Varie ricerche sottolineano l'importanza dei grandi mammiferi, e in particolare dei grandi erbivori, per il buon funzionamento dei loro ecosistemi, con pesanti conseguenze nel caso in cui si estinguano.
Alcuni articoli pubblicati recentemente sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) descrivono ricerche su vari aspetti delle estinzioni della megafauna, cioè i grandi mammiferi nel Pleistocene per fare un parallelo con i cambiamenti e i rischi di estinzione in atto oggi. Le antiche estinzioni di animali come mammuth e mastodonti hanno avuto conseguenze pesanti sugli ecosistemi dell'epoca e oggi potrebbe accadere qualcosa di altrettanto grave con la progressiva sparizione di animali come gli elefanti.
Anthony Barnosky dell'Università di Berkeley è il leader dello studio che riguarda le estinzioni avvenute dopo l'arrivo degli esseri umani, circa 15.000 anni fa, nel Nord e Sud America. L'influenza degli esseri umani sull'estinzione di questi e altri animali è un punto controverso, tanto che continuano a essere pubblicati i risultati di ricerche che le attribuiscono a cause diverse.
Questa ricerca si è però concentrata non sulle cause di queste estinzioni bensì sulle loro conseguenze per gli ecosistemi. La conclusione è che la sparizione di mammuth e mastodonti ha causato la trasformazione di varie foreste in tundra e un calo nella diversità dei piccoli mammiferi.
La spiegazione offerta da questa ricerca si rifà a precedenti studi ecologici che mostrano le forti conseguenze della sparizione di un predatore ma anche di un erbivoro chiave nell'ecosistema. Nel passato, tali sparizioni hanno avuto conseguenze che sono durate per millenni influenzando in maniera permanente il territorio.
Grandi animali come mammuth e mastodonti avevano un'influenza notevole sul loro ecosistema. Si trattava di erbivori che mangiavano alberelli, arbusti e rami di alberi più grandi. Animali del genere producevano notevoli quantità di feci e influenzavano la struttura del terreno calpestandolo.
La sparizione di mammuth e mastodonti aveva permesso ad arbusti ed erbacce di diventare predominanti, con conseguenze anche sulla presenza di altre specie animali. Qualcosa di sinistramente simile sta accadendo oggi in varie parti dell'Africa dove gli elefanti stanno sparendo a un ritmo preoccupante a causa del devastante bracconaggio.
Queste conclusioni collimano con quelle di un'altra ricerca effettuata da un team internazionale di paleo-ecologi guidati dal Netherlands Institute of Ecology olandese. Liesbeth Bakker, tra gli autori di due articoli su vari aspetti di questo problema, ha fatto notare l'importanza dei grandi erbivori all'interno di un ecosistema e i cambiamenti avvenuti nel tardo Pleistocene dopo l'estinzione delle specie dell'epoca.
Anche questa ricerca ha implicazioni per la comprensione dei mutamenti che stanno avvenendo oggi. I paleo-ecologi hanno anche sottolineato un altro aspetto di questo fenomeno e cioè l'aumento di incendi, di cui si sono trovate tracce anche nel tardo Pleistocene, dopo le estinzioni dei grandi erbivori. In sostanza, territori ricoperti di arbusti ed erba sono più vulnerabili al fuoco rispetto alle foreste abitate dai grandi erbivori.
Uno degli articoli di cui Liesbeth Bakker è co-autrice estende l'analisi ai mammiferi marini sottolineando il crollo della distribuzione di nutrienti fondamentali per molte specie come il fosforo. In questo caso i giganti sono le balene, anch'esse in declino e a rischio di estinzione. La loro progressiva sparizione sta avendo pesanti conseguenze sugli ecosistemi marini.
Ancora una volta, ricerche sul passato e sul presente risultano fortemente connesse e ci mostrano i rischi legati all'estinzione di alcune specie particolarmente importanti per gli ecosistemi. Il pericolo è intanto quello di perdere alcune specie come elefanti e balene, che hanno mostrato vari segni di notevole intelligenza, ma non possiamo pensare che il degrado degli ecosistemi non avrà conseguenze per gli esseri umani.