E un’altra cosa che si deve sacrificare è la nostra sofferenza. E non vi è nulla di più difficile…. Un uomo rinuncerà a qualsiasi piacere piuttosto che alla propria sofferenza. L’uomo è fatto in modo tale che vi è attaccato più che a qualsiasi altra cosa… Niente può essere raggiunto senza la sofferenza e allo stesso tempo si deve cominciare con il sacrificare la sofferenza. Decifrate quello che questo vuol dire.
(Gurdjeff tratto da Osspensky Frammenti di un insegnamento sconosciuto)
Questa citazione è molto interessante e, a una lettura superficiale, può sembrare quasi un controsenso. Come è possibile che l’essere umano sia attaccato alla sofferenza? Come è possibile che il desiderio dell’uomo vada nella direzione di restare nel dolore piuttosto che spalancare le porte al benessere e alla gioia?
Per percorrere un cammino di trasformazione verso la felicità, imparare a riconoscere e percepire il disagio fisico e il dolore interiore che abbiamo dentro è il primo passo. Può essere una sensazione del corpo oppure un’ansia sottile, quel malessere che certi giorni si fa percepire sempre più intensamente. Siamo così abituati a essere in tensione durante la giornata che smettiamo di avvertire il collo rigido, le spalle contratte o quel sottile mal di testa o di stomaco che, a volte, ci accompagna tutto il giorno.
La vita è un susseguirsi frenetico di impegni sempre più pressanti e, a un certo punto, la tensione continua, il voler essere sempre collegati con tutti e tutto, tenere sotto controllo ogni cosa, diventa un tale peso, un fardello fisico ed emotivo che spesso si rispecchia nelle agende traboccanti, le borse troppo piene, la memoria di computer o cellulare strapiena. Alcuni si sono abituati a vedere la vita come una lotta senza sosta o una impervia salita.
Come possiamo cambiare questa situazione e fare spazio al benessere? Una strada possibile è diventare l’osservatore. Cosa significa? Osservando le nostre azioni ed emozioni ogni momento della giornata, ascoltando le parole e i giudizi che esprimiamo, ponendo attenzione ai pensieri che frullano in testa. Ogni giudizio che reca un’opinione negativa o una lamentela deve diventare un campanello d’allarme.
I pensieri negativi nutrono la sofferenza e impediscono alla gioia di entrare nella quotidianità e, giorno dopo giorno, permeare ogni singolo attimo della giornata. Quando siamo stanchi e stressati, sembra impossibile che si possa vivere senza quell’impalpabile malessere, quella tensione che ormai ci appartiene. Ogni cosa esterna vibra con questa sorta di capillare sofferenza che, in realtà, è dentro di noi. Quando impariamo a osservare le parole e i gesti, i giudizi e le emozioni, possiamo arrivare a comprendere che siamo noi stessi a ‘nutrire’ questa negatività, sprecando un’enorme quantità di energia che invece potremmo destinare al benessere e alla gioia.
In quel preciso momento comprendiamo che ogni gesto è potente. Ogni pensiero cambiato può dare inizio a una trasformazione. Si è persa la percezione della sensazione di tranquillità che deriva dalla pace interiore. Si confonde perfino con la noia. Quando la pazienza svanisce per lasciarci sempre in attesa di qualcosa che non arriva, siamo concentrati su quello che manca piuttosto che su quello che già abbiamo ottenuto.
Possiamo scegliere come vogliamo vivere il futuro a partire da oggi, svuotando le nostre stanze e cassetti interiori da quei sentimenti negativi che avvelenano la vita e impediscono di apprezzare il presente nella sua effettiva pienezza e bellezza. Per poter finalmente abbandonare la sofferenza per sempre e sostituirla con la gioia.