Drola e terzo tempo, rugby a 15 e sport anglosassone, alta sicurezza e fair play, sbarre e libertà, lealtà sportiva e spirito di sacrificio…
Anche a metterli tutti insieme, questi elementi non riusciranno mai a dare senso, senso compiuto, all’afflato di umanità che Antonio Falda è riuscito a scrivere, descrivere, comunicare nella sua ultima fatica letteraria dedicata al rugby, in particolare al rugby oltre le sbarre, vale a dire a quella disciplina sportiva che – grazie ad un accordo tra Amministrazione penitenziaria e Federazione rugby – si organizza all’interno di alcuni penitenziari italiani (Bollate, Bologna, Firenze, Frosinone, Porto Azzurro, Terni, Torino), con augurabili e positive prospettive di ampliamento.
Sono stati tanti, nel corso della presentazione del volume avvenuta al Museo criminologico del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, gli spunti di riflessione, gli episodi ricordati, le implicazioni intrecciate con le vicende che costituiscono il tema centrale dell’opera di Falda: tutto filtrato con sensibilità diverse, ma in fondo tese al raggiungimento di un unico obiettivo, che è quello di fare degli istituti di pena un modello – o se vogliamo, in questa fase, un laboratorio – che attui finalmente il dettato costituzionale sull’effettivo recupero dei detenuti ed il miglioramento della condizione carceraria.
L’iniziativa – ci si riferisce qui in particolare alla presentazione del volume e alla auspicabile divulgazione delle attività sportive negli ambienti carcerari – si inserisce nel programma promosso dal Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria a sostegno dei progetti sportivi nelle carceri italiane. Attività della quale l’opera di Falda racconta una parte importante, relativa alla pratica del rugby attualmente avviata in alcuni istituti penitenziari e che ha preso le mosse dall’esperienza pionieristica della “Drola”, la squadra formata da detenuti della Casa circondariale Lorusso-Cutugno di Torino e iscritta da diversi anni al campionato federale di serie C.
Falda ha raccolto le testimonianze di alcuni protagonisti di questa vera e propria avventura, un progetto già attivo in alcuni penitenziari e in espansione, valorizzando in tal modo gli sforzi di supporto e promozione della disciplina svolti dal Dipartimento e dal personale del Corpo di Polizia penitenziaria operante all’interno degli istituti di pena, con la collaborazione sia del Gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre, ben guidato da Marcello Tolu, sia del CONI, attivamente operante nel Lazio sotto la presidenza di Riccardo Viola.
Come è ormai assodato (ancorché sia di difficile acquisizione nelle considerazioni di un’opinione pubblica spesso poco informata o distratta o superficiale) la palla ovale non è solo uno spettacolo agonistico-sportivo che raccoglie consensi e favori sempre crescenti, ma è soprattutto una vera e propria scuola di vita e un patrimonio di valori basati sulla lealtà sportiva, sullo spirito di sacrificio, sulla volontà di riscatto: non solo nelle situazioni difficili, di cui quelle vissute dai detenuti sono l’esempio più evidente.
Falda dimostra di conoscere bene la materia, sedimentata nel suo particolare giro d’Italia delle carceri italiane durato quasi sette mesi: descrive l’essenza del rugby mediante la individuazione dei risvolti umani e delle vicende legate a protagonisti sconosciuti ai più: oltre, forse, a Lo Cicero, Castrogiovanni, Bollesan, Bortolami e pochi altri, chi mai ricorda nomi e volti dei giocatori di rugby? Del resto, nota l’editore, il libro “racconta una storia soltanto, quella di uno sport che ha dato a molti detenuti uno scopo in più per affrontare il rigore della loro condanna”.
Se alla fine c’è un “messaggio” che Falda intende far pervenire ai lettori e agli sportivi in genere non può che essere questo: non mollare mai, non abbandonare al suo destino chi ha sbagliato, dare a tutti coloro che lo vogliono un motivo e i mezzi per non cadere di nuovo.
Per maggiori informazioni:
Antonio Falda, Per la libertà. Il rugby oltre le sbarre, Absolutely Free Editore
Con il patrocinio del ministero della Giustizia, Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, della Federazione italiana rugby e del Club Italia Amatori Rugby.
Piccolo glossario
Drola - In dialetto piemontese significa “cosa folle”, o secondo altre interpretazioni “cosa buffa”, “cosa strana”.
Rugby a 15 – E’ uno sport di squadra e costituisce, insieme al rugby a 13, uno dei due grandi codici regolamentari in cui è diviso il gioco del rugby. I due regolamenti, così come gli organismi e le federazioni nazionali e internazionali che vi fanno riferimento, sono indipendenti l'uno dall'altro.
Terzo tempo - Nel rugby a 15, il terzo tempo (dal fr. troisième mi-temps ) è il tradizionale incontro dopo-gara tra i giocatori delle due squadre. Inteso come momento conviviale pomeridiano (in ingl. After-match party *o *After-match drink) oppure serale (After-match dinner), il terzo tempo è sempre stato visto come momento di socializzazione tra i giocatori, cui spesso partecipano anche le famiglie e, talora, anche i tifosi; nel mondo anglosassone si svolge in genere presso la Club House della squadra che ospita l'incontro.