Se ne è andato in punta di dita, più o meno come aveva suonato in tutta la sua straordinaria carriera. A 88 anni ci ha lasciato Renato Sellani, un gentiluomo raro e umile, pianista delicato e inconfondibile, nonché fra i padri putativi del jazz italiano, attivo e generoso fino ai suoi ultimi giorni terreni, coincisi con la presentazione di Glad there is you, una doppia antologia in splendido piano solo, pubblicata dalla Ponderosa di Titti Santini, che il Maestro era riuscito a registrare nella primavera di quest’anno nonostante il male che lo aveva aggredito da tempo.
Classe 1926, nato a Senigallia, Renato Sellani poteva ben vantarsi di rappresentare la memoria storica del jazz italiano, non solo per le sue collaborazioni al fianco di icone assolute del genere come Billie Holiday, Sarah Vaughan, Dizzy Gillespie e Chet Baker (che lo scelse per il suo riuscitissimo In Milan), fra molti altri. Nel capoluogo lombardo il pianista che poi fu a lungo il prediletto da Mina, ci arrivò intorno alle soglia dei suoi trent’anni: a quei tempi tutto il jazz più importante del mondo transitava di là e Sellani fu uno dei protagonisti delle magiche notti al Capolinea, nei pressi di porta Genova, insieme a Franco Cerri, che lo aveva voluto fortemente a Milano, e poi Enrico Intra, Giorgio Gaslini, Lelio Luttazzi e Gianni Basso, abile e svelto nel coinvolgerlo all’interno della formazione condivisa con Oscar Valdambrini.
“Quanti bei ricordi in quelle sere - amava ripetere il Maestro - ma quando ci andavo spesso mi trovavo con un problema da risolvere, perché a notte fonda il tram numero 15 non c'era più e spesso restavo a piedi. Immerso nella nebbia, una caratteristica emblematica di Milano che poi con l’andare del tempo è progressivamente sparita, e con i brividi che durante l’inverno scuotevano il mio cappotto, pregavo perché all'alba transitasse da quelle parti qualcuno della mia accolita di amici non propriamente dentro le righe, per poter strappare un passaggio fino a casa. Qualche volta passavano di lì Giorgio Gaber e Bruno Martino, ma gli ospiti fissi erano Jannacci, Cochi e Renato e Beppe Viola, il giornalista sportivo fuori da ogni convenzione che adorava My Funny Valentine. Venivano lì ad ascoltare la mia musica, a suonare loro stessi o a recitare.”
Entrato di slancio nella favolosa Orchestra della Rai diretta da Gorni Kramer, Sellani fu anche un ricercato e apprezzatissimo compositore di musiche di scena lavorando assiduamente con Tino Buazzelli, Emanuele Luzzati, Corrado Pani e Walter Chiari, e numerosi altre produzioni che hanno riguardato il Piccolo Teatro di Milano con alcuni dei capolavori di Bertold Brecht e Samuel Beckett. Il suo orgoglio fu una collaborazione oltreoceano durata quasi un mese con Leonard Bernstein e l’ingaggio per l’unica tournèe in Italia di Ginger Rogers, ma il jazz restava la sua passione e Sellani fu spesso al fianco di altri grandi come Lee Konitz, Stephane Grappelli, Gerry Mulligan e Phil Woods, per non parlare dei tanti musicisti italiani che con lui costituirono un sodalizio, umano come artistico, portato avanti per tutta la vita come è stato con Massimo Moriconi nei tantissimi concerti realizzati per il cartellone di Umbria Jazz, che nella sua ultima edizione ha visto anche il ritorno di un altro grande amico come Tullio De Piscopo, che così lo ha ricordato con emozione durante la presentazione di Tempo!, la sua vibrante biografia al TropeaFestival Leggere&Scrivere#3: “L’incontro con Renato è stato per me fondamentale: mi diede molto coraggio quando, giovane e inesperto, arrivai a Milano per trovare la mia strada. Successivamente tutta la mia carriera si è poi sviluppata con lui. Abbiamo condiviso tante emozioni e altrettanti ingaggi. Quando ci spostavamo in macchina, spesso eravamo con la mia 500 e allora poteva capitare che mi chiedesse di cantare le canzoni napoletane che mi piacevano di più. Lo accontentavo sempre.”
Imprescindibile anche la sua lunga militanza con Mina (il pianista originale di E se domani era lui, ma fu straordinaria anche la sequenza live condivisa alla mitica Bussola di Viareggio), con un appuntamento purtroppo mancato per un duetto di solo piano e voce in un disco che mai più si realizzerà e Nicola Arigliano, mentre con Tiziana Ghiglioni ha realizzato tutta una serie di produzioni per omaggiare Luigi Tenco come George Gershwin, con ulteriori capitoli dedicati alla stessa Mina, Lucio Battisti e Gino Paoli fra molti altri, registrati con altri musicisti e organici per l’etichetta Philology del produttore Paolo Piangerelli, che per lui nutriva una predilezione assoluta. Passione, intelligenza, classe, ironia. Certe persone mancheranno inevitabilmente più di altre.