Lungo tutto il 2014, che ormai volge alla fine, abbiamo assistito a una sinergia di iniziative, celebrazioni e inaugurazioni nel nome dell'arte del 900, secolo a lungo negletto nelle sedi espositive fiorentine. Un patrimonio di conoscenze, mostre e conferenze di grande efficacia per portare alla luce tesori di bellezza, ricomponendo, attraverso le produzioni artistiche, un mosaico di storia recente, di sperimentazione appassionata e di maestria, ingiustamente trascurate per lunghi anni.
Già a fine 2010, ricordiamo che ad Arezzo una mostra, Venturino Venturi e il Novecento, aveva gettato uno sguardo sulla complessità di indirizzi e sulle espressioni artistiche del secondo novecento. I due organizzatori, Fiaschi e Caleca, avevano raccolto tanto materiale da pensare a un'altra mostra sull'argomento. Promessa mantenuta, a quattro anni di distanza, con l'inaugurazione, il 13 novembre 2014, a Villa Bardini, di Volti dell’Ermetismo. Venturino a Villa Bardini e all’Archivio Bonsanti. Attraverso l’esposizione di ottanta opere dell'artista, in particolare dei ritratti dei protagonisti della grande stagione poetica dell’Ermetismo, la mostra dà conto della singolare osmosi che si venne a creare tra poesia e arte visiva. Curata da Lucia Fiaschi, presenta i ritratti dei protagonisti di quella stagione culturale e, per la prima volta, trenta oli su carta della serie degli astratti degli anni Sessanta. Completa l’esposizione una preziosa selezione, sempre di ritratti astratti degli anni Quaranta e Cinquanta, di album, monotipi e matrici provenienti dall’Archivio Bonsanti del Gabinetto Viesseux. Tutte le opere in mostra testimoniano la centralità della figura di Venturino nella rete culturale degli scrittori e dei poeti attivi a Firenze nella stagione ermetica. Con alcuni di essi Venturino percorrerà lunghi tratti di vita. Ad esempio con Parronchi, che non lo abbandonerà nemmeno negli anni bui del ricovero nell’ospedale psichiatrico, o con Mario Luzi, che scriverà: “Con Venturino e più ancora con il pensiero di lui sono stato per tutta o quasi la vita”. (Fino al 15 febbraio).
Sempre nella sede espositiva di Villa Bardini, nei sei mesi precedenti aveva avuto luogo la mostra Figure di ritmo e di luce nella Firenze del 900, dedicata a Giovanni Colacicchi, un altro omaggio a questo secolo. Grande mostra antologica che nasceva da un’idea di Mario Ruffini nell’ambito delle ricerche Progetti di Musica e Arti figurative del Kunsthistorisches Institut in Florenz. Curata dal Ruffini stesso e da Susanna Ragionieri, massima esperta dell’opera di questo artista, ci presenta un pittore coerente ai principi della pittura figurativa, con in più un'attenzione alla luce e al ritmo come indicatori della vita interiore dei personaggi dei suoi quadri. Una “pittura del Sole” che ha avuto un ruolo centrale nella cultura del Novecento italiano. Interessante anche la mostra su Flavia Arlotta, sua compagna di vita e sperimentatrice artistica di grande finezza, allestita in contemporanea all'Accademia delle arti del disegno, che ha permesso anche di comprendere, attraverso un video ivi proiettato, come la casa fiorentina di questa coppia di artisti fosse divenuta un luogo di aggregazione di esperienze artistiche diverse.
Il 24 giugno, festa di San Giovanni, è stato inaugurato anche il Museo del '900 nel complesso dell' ex ospedale delle Leopoldine. “Finalmente apriamo, in questo straordinario complesso vicino alla Basilica di Santa Maria Novella, un museo atteso da cinquant’anni che diventa da oggi la casa del Novecento” – ha detto il Sindaco Nardella all'inaugurazione - vi è raccolta una collezione di circa 300 opere, organizzate ‘a ritroso’, in un percorso che dal 1990 risale fino ai primi anni del cosiddetto ‘secolo breve’. Da De Chirico a Morandi, da Emilio Vedova a Renato Guttuso, da Ottone Rosai alla sezione fiorentina Catelani, Di Lorenzo e Guaita, invitata alla Biennale di Venezia, il Museo unisce in sé due nature: di museo civico, attraverso un racconto che lega le collezioni civiche del Novecento alla storia della città, e di museo ‘immersivo’. Vi si trovano collocate anche tante delle opere che sono pervenute a Firenze dopo l’appello del critico Carlo Ludovico Ragghianti all’indomani dell’alluvione. Riunite allora nella mostra Gli artisti per Firenze, sono state il primo nucleo del progetto per un Museo Internazionale di Arte Contemporanea.
Nelle sale del Museo Novecento si incontrano la prima musica elettronica, la poesia visiva, l’architettura radicale e il cinema d’artista. Proposta museologica innovativa e interdisciplinare, dunque, che affianca alle opere postazioni multimediali, dispositivi sonori e sale video. Il Museo offre la vibrante rappresentazione di quell’irripetibile stagione artistica che per tutto il secolo scorso vide Firenze al centro della scena culturale nazionale e internazionale. La presenza della musica, della poesia, del cinema, dell’architettura, il racconto della contaminazione tra arti, moda e comunicazione di massa che hanno caratterizzato tanta parte del secolo, ricostruiscono l’ambito di produzione delle opere, facilitandone la comprensione. L'esclusione del figurativo come scelta statutaria non ha impedito al Museo di accogliere una seguitissima conferenza su Giovanni Colacicchi, proprio per lo stretto rapporto delle composizioni dei suoi dipinti con la musica.
Durante la settimana della cultura in Toscana, dal 9 al 19 ottobre, è stato aperto al pubblico l'edificio progettato negli anni Cinquanta da Michelucci, di recente restaurato. In quelli che fino al 2008 erano gli uffici della banca è stata esposta una selezione di opere del Novecento acquisite dall’Ente Cassa per la propria collezione nel corso degli ultimi decenni. 62 opere tra dipinti e sculture e una ventina di libri d’artista. Opere di Ardengo Soffici, Primo Conti, Lorenzo Viani, che testimoniano la prima stagione novecentesca toscana, caratterizzata da nuovi linguaggi, maturati dal connubio tra la riflessione sulla tradizione e le aperture alle esperienze delle avanguardie francesi e internazionali. Un secondo percorso mostrava opere acquisite con la volontà di salvaguardare significativi capitoli della storia culturale e artistica toscana, tra cui la raccolta appartenuta ad Alessandro Parronchi (con opere di Mario Marcucci e Ottone Rosai) fino alle edizioni e ai libri d’artista della casa editrice e libreria fiorentina Centro Di.
A Villa Bardini a Colacicchi è subentrato Moses Levy (1885-1968). La complessa e varia produzione di questo artista spaziò dal macchiaiolismo postfattoriano alle prime esperienze grafiche simboliste, alle suggestioni futuriste, all’esotismo dei colori e dei costumi d’Oriente che, per gran parte della vita, lo attraevano nei ripetuti soggiorni a Tunisi, la sua città natale. La mostra attuale, intitolata Luce marina e aperta fino al 15 febbraio, si concentra sulle opere che Moses Levy ha dedicato a Viareggio e a al suo litorale, facendosi così cantore di una società colta ed elegante, aperta ai costumi moderni e alla ricerca di una nuova identità.
Altre Luci sul '900 vengono gettate dalla Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti, nel centenario della sua creazione (1914-2014). Con due mostre, aperte a distanza ravvicinata: la prima, il 28 ottobre sulle opere novecentesche, fino a tale data relegate nei depositi della Galleria. La seconda, inaugurata il 25 novembre, sottotitolo Il colore dell'ombra, sul fior fiore della collezione di disegni, con tecniche di esecuzione multivariate, apparsi alla prima Esposizione Internazionale del Bianco e Nero, inaugurata a Firenze nella primavera del 1914, acquistati o donati a far data dalla costituzione del Museo. Entrambe le bellissime mostre chiuderanno l'8 marzo 2015.
Fili diversi che si ricompongono a costruire isole di vitalità e bellezza, all'interno del “secolo breve”, brutalmente funestato dalle due guerre mondiali. Molte mostre ancora aperte, come, ovviamente, il Museo del 900. Si potrà godere delle altre, già terminate, attraverso i cataloghi, testimoni della ricostruzione di interi brani di questo passato recente, ancora fresco di memorie.