Per fare un tavolo ci vuole il legno, per fare il legno ci vuole l'albero, per fare l'albero ci vuole un fiore recitava una famosa canzone dell'infanzia. Oggi possiamo dire per fare un diamante ci vuole la grafite, per fare la grafite ci vuole il carbone, per fare il carbone ci vuole la cenere, per fare la cenere ci vuole un defunto. Può sembrare macabro e irriverente ma la verità è che adesso, si può creare un diamante dalle ceneri del defunto, ma non attraverso quel processo chimico-fisico che conosciamo in natura che è la trasformazione del carbonio in diamante originato in 1-1,6 miliardi, adesso i laboratori sono capaci di trasformare il carbonio dallo stadio di cenere a quello di reticolo cristallizzato del carbonio puro, tutt’ al più in un anno, per una dimensione della pietra pari a un carato.
Da quando fu scoperto nel 1797 che il diamante era formato da puro carbonio, sono stati molteplici i tentativi di riprodurlo artificialmente. Molti scienziati si sono cimentati nella sperimentazione attraverso sistemi diversi ma alla fine tutti quanti si sono rivelati millantatori custodi di tecniche irriproducibili da altri dopo di loro. In sostanza bisogna arrivare alla prima metà degli anni Cinquanta per vedere realizzato il primo diamante artificiale grazie al lavoro della General Electric di New York che attraverso l'uso congiunto di tre fattori, altissime temperature, altissime pressioni e metallo includente, generò la preziosa gemma, ancora abbastanza rozza, difatti utilizzata per strumenti da taglio e da smeriglio. Dobbiamo aspettare il 1970 per avere dalla General Electric diamanti di qualità gemma.
Le tecniche di produzione sono oramai così precise che il diamante sintetizzato è a tutti gli effetti un vero diamante, può accadere però che durante il processo di fabbricazione ci sia la tendenza della pietra ad assumere tonalità che vanno dal giallo al bruno, dovute a contaminazioni con azoto, o bluastre, a causa di tracce di boro. Dal momento che un “diamante è per sempre”, la nuova moda del lutto propone di avere per sempre, dopo la vita, al dito o al braccio o al collo, il caro estinto in forma di eterno diamante. L'intero processo di cristallizzazione è documentato e certificato, si parte da 1,5 a 3 kg di ceneri per cremazione, di queste, 500 grammi vengono utilizzate per creare un diamante di 0,25 carati realizzato in qualche mese, fino a quello da un carato che ha bisogno di una lavorazione maggiore che dura anche un anno. In teoria potrebbe essere prodotto un diamante fino a tre carati di dimensione ma più va avanti il processo, più diventa instabile la formazione della pietra.
Impiegare più ceneri non significa avere più grande il diamante, difatti la dimensione è solo questione di tempi di lavorazione, e le ceneri avanzate vengono rese alla famiglia per essere conservate dentro all'urna. Le alte temperature (2.500 gradi C°) e l'alta pressione (60 mila batt) insieme a starter di frammenti di diamante creano la pietra preziosa che ha il suo colore intrinseco dovuto ai residui contaminanti di altri elementi. E anche se le ceneri passano attraverso un sistema di eliminazione di impurità, come ogni individuo è diverso dagli altri così il suo diamante corrispondente è diverso da quello ottenuto da altri individui, per sfumature.
I prezzi per la lavorazione variano da 3.500 dollari fino a 13.000 per i diamanti più grandi. I laboratori svizzeri che producono ogni anno un migliaio di diamanti, hanno 23 sedi nel mondo, le richieste aumentano giorno per giorno e tutti vorrebbero i “diamanti della memoria”, così si chiamano. La cosa che non mi è chiara è il perché i laboratori non producano diamanti dalle ceneri di animali domestici, ma questo è espressamente dichiarato nelle loro faq. Quello che deve essere superato adesso è il freno morale della trasformazione quasi metempsicotica dell'essere umano in minerale ma se ciò si valica, questa soluzione porterebbe senza dubbio a un arresto alle cementificazioni dei suoli necessari alla costruzione dei sempre più grandi cimiteri.