Forse non tutto il male viene per nuocere, forse quell'albero di mele che ci costò la cacciata dal paradiso terrestre adesso si riscatterà di tutto il male che ha procurato all'umanità per il solo fatto di esistere, di averci tentato. Una mela ci salverà dal diabete, ebbene si è la nuova scoperta della farmacologia. Più che una mela, un melo, difatti è proprio dalla corteccia dell'albero di melo che gli scienziati hanno estratto una sostanza che nella sua forma molecolare assimilabile dai processi biochimici determinerebbe a livello renale, l'inibizione dell'assorbimento dello zucchero. Una scoperta rivoluzionaria senza dubbio che cambierà la vita a tutti quelli che soffrono di diabete di tipo 2.
La differenza sostanziale sta nel fatto che anziché iniettare insulina che può dare stati di ipoglicemia acuti e a lungo termine può causare effetti collaterali, il nuovo farmaco, da oggi disponibile in Italia, agisce senza alcun effetto negativo né a breve né a lungo termine sull'organismo. La sua attività è come quella di un rubinetto che si apre a livello renale e rende il glucosio escreibile con le urine anziché essere assorbito nel sangue. Gli effetti di questo farmaco, se ci pensiamo, hanno possibilità applicative che possono andare ben oltre la terapia anti diabetica e cioè può avere indicazione anche nella cura delle obesità o in tutti quei casi in cui si desidera per motivi vari il dimagrimento. Difatti, la molecola in questione, agendo come inibitore dell'enzima responsabile del trasporto degli zuccheri dalle urine al sangue, nel rene, consente una diminuzione della pressione arteriosa e la perdita di alcuni chili di massa grassa corporea. Inoltre, può essere assunto anche insieme ad altri medicinali non interferendo con i normali processi biochimici dei farmaci e cosa importantissima, nei casi più gravi di diabete, può essere co-somministrato all'insulina, coadiuvandola.
Tutto è partito dalla florizina, molecola contenuta nella corteccia del melo, che se assunta in alte dosi, fu provato, inibiva l'assorbimento dello zucchero; è bastato a una équipe di chimici sintetizzare in laboratorio una molecola che avesse le stesse funzioni e che potesse essere assunta per via orale e il gioco è stato facile... Per ricordare la differenza: il tipo 1 dipende da una scarsa produzione di insulina che determina la mancata apertura dei recettori per gli zuccheri a livello cellulare così che lo zucchero rimane nel sangue e non entra nelle cellule per il normale svolgimento delle funzioni vitali; il diabete di tipo 2 invece è caratterizzato dalla alterata presenza o funzione dei recettori per gli zuccheri a livello di membrana cellulare, perciò lo zucchero anche in questo caso non entra nel citoplasma cellulare e rimane nel sangue.
La glicemia alta è anche responsabile di danni alle terminazioni nervose e alle pareti dei vasi sanguigni, può impedire ai reni di espellere le scorie dall'organismo e provoca pressione alta, e per questo le terapie per i diabetici non sono limitate al diabete in sé, ma anche alle patologie collaterali derivate dal diabete stesso. Se si pensa che in Italia hanno il diabete 3.750.000 persone, di cui ogni 2/3 diagnosticato può essercene 1 non ancora evidente, che di questi il 90-95% soffre di diabete di tipo 2 e il restante di diabete di tipo 1, e che è stato stimato ammontino sui 1.250 euro i costi totali del SSN per un diabetico (2012), si intende di estrema importanza un farmaco nuovo, efficace nel combattere i livelli elevati di zuccheri nel sangue, abbattendo il problema all'origine ed evitando le malattie conseguenti, con un notevole risparmio di spese.
Come sempre la natura ci dà una mano, a memoria del fatto che il mondo è un grosso ecosistema che si autoregola, se l'uomo non interferisce, lo rispetta e soprattutto lo comprende.