto e non disperdere la terra. La sfera così ottenuta può essere posizionata su un supporto o essere appesa dentro delle cornici utilizzando lo spago che l’avvolge. La composizione che ne consegue, armonica e mai uguale, è molto suggestiva.
Tradizionalmente il Kokedama contribuisce non poco a migliorare gli stati d’animo, rassicurare le inquietudini e incrementare la percezione della propria qualità di vita. Questa antica arte, oltre a favorire lo sviluppo della manualità e il contatto con l’essere vivente vegetale, può consentire, secondo il pensiero filosofico giapponese wabi sabi (termine che non ha traduzione nella nostra cultura), la ricerca dell’equilibrio tra ciò che è controllato e ciò che è selvaggio.
Nel “giardino volante” l’unione tra il “controllo” della sfera di muschio creata dalla manipolazione dell’uomo e il “non-controllo” della pianta, libero elemento della natura, produce la perfetta omeostasi.
Sorprendentemente, in determinate condizioni di umidità e di luce le sfere Kokedama non necessitano di nulla; producono da sole l’acqua di cui necessitano e non crescono oltre quanto l’ambiente consenta. La creazione di questo stato di equilibrio consente, secondo la tradizione giapponese, di godere della bellezza e di avere accesso a una sorta di fonte energetica che coinvolge silenziosamente e profondamente lo spettatore.
La tecnica Kokedama ha tutte le caratteristiche per diventare parte integrante del percorso riabilitativo dei pazienti affetti da malattia di Alzheimer e dalle altre forme di demenza. Tale pratica è inoltre consigliabile per tutti come potente induttore di benessere psicofisico. Siete pronti anche a voi a scoprire i segreti del giardino volante?
Se la vita ti porta via qualcosa e ti rende fragile, non è la forza dell’altro che ti serve, ma sapere che la tua debolezza è accolta e capita, che nessuno la teme o la sfugge.
Noi siamo tempesta. (Michela Murgia)