Psicopatici, serial killer, squilibrati, quale sia la loro definizione non è importante; ciò che conta è come il solo pensiero di imbatterci in soggetti simili ci faccia raggelare il sangue nelle vene. Immagino sarete in molti a ricordare il raccapricciante frigorifero di Jaffrey Dahmer, le nefandezze di Charles Manson, gli efferati crimini di Ed Gein (alla cui figura ci si è ispirati per Non aprite quella porta). Nessuno di noi si sognerebbe di provare simpatia per figure del genere, eppure, quando si tratta di film, libri o serie televisive, i serial killer diventano affascinanti, catturano la nostra attenzione e, spesso, finiamo con l'amarli.
La domanda è: perché siamo così attratti dai serial killer, se sappiamo di cosa sono capaci? La risposta è semplice. È sicuramente vero che gli psicopatici si macchiano di atrocità inenarrabili, ma è altrettanto vero che le loro menti compiono salti logici incomprensibili e interessanti al contempo. Non è un caso che molti serial killer passati alla storia possedessero un quoziente intellettivo superiore alla media, e che questo, addizionato a modi gentili, personalità ammalianti e interessi raffinati, li abbia resi individui speciali. È difficile sottrarsi all'aura magnetica che emanano, e se da una parte riteniamo le loro azioni crudeli e terribili, dall'altra siamo curiosi di capire cosa le abbia scatenate. Non sentitevi perciò in colpa se, sotto sotto, vi piacciono Hannibal Lecter o Norman Bates, è tutto normale.
Cinema, letteratura e televisione hanno attinto a piene mani all'universo dei serial killer, romanzandone ed esasperandone i tratti. Il risultato è stato aver consegnato alla storia autentiche icone dalla mente deviata, personaggi indimenticabili ancora oggi capaci di stregare il pubblico. Eccovene alcuni tra i più famosi!
Norman Bates (al cinema Psyco; in tv Bates Motel)
Norman Bates, nato dalla penna di Robert Bloch e portato al cinema da Alfred Hitchcock, è il “padre” di tutti gli psicopatici apparsi su piccolo e grande schermo, tanto che nel 2013 l'emittente statunitense A&E ne ha voluto riprendere la figura in Bates Motel, serie ambientata ai giorni nostri avente per protagonista un Norman Bates adolescente alle prese con l'iperprotettiva madre Norma.
La follia di Norman trova le sue radici proprio nel morboso rapporto con la madre, da sempre sua croce e delizia, nonché sua prima vittima. Dopo averla ammazzata, l'uomo ne sentirà presto la mancanza e cederà ai sensi di colpa; questo stato emotivo lo porterà a identificarsi con la donna, assumendone il comportamento, indossandone i vestiti e, soprattutto, perseguendone i dettami: tutte le donne non sono altro che prostitute, e per questo vanno eliminate.
A questo punto vi lascio immaginare il resto, sono sicura che la vostra mente sta già pensando alla famosa scena della doccia...
Hannibal Lecter (in letteratura e al cinema Il Silenzio degli Innocenti; in tv Hannibal)
Il dottor Hannibal Lecter è uno dei personaggi letterari e cinematografici più apprezzati e significativi di tutti i tempi.
Portato in scena da diversi attori, tra cui l'eccelso Anthony Hopkins e l'affascinante Mads Mikkelsen, il dottor Lecter (anche noto come “lo squartatore di Chesapeake” e “Hannibal the cannibal”) nasce dalla fantasia dello scrittore Thomas Harris, ed è probabilmente la personalità più carismatica fra tutte quando si parla di serial killer. Pur non essendo bello, è di certo un uomo attraente; possiede una cultura di spessore, e tra i suoi raffinati interessi compaiono la musica classica, la letteratura, il disegno e, non ultima, la cucina. Per Hannibal la cucina è pura arte: le sue ricette sono sempre ricercate, gli abbinamenti mai scontati, le tecniche di preparazione stupefacenti. Hannibal sembrerebbe quindi un ottimo partito, non fosse che è antropofago, e un suo invito a cena potrebbe significare che la cena sarete voi.
Il suo piatto preferito? Fegato, accompagnato da un bel piatto di fave e un buon Chianti.
Patrick Bateman (in letteratura e al cinema American Psycho)
Quando si parla di psicopatici non si può non citare Patrick Bateman, il rampante yuppie di Wall Street diviso tra droghe, ristoranti di lusso, vestiti firmati, omicidi e torture.
Creato dal controverso scrittore Bret Easton Ellis e impersonato da Christian Bale, Patrick Bateman è uno dei serial killer più amati di sempre, soprattutto in virtù della sua follia completamente fuori controllo, innescata dalla potente frustrazione di essere solo “uno fra i tanti”.
Patrick è bello, ricco, ha un ottimo lavoro, non gli manca nulla, tranne l'umanità. Ed è proprio questo che gli permette di dedicarsi a un numero imprecisato di sanguinarie esecuzioni, che non risparmiano nessuno: barboni, prostitute, omosessuali, colleghi, amici e chi ne ha più ne metta.
Mi piacerebbe sapere come la prenderebbe se sapesse che è diventato uno dei soggetti più gettonati per i meme su internet: ci ucciderebbe per averlo ridicolizzato? E chi lo sa, in fondo adora essere al centro dell'attenzione.
Mr Blonde (al cinema Le Iene)
Mr Blonde, pseudonimo di Vic Vega, è uno dei protagonisti del tarantiniano Le Iene, nonché fratello del più famoso Vincent di Pulp Fiction. Questo personaggio vanta uno stile molto particolare, e per questo si è ritagliato un posto speciale al cinema, non solo tra le produzioni di Tarantino.
Interpretato da Michael Madsen, Mr Blonde ha un modo tutto suo di divertirsi; segregare poliziotti nel portabagagli, legarli a una sedia, torturarli sulle note di canzoni anni 70 e cospargerli di benzina per poi dar loro fuoco, sono alcune delle azioni che l'hanno reso un'icona del genere pulp. Di lui non sappiamo granché, se non che è fedelissimo al suo capo, Joe, e che ha una discreta carriera da galeotto. Memorabile è la battuta che precede la scena di cui è protagonista: “Non me ne frega un beneamato ca**o di quello che sai, di quello che non sai. Tanto ti torturo lo stesso. [...] Tutto quello che puoi fare è invocare una morte rapida, cosa che tanto non otterrai”.
Gabriel "Sylar" Gray (in tv Heroes)
Zachary Quinto ha un talento naturale nell'interpretare i ruoli del cattivo, infatti è anche grazie a lui se Sylar è stato uno dei personaggi più apprezzati della serie Heroes. Oltre a farci sognare di possedere poteri sovrannaturali, questo telefilm ci ha regalato uno degli antieroi più oscuri del piccolo schermo: Gabriel “Sylar” Gray.
Sylar non è che un semplice orologiaio, eppure il suo sogno è quello di distinguersi dalla massa; l'occasione gli arriva quando scopre di essere dotato di un potere speciale, che gli permette di capire cosa fa fare “tick” alle persone, soprattutto agli altri “heroes”. È allora che la sua ascesa al potere si fa ricca di sangue: braccherà gli altri personaggi, li catturerà, li ucciderà e, infine, gli aprirà di volta in volta il cranio per studiarne il cervello e acquisirne i poteri. Non che si senta in colpa per questo, sia chiaro. Come si potrebbe non amarlo?
Dexter Morgan (in letteratura La Mano Sinistra di Dio; in tv Dexter)
Dexter Morgan ha una doppia vita: di giorno lavora in polizia come ematologo, di notte – e nel tempo libero – svolge l'attività di serial killer dei serial killer. Non fatevi ingannare da quest'ultimo dettaglio però, Dexter non ha mai desiderato essere un giustiziere.
Vittima di un pesante trauma infantile (lo smembramento della madre e la permanenza forzata con il di lei corpo per giorni, in un container), ha iniziato a manifestare i tipici segnali di un futuro assassino seriale in tenera età. Il poliziotto Harry, suo padre adottivo, accortosi della cosa, ha pensato di impartire al ragazzo un codice – il “codice di Harry” – per ricavarne qualcosa di positivo: ripulire la società dai mostri sfuggiti al lungo braccio della legge. Non c'è nulla di eroico in tutto questo, Dexter stesso è un mostro, semplicemente è stato forzato ad adottare una politica più “socialmente accettabile”. Se Harry non fosse intervenuto, il suo target sarebbero state probabilmente donne somiglianti alla madre. Ma in fondo, che importa? Siamo onesti, chi di noi non ha mai tifato per il “macellaio di Bay Harbor”?
Ramsay Bolton (in letteratura e in tv Il Trono di Spade)
Più recente rispetto ai suoi “colleghi”, ma non meno sadico, Ramsay Bolton (ex Snow), si inserisce nello scenario di crudeltà a cui ormai da anni ci ha abituato Il Trono di Spade, adattamento televisivo della fortunata saga letteraria di George Martin.
Nel corso delle stagioni ci siamo già imbattuti in soggetti naturalmente inclini alla violenza, quali Joffrey Baratheon e Gregor Clegane, ma Ramsay sembra batterli tutti. “Il bastardo di Forte Terrore” non è possente, e non è neppure di alto lignaggio; la mancanza di questi due elementi, tuttavia, non sembra farlo desistere dai suoi scellerati propositi.
Ramsay è pericoloso e imprevedibile, soprattutto quando è annoiato, o quando gli altri non fanno quello che vuole. È allora che, con gran piacere, strazia, tortura e scuoia vive le sue vittime. A volte le uccide, ma più spesso preferisce lasciarle morire agonizzanti, godendo del loro dolore. Non mi credete? Provate a chiedere a Theon. Ops, volevo dire Reek.
Sette menti perverse appartenenti a sette uomini per cui morire. Letteralmente. E, del resto, come potrebbe essere altrimenti?