Negli ultimi anni praticare yoga è diventato sempre più diffuso, quasi un “must”, come l'estetica yoga: la borsa con il tappetino e l’abbigliamento sono considerati fashion. Ovunque vai vedi cartelloni pubblicitari che ti invitano a praticare e far parte del mondo dello yoga. Ma tutto questo è solo la parte superficiale. Difficile sentire la parola “scienza” nella definizione di yoga e invece sarebbe il caso. Lo yoga è l’arte e la scienza della guarigione, bisogna però fare degli sforzi per ottenere dei risultati. Per capire meglio gli strumenti e il potenziale dello yoga, mi hanno aiutato due maestri, Hervé Balot e Anna Ovcinnikova.
Che benefici producono lo yoga e la meditazione?
Hervé: Praticando lo yoga si rafforzano le difese immunitarie, e il sistema endocrino diventa sempre più forte, sempre più competente a utilizzare, ascoltare e curare il proprio corpo. Presento lo yoga come una biotecnologia per conoscere e utilizzare il corpo come il più prezioso degli strumenti che offre l’universo. Non pratichiamo solo per fare esercizio fisico, anche se è vero che non si può obbligare nessuno a meditare, chi mi segue comincia progressivamente a fare delle domande sulla meditazione. Man mano che si sveglia il corpo, esso diventa potente, scioglie progressivamente il primo ostacolo dell’essere umano e comincia a percepire la prospettiva della meditazione.
Mi puoi spiegare il significato dello yoga? La maggioranza delle persone lo vede come una specie di ginnastica.
Anna: Fai yoga se ti senti unito con la tua pratica e con il tuo respiro, se invece mentalmente sei altrove, la tua attività non può essere definita come yoga. Lo yoga non finisce sul tappetino, ma continua nella vita, diventa “Holistic life”, uno stile di vita. Tanti credono che fare yoga sia prendere un tappetino e andare a fare le asana, ma non è così. Yoga significa “unione”. Kriya Yoga invece sarebbe l’unione attraverso l’azione, come esempio potrebbe essere il modo di vivere di Gandhi. Alla sua epoca in India un uomo per praticare e diventare monaco doveva rinunciare a tutto e andare sull’Himalaya. Pian piano le regole sono cambiate, gli yogi hanno cominciato a vivere fra la gente e ad avere una famiglia. Passare la vita in isolamento, senza condividere la scienza è un atteggiamento molto egoista. Lo yoga aiuta a vivere in libertà, senza dolori, bruciando tutta la negatività, tutto il karma, diventando illuminati in questa vita.
Quando hai cominciato a praticare yoga?
Anna: Ho cominciato all’età di 18 anni, quando ero depressa e confusa nella mia ricerca esistenziale. Volevo capire chi ero e perché ero venuta al mondo. Avevo problemi di salute, una scoliosi molto forte. Da bambina non facevo attività fisica perché appena cominciavo a correre mi faceva male il pancreas. Una volta, all’uscita della metropolitana, ho visto dei cartelloni che pubblicizzavano un corso di yoga, che mi hanno attirato. Ho cominciato a seguire quel corso, che non era limitato solo a esercizi fisici, ma anche a un discorso filosofico. Era un nuovo stile di vita, come un tesoro che allora conoscevamo in pochi. Tutti i miei problemi fisici sono spariti una volta che ho cominciato a praticare, sono guarita completamente, non avevo più nessun dolore.
Hervé: Oggi ho 52 anni. Una volta, a 40 anni, in palestra mi sono fatto male a una gamba. Dopo una pausa di 2 mesi, non potendo partecipare ad altre lezioni ho deciso di provare una sessione di yoga, pensavo fosse un corso facile, adatto solo alle ragazze. Errore! Sono uscito dopo 10 minuti e mi sentivo totalmente umiliato (ride)! Sembrava che il mio corpo non fosse adatto, poi ho riprovato altre volte, aumentando pian piano la mia permanenza al corso. Solo alla quarta volta sono riuscito a rimanere per un'ora e mezzo e finire il corso intero. Nei primi cinque anni però lo yoga per me era equivalente a una mera “palestra”, e spesso mi facevo male perché la stragrande maggioranza dei maestri di yoga che incontravo non spiegavano come entrare, tenere, e uscire dalle posizioni e adattare la mia respirazione a queste tre fasi. Una volta che ho trovato il mio maestro, ho imparato a praticare il “Mysore” ossia praticare anche da solo, allora ho capito cosa fosse il mio corpo e come guidarlo. Prima pensavo che bisognasse sudare per avere dei risultati, invece se respiri correttamente e rispetti il tuo corpo, non sudi quasi più. In più la self practice del “Mysore" ti rende più indipendente, raggiungi la maturità nello yoga e vedi la possibilità di diventare un insegnante, almeno di te stesso! All’inizio senti una vera euforia, come quando per la prima volta puoi guidare la macchina da solo.
Come sei arrivato alla scoperta della parte spirituale dello yoga? Eri già un credente?
Hervé: Sì, ho una grande fede. Nello yoga ci sono tre vie importanti: Gyana - lo yoga della conoscenza, è molto intellettuale; il Karma Yoga – l’azione che ti permette di agire, aiutare gli altri; Bhakti – lo yoga della devozione. Tutti tre le vie sono necessarie contemporaneamente. Io sono sempre stato molto Bhakti, perché sono cresciuto in una famiglia che mi ha dato un amore infinito e a 30 anni sono stato toccato, ho sentito uno grande slancio spirituale. Dopo alcuni anni, ho sentito che nella mia fede mancava qualcosa. In quel periodo ho cominciato a praticare molto yoga e sono andato al mio primo ritiro, lì ho meditato per la prima volta. Ho avuto la sensazione di provare qualcosa che conoscevo già da sempre, che mi era molto familiare. Più tardi ho scoperto lo Kriya Yoga. E’ secondo me opportuno intraprendere il sentiero del Kriya solo se si è pronti a prendere un impegno personale permanente, e io mi sentivo pronto ad assumerlo. Il Kriya è anche una scienza, devi fare slo certe cose per ottenere dei risultati certi, grazie agli strumenti che sono stati tramandati nei secoli da maestro ad allievo. Essendo un ingegnere ho apprezzato questa cosa, perché avevo dei risultati assolutamente misurabili, proporzionali ai miei sforzi. Per cominciare bastano 10 minuti di meditazione ogni mattina, ma sei tu che devi cominciare a fare il primo sforzo, il primo passo. Si chiama autodisciplina, una fonte di grandi gioie, come confermano le scritture. Io ho deciso di farlo molto intensamente fin da subito, ed ho ricevuto dei risultati anche velocemente. Praticando il Kriya Yoga si impara a muovere le energie molto intensamente, ma bisogna rispettare i propri limiti per evitare di bruciarsi come una lampadina (sorride). In otto anni, ho avuto la grande fortuna di ricevere le più grandi chiavi dal mio maestro. Quando le ricevi, devi essere molto consapevole, devi riconoscere che hai un tesoro nelle mani, un diamante da salvaguardare.
Quanto tempo dedichi alla meditazione?
Hervé: Mi alzo alle 4.30 di mattino, pratico qualche mudra (gesti simbolici) preparativi per il Kriya yoga, medito due ore, dopo faccio una mezz’ora di asana (posture). Applico le antiche tecniche di meditazione Kriya, portate in Ooccidente da Paramahansa Yogananda negli anni '20: dopo una prima fase dove si attivano certe tecniche (chiavi) psico/energetico/fisiche, può seguire l’assorbimento cognitivo, o stato di Supercoscienza, dove corpo e mente vengono trascesi. Al termine della mia sadhana (pratica), sono carico di energia e di gioia per tutta la giornata: alle 7.30 comincia la mia giornata e mi sento in forma spettacolare. Invece se non pratico e dormo fino alle 7.30 mi sento stanco. Questo beneficio si può spiegare ed è stato misurato scientificamente: ci sono diverse fase del sonno, dopo ogni ora e mezza hai 20 minuti di fase REM. Le fasi di Supercoscienza hanno lo stesso effetto sul tuo cervello. Oltre a tanti benefici esoterici che non elencherò qui, sul piano fisico un’ora di Supercoscienza è equivalente a un sonno di quattro ore e mezza. Quindi meditando sono in forma eccelsa. I miei figli sono abituati a vedere il papà che medita e pratica yoga a casa, ed è la normalità per loro!
Com'è stato il tuo sviluppo personale nel percorso dello yoga? So che ora pratichi soprattutto Kundalini Yoga.
Anna: Dopo aver fatto tre anni di scuola a Kiev, ero ancora in ricerca del mio guru. Non mi bastava, avevo bisogno di cambiare la mia coscienza attraverso la meditazione e il lavoro con i mantra. Sono partita per l'India pensando di restare per tre mesi e sono rimasta per un anno intero. Ho praticato in diverse scuole, ma non ho trovato il mio guru. Kundalini Yoga l’ho scoperto a Milano, in India non si parla di questa corrente perché queste pratiche sono riservate alle caste più alte. Finché Yogi Bhajan ha portato la sua sapienza al mondo intero, insegnando White Tantric Yoga, che purifica attraverso molte ore di meditazione di coppia. Ora per capire e studiare Kundalini è meglio stare in Occidente, in India pian piano comincia a diffondersi, ma ancora poco. Kundalini è associata al bianco, ai turbanti, ed è legata alla religione di Sikhismo (Sik significa anche ricercatore del Dio).
In India lo yoga è ancora una scienza non aperta a tutti?
Anna: Sì, perché lo yoga è anche uno strumento della tecnologia, nello Yoga Tantra, “tan” è uno strumento per espandere la coscienza. Purtroppo il sistema delle caste in India è ancora molto forte, se l’ombra di un Sudra (la quarta, la casta inferiore) cade su un Brahman (la prima, la casta più alta), quest’ultimo deve andare a lavarsi.
La filosofia yoga ha tante correnti, immagino che il Kriya Yoga ne faccia parte. Puoi spiegare il suo significato?
Anna: Kriya Yoga è uno strumento come altri, il suo messaggio è la sapienza di Bhagavad Gita. Potrei definire questo libro come una ricetta che guida per la vita. Lo scopo di Kriya Yoga è liberare l'anima mediante delle tecniche particolari: per raggiungere la purificazione bisogna meditare ogni giorno.