Un articolo pubblicato sulla rivista Geology illustra una ricerca su un evento anossico, cioè di condizioni ambientali di forte scarsità se non di mancanza di ossigeno, nell'oceano di poco più di 200 milioni di anni fa. Quest'evento riguardò la zona eufotica, che è quella in cui c'è un livello ottimale di luce solare che permette la fotosintesi di piante e batteri fotosintetici. Esso fu una chiave nell'estinzione di massa avvenuta a quell'epoca, alla fine del periodo Triassico.
La vita sulla Terra è passata attraverso varie estinzioni di massa. La più famosa è quella che segnò la fine dell'era dei dinosauri, circa 65 milioni di anni fa. L'estinzione più devastante fu quella avvenuta circa 250 milioni di anni fa, visto che si stima che riguardò circa il 95% delle specie esistenti. L'estinzione avvenuta poco più di 200 milioni di anni fa è meno conosciuta eppure si stima che colpì circa metà delle forme di vita marine.
Un team internazionale diretto dalla professoressa Jessica Whiteside dell'Università britannica di Southampton ha studiato gli eventi che portarono a un calo di ossigeno nell'antico oceano. La ricerca si è concentrata su fossili di molecole organiche accumulati sul fondo di quelle che oggi sono le isole Haida Gwaii, già conosciute come Isole Regina Carlotta, al largo della Columbia Britannica canadese.
Nel periodo Triassico, quell'area era sul fondo di un oceano ancor più vasto dell'odierno Pacifico chiamato Panthalassa. Esso circondava i continenti, che all'epoca erano uniti in un unico grande blocco chiamato Pangea. Essa cominciò a frammentarsi alla fine di quel periodo geologico e nel successivo, il Giurassico, le varie masse continentali andarono a formare pian piano i continenti attuali.
In quell'area, i ricercatori hanno trovato molecole prodotte da microrganismi che esistono solo in condizioni di anossia in uno strato geologico risalente al tardo Triassico. Ciò conferma che poco più di 200 milioni di anni fa i livelli di ossigeno in un ambiente che allora era nell'oceano si erano notevolmente abbassati.
La professoressa Jessica Whiteside ha spiegato che quelle condizioni sono state prodotte da una forte attività vulcanica originata quando la Pangea cominciò a frammentarsi. Anidride carbonica in quantità si riversò nell'atmosfera, portando a un effetto serra. Ciò provocò profondi cambiamenti nella circolazione oceanica, l'acidificazione delle acque e la perdita di ossigeno.
Questi fenomeni causarono nel corso degli anni problemi crescenti negli ecosistemi marini, finendo per portare a un'estinzione di massa. Essa colpì pesantemente le specie viventi acquatiche ma le stesse cause colpirono anche molte specie terrestri, anche se in modo diverso.
Un'altra ricerca pubblicata dalla rivista Science conferma che fenomeni vulcanici ancor più accentuati furono la causa scatenante della devastante estinzione di massa di circa 250 milioni di anni fa. In quelle che vengono chiamate trappole siberiane ebbe luogo uno dei più grandi eventi vulcanici conosciuti dato che si stima che l'eruzione continuò per un milione di anni.
Quella era la fine del periodo Permiano e anche in quel caso una quantità enorme di anidride carbonica si riversò nell'atmosfera causando un effetto serra e l'acidificazione degli oceani. L'enorme durata dell'attività vulcanica nelle trappole siberiane portò a effetti sulle specie allora esistenti ancor peggiori di quelli di 50 milioni di anni dopo.
Si tratta in entrambi i casi di estinzioni molto antiche ma non per questo possono essere accantonate. Al contrario, gli studi effettuati sulle loro cause e sugli effetti che hanno determinato dimostrano più che mai che dovremmo tenerle attentamente in considerazione.
Le forme di vita esistenti oggi sono sopravvissute anche quelle grandi estinzioni. La grande estinzione di 250 milioni di anni fa portò alla sparizione di interi phyla, i gruppi tassonomici che vengono appena dopo il regno. È grazie anche a quelle grandi estinzioni che il phylum dei cordati, che include i mammiferi e quindi gli esseri umani, ha avuto successo prima soprattutto con i dinosauri e poi con i mammiferi. Se le cose fossero andate diversamente oggi il mondo potrebbe essere dominato da specie del tutto diverse da quelle attuali.
Un altro elemento che sta emergendo da queste ricerche su quelle antiche estinzioni è che l'effetto serra provocato dall'anidride carbonica riversata nell'atmosfera fu la causa principale di quelle estinzioni. Il rilascio di anidride carbonica avvenuto alla fine del Triassico fu probabilmente simile a quello che sta avvenendo oggi per mano degli esseri umani. Quello avvenuto alla fine del Permiano fu ancora maggiore e quasi ridusse la Terra a un pianeta morto.
Moniti sulle possibili conseguenze dell'effetto serra attualmente in crescita sono già arrivati. Oggi c'è l'aggravante che gli esseri umani stanno distruggendo vari ecosistemi anche in altri modi come il disboscamento, caccia e pesca senza alcuna regola (o contro le regole esistenti). Ciò che è successo nel passato remoto potrebbe ripetersi nel futuro prossimo ma in questo caso la colpa sarebbe nostra.