Il domani giunge sempre, per chi sa accoglierlo.
Il mio domani si ripresenta con gli stessi odori del giorno precedente, con i medesimi suoni, con identiche domande.
Ma nulla in realtà è come appare, in ogni istante cambia la nostra percezione dell'esistenza, di conseguenza nulla può essere uguale all'attimo precedente.
Mi ritrovo sulla battigia e cerco di dare un senso a tutto questo movimento di fronte a me.
Ne sono estremamente incuriosito.
Provo a misurare tutto ciò, ma dare una misura al mare è praticamente impossibile, per quanto ci si possa applicare nessuno ha mai definito con precisione dove sia la sua vera fine e dove l'inizio.
Ogni onda colpisce in maniera differente ciò che trova sul suo percorso, ora la sabbia, poi uno scoglio e ancora i miei piedi.
Devo riprovarci.
Mi concentro, seguo la scia, si infrange sulla sabbia, la spuma accarezza l’aria che diviene salata, la respiro. Assomiglia a un cuore che batte. La ritirata lascia l’ombra umida e scura di fronte a me, mi confonde.
Ecco! Prendi quel punto come riferimento, sì proprio quello, lì tra quello che è passato e ciò che deve ancora accadere e che accadrà per legge di madre natura.
Un infinito istante di presente che accade, ma è difficile da cogliere.
La mente non sa cogliere il presente, vaga tra il passato e il futuro, tra ciò che è stato e l'illusione di un qualcosa che dovrà accadere.
Il mare è vivo, lo è adesso.
Forse in pochi hanno mai seguito la scia di un'onda che si infrange sulla sabbia, dove la ritirata dell'acqua lascia in penombra l'umido più scuro, ecco, se si prendesse questo come punto di riferimento per stabilire una misura del mare ci accorgeremmo ben presto del fatto che ogni onda è differente da quella precedente, per lunghezza, forza e intensità.
Ci si accorgerebbe, che tale misura sarebbe legata inesorabilmente al ragionamento, di conseguenza la confusione mentale regnerebbe su un qualcosa di estremamente insignificante, in particolar modo se paragonato al tumulto non catalogabile di emozioni che emergono da ogni istante veramente percepito.
La misura del mare non è quindi quantificabile, identico discorso può essere fatto sugli abitanti del mondo acquatico.
L'uomo ritiene di aver scoperto solamente una quantità di specie marine pari a un terzo di quelle realmente esistenti, rilegando spesso alle specie che vivono nei più bassi fondali la nomea di mostri marini.
Quanta conoscenza ancor manca all'essere.
Sento i passi dietro di me, mi volto, un uomo giunge con fare quasi goffo.
Da qui incomincerà il mio apprendere con chi, per sua stessa ammissione, ha le radici ben salde nell'acqua.
Le sue parole risuonano rauche e decise al mio orecchio:
“La conoscenza porta a una più profonda concretezza di azioni che sfociano in progetti, tra cui alcuni di salvaguardia nei confronti dell'ambiente marino, determinando aree protette e fasce severamente regolamentate da disciplinari dove si può agire o meno con alcune tecniche.
Tecniche quali l'utilizzo di reti di differenti tipologie: reti da posta, reti a traino, a circuizione oppure da raccolta”.
Questo è il sapere di un uomo che ha le braghe corte e il sorriso di chi “la sa lunga”.
Si erge di fronte a me con uno sguardo dello stesso colore del mare.
Si mostra quasi stupito della mia presenza, ma non mi domanda alcun perché di questo incontro, ha solo voglia d'esser ascoltato.
Mi sono sempre immaginato i pescatori come uomini schivi, di poche parole.
Lui non rispecchia questo mio pensiero, tanto che quasi accavalla le parole in una fretta ipnotica, con pause ritmate, per poi ricominciare all'inseguimento dei pensieri.
Parliamo di pesca, di reti, di ecosistema marino.
Le parole prendono forma sul mio taccuino, fogli sottili che stridono al polpastrello a ogni cambio di pagina.
"Le reti da posta possono definirsi fisse se fissate al fondo, in maniera tale che rimangano nella stessa posizione fino al recupero.
Se queste vengono lasciate all'azione dei venti e delle correnti, sono definite derivanti.
Se le stesse vengono calate a cerchio vengono definite circuitanti.
Le reti a da traino sono trascinate in mare sino al suo fondo, nel caso delle reti a strascico, oppure in superficie o a mezz'acqua nel caso di reti pelagiche o volanti.
Queste utilizzate nella pesca dei Gianchetti, Bianchetti in italiano.
Le reti a circuizione vengono calate in mare da un solo natante oppure due con lo scopo di recingere un branco di pesci.
Altra tipologia riguarda le reti da raccolta che calate sul fondo vengono salpate appena qualche pesce vi si appoggi.
Quindi differenti tipologie di reti per diverse forme di pesca.
Altri attrezzi di pesca, principalmente utilizzati in Liguria sono: il palangaro e la tonnara.
Il palangaro, definito anche coffa, è un attrezzo da pesca formato da un insieme di ami collegati a intervalli regolari a un unico filo di sostegno chiamato trave disposto sempre in senso orizzontale, mediante lenze verticali chiamate braccioli.
La tonnara è una sorta di sbarramento composto da reti ancorate sul fondo marino che obbliga i tonni a finire in una trappola costituita da diversi corridoi e camere.
Quest'ultima è costituita da una rete verticale detta pedale, che partendo dalla costa si dirige verso il largo con una direzione quasi perpendicolare al litorale; al largo si trova un insieme di reti verticali che costituiscono un complesso chiamato isola, formato da 4 a 9 camere, nessuna, tranne l'ultima, ha fondo e sono tutte divise tra loro da apposite porte".
Ora si ferma, gira lo sguardo che ritorna a me severo, mi confida che soffre di mal di terra, poi sorride e procede con il vortice di parole.
Capisci l'importanza del nostro fare tramandato dai vecchi?
Queste sono tecniche che … come definirle ... ecco, sì ... ingegno dell'uomo applicato alla materia e alla vita.
Si parla spesso di tecniche sostenibili e non, soprattutto nel caso del pesce azzurro sempre meno presente nei nostri mari.
“Ma tu lo sai cos'è il pesce azzurro?”.
Non oso rispondere quasi intimorito. Gli sorrido.
“Te lo dico io cos'è!”.
E' pesce, prodotto ittico per dirlo come i professori.
Ce ne sono molte specie, fanno la differenza le caratteristiche quali crescita, dimensione, longevità e storia naturale, accomunate dal fatto che tutte hanno il dorso di colore blu più o meno intenso.
Le specie di pesce azzurro, tra le tante le acciughe, le sardine, gli sgombri e molte altre, sono pelagiche, ovvero trascorrono la maggior parte del loro ciclo vitale in mare aperto. Sono specie che spesso migrano.
Il pesce è cibo da secoli, ora il sostentamento di alcune specie è messo a rischio dall'intervento sempre più devastante di chi del pesce vede solamente profitto e non più risorsa rinnovabile e fonte di biodiversità da preservare e conservare.
Ora si pone il problema di nuove frontiere da affrontare, l'Europa dice che il consumo di pesce è stabile ma l'attenzione è sempre più focalizzata su tipologie di pesce sostenibili. E noi ne siamo felici di questo, perché per noi il mare è fonte di vita!
Pesci quali il Pagello fragolino, il Cefalo, il Sarago Pizzuto, il Besugo, l'Ombrina, il Pagro, la Cernia bruna, la Ricciola e il Cefalo Bosega ora rientrano nella categoria delle specie innovative, ovvero quelle tipologie di pescato sino ad ora ignorate, con carni di ottima qualità e dal basso valore commerciale, specie in grado di poter assolvere l'ingrato compito di ristabilire un'economia ormai basata su criteri di speculazione, senza attenzione per l'ambiente.
Sono pesci che si mangiano da secoli, ma la gente questo se l'è quasi dimenticato.
E noi siamo qui anche per ricordare ai presenti e alle genti che verranno che facciamo di tutto per mantenere sano il nostro mare e non fare la fine di chi “l'e staeto bruxou da-a menestra cada o sciuscia in ta freida”.
Noi non soffiamo sulla minestra fredda, non possiamo permettercelo per il rispetto di noi stessi, nipoti della tradizione, e per i nostri figli che saranno il futuro di questa cultura del mare.
Il sole nel frattempo spinge le ombre che si allungano, il mare tiene il suo ritmo e tra noi cala il silenzio.
Assopiti nei nostri pensieri, al calar del sole come quello strano pescatore.