La Canna domestica (Arundo donax L. - Fam. Poaceae) è una pianta erbacea perenne sempreverde, munita di un grosso rizoma orizzontale tubercoloso, con robuste radici fibrose e di fusti eretti, lisci, nodosi nell’inserzione delle foglie, le cui guaine rivestono gran parte della loro lunghezza. Le foglie sono alterne, con lamina lanceolata, piana e reflessa, acuta, arrotondata e biariculata alla base, lunga fino a 50 cm e larga 5-8 cm, di colore verde-glauco. I fiori sono di piccole dimensioni, riuniti in spighette di 3-5 flore, disposte a formare delle pannocchie allungate, dense, di colore verde-violaceo.
Dotata di grande vitalità e resistenza, può raggiungere i 5 metri di altezza ed è considerata la più grande graminacea d’Europa; in condizioni ambientali favorevoli forma fitte popolazioni, talvolta anche molto estese. Originaria del Sud-est asiatico e ampiamente diffusa in quasi tutto il mondo, cresce nei luoghi umidi e freschi, nei terreni erbosi incolti, nei fossi, negli ambienti ripariali (in particolare argini di fiumi e stagni), lungo i margini dei campi e delle scarpate stradali. Questa sua capacità di adattamento e il successo ottenuto in ambienti lontani dal suo areale di origine (è considerata una temibile specie invasiva), sono connessi non solo a condizioni geoclimatiche favorevoli, ma soprattutto alla sua stretta associazione con l'uomo, il quale ha contribuito alla diffusione di questa pianta anche in contesti fortemente antropizzati (sponde di canali e fiumi, aree industriali dismesse, terreni urbani ed extraurbani abbandonati, margini di strade e autostrade, ecc.).
L’etimologia del suo nome scientifico è controversa: alcuni studiosi ritengono che il termine generico derivi dal latino arundō o harundō, canna, bastone, freccia o dal celtico aru, acqua, con riferimento alle sue esigenze ambientali; mentre il nome della specie, riconducibile al greco dónax, canna, rimarca lo stesso significato attribuito al genere.
Nella mitologia era una pianta sacra al dio della natura Pan, il quale un giorno decise di incontrare Siringa, una ninfa che viveva nelle acque di un fiume, della quale era follemente innamorato. Ma la bella ninfa spaventata da questo essere solitario dall'aspetto ripugnante, chiese aiuto a suo padre Landone che prontamente la trasformò in un ciuffo di canne. Pan deluso e disperato da questa perdita si sedette sull'argine del fiume e con il coltello tagliò alcune canne, ricavandone sette pezzi di lunghezza diversa che uniti tra loro con fibre di lino spalmate di cera d'api. Per consolarsi dalle sue pene d'amore, iniziò a soffiarvi dentro producendo un suono malinconico, ricco di armonia e fascino. In questo modo nacquero il flauto e le famose sette note musicali. Nella tradizione sciamanica degli Indiani messicani questa pianta svolge un ruolo importante, come bastone di danza, nei rituali legati al culto del peyote. Nel linguaggio simbolico dei fiori la Canna incarna la Sensibilità, la Flessibilità e la Resistenza. L'essenza di questa pianta, racchiusa nella forza e nella capacità di adattamento alle avversità, è espressa chiaramente dalla frase “mi piego ma non mi spezzo” tratta da una favola di Jean De La Fontaine, dal titolo La quercia e la canna.
L'intera pianta contiene numerosi composti biologicamente attivi (distribuiti in maniera diversa nelle sue parti), tra cui amido, zuccheri, acido malico, mucillagini, sostanze amare, resina aromatica, tracce di olio essenziale, piccole quantità di alcaloidi (5-metossi-dimetiltriptamina, dimetiltriptamina, bufotenina, gramina, ecc.), silice, sali di calcio e di potassio. Dal punto di vista alimentare, la parte edule della Canna domestica è rappresentata dai germogli che vengono lessati o ripassati in padella e consumati da soli oppure insieme ad altre verdure. Sono particolarmente apprezzati anche in frittate, risotti, torte salate e zuppe di vario genere. In passato, nei periodi di carestia, i rizomi essiccati e macinati venivano miscelati alle farine di cereali nella preparazione di focacce e dolci.
L'impiego erboristico è giustificato dalle sue proprietà carminative, diuretiche, diaforetiche e depurative. Nella medicina popolare è usata per curare la febbre, gli stati influenzali, la bronchite i raffreddore e per stimolare la diuresi. I rizomi essiccati (somministrati in forma di decotto) vengono utilizzati per interrompere la montata lattea (azione galattofuga) e per contrastare cicli mestruali lunghi e dolorosi (azione emmenagoga). E' considerata una specie allergenica a causa dell'abbondante polline prodotto dalla pianta. Come rimedio omeopatico, non a caso, trova impiego in caso di rinite, raffreddore allergico e per alleviare il prurito. Questa pianta riveste un importante ruolo economico, infatti, da secoli è utilizzata per realizzare svariati oggetti di uso agricolo, pastorale, domestico e artigianale come steccati, recinzioni, tettoie, cesti, ripari per gli animali, canne da pesca, intelaiature per soffitti, supporti per piante rampicanti, tutori per l'orticoltura e la viticoltura, canne di cornamuse e bastoni da passaggio. Anche la maggior parte delle ance impiegate per suonare strumenti a fiato sono ricavate dal fusto di questa pianta, il quale è dotato di particolare flessibilità e resistenza; sagomate a forma di linguetta e in base al tipo di supporto e alle modalità di vibrazione, le ance si distinguono in battenti semplici (clarinetti, sassofono, battenti doppie (oboe, corno inglese, fagotto, controfagotto) o libere (fisarmonica, armonica a bocca e armonium).
Nell’ambito delle tradizioni ludiche del passato un posto d’onore era riservato agli aquiloni: prima dell’avvento della plastica venivano realizzati con carta velina colorata, colla d’amido, spago e due sottili listelli di canna i quali fungevano da telaio su cui agganciare la leggera sagoma di carta; il primo listello, chiamato longherone, serviva da punto di ancoraggio per il filo, il secondo, sbatacchio, veniva piegato ad arco in modo da assicurare all’insieme la necessaria rigidità. Studi effettuati nell'ambito delle energie rinnovabili e del risparmio energetico, in particolare per quanto riguarda l’uso delle biomasse vegetali come materiale biocombustibile, hanno dimostrato la possibilità di produrre “pellet” utilizzando come materia prima truccioli ricavati principalmente dalla Canna domestica (Arundo donax) e da altre specie vegetali come Sorgo (Sorghum bicolor), Cardo (Cynara cardunculus), Pioppo (Popolus spp.), Olivo (Olea europea) e Vite (Vitis vinifera).
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