Conclamato come benaugurante simbolo della rinascita italiana, dopo che il disastroso naufragio della “Costa Concordia” sembrava che avesse fatto toccare il fondo nel discredito della nostra nazione, in effetti, Silvio Bartolotti, amministratore delegato della Micoperi, si è buttato nell’ardimentosa impresa del recupero della nave anche per la telefonata di un suo ingegnere che gli chiedeva di evitare all’Italia l’ennesima figuraccia, e ci tiene a sottolineare che “il progetto è stato fatto da ingegneri italiani e solo italiani”. Ma questa meritata celebrità non gli ha dato alla testa – anche se si dice che gli abbiano chiesto di collaborare alla missione umana su Marte del 2030 - e l’ha fatto rimanere con i piedi ben piantati nella sua terra, a dimostrazione delle tante eccellenze locali della nostra città e della nostra regione, che hanno assunto dimensioni internazionali senza perdere l’originaria identità.
Bartolotti vive ancora a Punta Marina, la spiaggia “prolet” di Ravenna, la sede della Micoperi è nella fatidica zona dove sorgevano i vecchi impianti superinquinanti ed è ancora di buon auspicio che qui abbia ora sede un’impresa che, oltre all’ “offshore”, si dedica anche alla “green economy”, avviando ricerche per la produzione di energia da fonti alternative e per eliminare l’uso di prodotti chimici in agricoltura, sostituendoli con elementi vegetali biologici. Come si può arrivare a questi vertici mondiali, partendo praticamente dal nulla? Me lo sono chiesto e per capirlo ho girato queste domande al personaggio.
La Micoperi è l'ultima realizzazione di un curriculum imprenditoriale iniziato negli anni '70, come è nata e come si è sviluppata?
L’azienda è nata nella seconda metà degli anni ‘40, con l’obiettivo di dedicarsi ai recuperi subacquei. Micoperi è l’acronimo di Minio Contivecchi Per Ricuperi, dal nome dei due fondatori, fra l’altro grandi appassionati di volo. Dal 1946 agli anni ’60 l'azienda si è dedicata al recupero di relitti affondati e allo sviluppo delle nuove tecnologie offshore. Era diventata famosa per aver fatto la storia dell’industria nazionale del recupero dei mezzi navali: resterà sempre vivo il ricordo del recupero dell’incrociatore Trieste nel 1948 e la bonifica del Canale di Suez nel 1957. Con la Micoperi nasceva il settore delle attività subacquee, passaggio fondamentale per lo sviluppo delle compagnie petrolifere nel settore offshore. Già in quel periodo, l'azienda aveva operato in tutto il mondo, dando lavoro a 2000 dipendenti. Il suo patrimonio di cultura aziendale proveniva da un’esperienza di tipo militare e conteneva già i valori di qualità, sicurezza e rispetto dell’ambiente da sempre fondamentali nell’attività imprenditoriale. La crisi petrolifera degli anni’80 mise in ginocchio l’azienda, che venne commissariata dal Ministero dell’Industria. Io la rilevai nel 1996, quando ormai aveva solo 35 dipendenti. Oggi siamo tornati leader mondiali e i dipendenti sfiorano nuovamente le 2000 unità.
Dalla sua nascita nell'inferno della “linea gotica”, alla “gavetta” dei primi lavori, alla lotta per realizzare un'impresa tutta sua, la vita non è stata facile, in che modo l'educazione e l'esempio dei suoi familiari hanno contribuito a formare e fortificare la sua personalità?
Sono nato nella campagna lughese. A 16 anni ho abbandonato gli studi per lavorare con mio padre al mercato ortofrutticolo di Bologna. Sveglia alle 4 del mattino e, in inverno, un bidone con un po’ di legna dentro per riscaldarci. Preparare le mostre per le vendite, codificare le vendite effettuate e poi via con un Solex a incassare dai clienti morosi della città. Ho imparato a mie spese che i problemi vanno affrontati e risolti, perché non c’è nessuno che li risolva per te. L’educazione e gli esempi ricevuti nella mia prima infanzia sono stati e sono ancora oggi solide fondamenta per tutta la mia vita.
Pur avendo commesse e contatti internazionali, lei sembra essere fortemente radicato nella sua terra d'origine: quali sono i pregi e i difetti del romagnolo?
Vivo in una casa del Peep a Punta Marina. Qualche vicino ogni tanto mi chiede: ma perché uno come te non si fa la villa? Perché sono un imprenditore povero con un’azienda, per fortuna, ricca. I pregi del romagnolo sono la spontaneità e dico anche la cocciutaggine, che aiuta a raggiungere gli obbiettivi. I difetti? Sincerità e la ‘miccia’ corta di fronte ai soprusi e alle prevaricazioni.
Ha affermato che “l'impossibile non esiste”: ha in mente qualche altra impresa o progetto avventuroso?
Ogni giorno, in Italia, noi imprenditori facciamo "un’impresa", combattendo contro burocrazia, pregiudizi, scarsa considerazione. Noi stiamo promuovendo due centri di ricerca, nel settore delle energie alternative e nel settore della ricerca molecolare, stiamo promuovendo nuove start up nell'intento di creare diversificazione allo scopo di mantenere l'occupazione attuale e creare nuova occupazione e anche questi sono progetti avventurosi.
Determination&love, questo è stato il motto e la “filosofia” del recupero della Concordia: a quali valori etici s'ispira la sua attività imprenditoriale?
L’ha appena detto lei: Determination & love è calzante. Determinazione per affrontare ogni nuovo progetto e amore per la propria azienda, i propri dipendenti, per la Nazione.
Più di una volta ha espresso le sue riserve verso la classe politica italiana, fra l'altro, per l'incapacità di riformare in senso moderno e costruttivo la scuola; ora lei ha “adottato” una scuola privata di Ravenna, dall'asilo alle medie, con programmi avveniristici: ce ne può parlare?
La scuola è lo snodo cruciale della crescita di un Paese. Siamo scivolati al 90° posto al mondo. Quale futuro pensiamo di dare così ai nostri ragazzi? La scuola non sa farsi amare, è vissuta come tempo perso. Ho "adottato" la scuola paritaria San Vincenzo de Paoli di Ravenna e i suoi 250 alunni. Il progetto didattico messo a punto da esperti del settore con la direzione della scuola prevede lo studio di italiano, inglese, russo e spagnolo fin dai primi anni della materna. Poi sport come rugby, vela ed equitazione. Infine, la musica, ovvero l’armonia dell’anima. Il team di esperti ha preparato un percorso scolastico dove a 21 anni ci si laurea e si conoscono 4 lingue. Ho lo spazio per un campus scolastico e universitario per 5 mila ragazzi. Questa, credo, sia anche cultura d’impresa. Non nascondo che troviamo ostacoli, paradossalmente proprio nel mondo scolastico. Confido che il nostro progetto possa piacere al Presidente del Consiglio, Renzi, che sta cercando di innovare questo Paese.
Ama la gente “innamorata della fatica”, qual è stata la sua fatica più grande?
La mia fatica più grande è sopportare certe logiche politiche e consociative, dove si gioca solo al ribasso pur di non modificare nulla. La meritocrazia in Italia è un optional, non una prerogativa.
La sede della sua azienda si trova dove prima c'erano campi agricoli e Ravenna e tutta la Romagna si sono rette per secoli su un'economia rurale: che peso e che indirizzi deve avere, oggi, l'agricoltura?
L’agricoltura, o meglio l’agroalimentare, sono nel dna della Romagna. Basterebbe essere meno conservatori e protezionistici verso interessi particolari. Vedo un futuro nell’agroalimentare "green". Non a caso abbiamo diversificato la nostra attività creando Micoperi Blue Growth, che si dedica allo studio di organismi da utilizzare in agricoltura al posto della chimica.
La scintilla che ha fatto scattare in lei l'impulso a misurarsi con il recupero della Concordia è stata una telefonata in cui si diceva: “Se non c'è un'impresa italiana che pone rimedio a questo disastro, rischiamo l'ennesima pessima figura ...”. Che cosa manca all'Italia, in generale, per risollevarsi dalla situazione precaria in cui si trova?
In parte ho già risposto nelle domande precedenti. Riassumo che questa Nazione "deve" ricostruire i propri ideali attraverso la scuola e la cultura applicando il nostro slogan Determinazione e Amore.
Micoperi: gioie e delusioni
La gioia consiste nel vedere i miei dipendenti venire al lavoro ogni mattina sorridenti. Delusioni? 27 anni per una licenza edilizia (ancora non ottenuta) mi sembrano tanti…
Possiamo, alla fine, sperare che il recupero della Concordia sia il segnale, anche simbolico, di un recupero di credibilità di tutto il paese?
Con il recupero della Concordia abbiamo dimostrato che siamo un Paese capace di rialzare la testa. Adesso teniamola alta tutti i giorni, siamo un popolo straordinario e lo abbiamo dimostrato in tutte le epoche.