Lui era un architetto, era un geometra, era un ingegnere, era un decoratore, era un botanico, era un bibliofilo, era un imprenditore, era un intellettuale, era un politico, senza aver conseguito alcuna laurea, lui era Ferdinando Panciatichi Ximenes D'Aragona, l'uomo che visse il suo sogno, l'uomo che da solo partorì l'unica creatura che ha veramente amato, il castello di Sammezzano. Poliedrico, non c'è che dire, creativo fino all'inverosimile, anticipatore delle visioni psichedeliche di Antoni Gaudì che circa 30 anni dopo iniziò la sua avventura nella realizzazione della Sagrada familia e delle altre opere moderniste che lo hanno contraddistinto.
Precursore di quell'amore totalizzante per l'Oriente ma anche per la tradizione egizia, così come per la classicità greca e romana che fonde in uno stile che è solo suo, un arte ponte tra l'Oriente e l'Occidente, con incursioni di conoscenze zoologiche e botaniche che stilizza all'interno delle sura del Corano usate come segno stilistico ripetuto su stucchi di pareti e soffitti. Ogni tipo di decorazione trova spazio sulle immense superfici del castello, i colori si accavallano in arcobaleni che ricordano i tessuti di Missoni, a forma di ventagli o caleidoscopiche figure. Si passa da stanze che accolgono tutti i colori dell'iride ad altre totalmente bianche come trine complesse o frange o nappe. Specchi e vetri colorati abbagliano esaltati dalla luce del sole. Poi cupole, grandi, piccole, a stalattiti o traforate che prendono spunto da quella di Santa Sofia a Istanbul, insomma il sunto delle tradizioni artistiche e culturali di mondi lontani che fanno pensare a un uomo che ha girato in lungo e in largo e ha riproposto nel suo castello i ricordi dei viaggi, viaggi che però non ha mai fatto fisicamente ma solo attraverso le carte e i resoconti di chi invece il mondo lo ha visto.
Un visionario con fantasia da vendere come nella letteratura lo è stato Emilio Salgari, capitano di una vascello che ha solcato solo i mari dei suoi sogni. Il marchese, questo era il suo titolo nobiliare, erede unico delle due casate, dei Panciatichi e degli Ximenes D'Aragona, vendette tutte le proprietà fiorentine per dedicarsi alla realizzazione del castello, sulla sommità della collina del paese di Leccio, nel Comune di Reggello. Il parco che circonda la proprietà e che si estende per circa 65 ettari è un catalogo di specie botaniche di alto fusto dove si fa ammirare da protagonista la sequoia californiana che in soli 150 anni ha raggiunto dimensioni incredibili per un ambiente non autoctono, accompagnata da circa 130 piante esotiche e rare che dovevano invitare e stupire i visitatori in modo graduale alla visione della spettacolarità del castello.
Una celebrazione della grandezza di quest'uomo che sicuramente si beava delle sue capacità peraltro ben riposte, nel desiderio di lasciare l'impronta di se stesso al mondo, ai posteri, a quel mondo che disdegnava però, a quell'Italia unitaria che lo aveva disilluso e che attraverso i motti scritti tra i decori delle stanze denunciava apertamente. Mi vergogno a dirlo, ma è vero, l’Italia è in mano a ladri, “meretrici” e sensali, ma non di questo mi dolgo, ma del fatto che ce lo siamo meritato - scrive a bassorilievo nella stanza delle stalattiti - quella politica sbagliata che Ferdinando Panciatichi Ximenes D'Aragona voleva lontano da sé e che esorcizzava e condannava attraverso le sue invettive perpetuamente presenti nel castello come accuse a un Occidente che non faceva da specchio al suo Oriente mitizzato.
Il Castello di Sammezzano, appartiene oggi a una società italo-inglese (Sammezzano Castle Srl) ed è chiuso ormai da circa venti anni in attesa di un piano di recupero e valorizzazione. Il castello non è ancora molto conosciuto a causa probabilmente di uno stile “dannato”, troppo modernista per essere considerato di pregio e troppo avulso dai canoni tradizionali dell'arte classica. Apostrofato del titolo di “falso storico”, ha fatto parte fino a qualche anno fa, di quelle opere facenti parte di uno stile eclettico che non erano degne di nota né tantomeno di considerazione; sull'onda di una rinnovata coscienza artistica, i monumenti del 19° e 20° secolo sono stati insigniti adesso della dignità che meritano, prova ne è che quando sono organizzate delle aperture straordinarie gestite dal Comitato FPXA, nato nel 2012 per celebrare i 200 anni dalla nascita del marchese, a Sammezzano accorrono persone da tutta Italia, per dirla con la frase del marchese, per visitare il non plus ultra.