Quanto è diversa la pratica di Yoga in Europa da quella in India? Viene adattata, o meglio europeizzata?
E' molto diversa, a parte alcune scuole come quella di Ashtanga Yoga, che è un "marchio di fabbrica". In India l’atteggiamento dell'allievo è molto diverso rispetto da noi, chi si reca fino a quel paese si suppone intenda attuare una ricerca più profonda, mentre qui poche scuole utilizzano le stesse tecniche dell'India. Il fatto che ci si rechi in India presuppone che ci si adatti anche a tutto il resto. Non esiste o quasi il rapporto amichevole che vige qui tra maestro e alunno, c’è maggiore rispetto.
Quando hai cominciato a praticare Yoga?
Ho avuto la fortuna che i miei genitori fossero appassionati di Tai Chi e pertanto ho conosciuto il loro maestro cinese, che è tutt’ora in vita e ha quasi 80 anni. E' stato lui a portare nella mia famiglia un'altra cultura, al di là dell'attività fisica, arrivando fino alla pratica spirituale. Negli anni '80 in Italia, nel paesino dove vivevo si poteva praticare solo un'attività sportiva e nel mio caso è stato il nuoto, al quale mi sono appassionata tantissimo. Dopo ho provato di tutto, tennis, corsa, ecc., ma sentivo una sensazione di vuoto dentro di me. Facevo sport tanto per farlo, non per il piacere. Sbuffavo, ero sempre annoiata. Una volta che io e la mia famiglia ci siamo trasferiti a Milano e ho cominciato a lavorare, ho conosciuto un corso di Tai Chi. Era bellissimo, riuscivo a scaricare lo stress della vita lavorativa: in quel periodo facevo due lavori, come dipendente e come libera imprenditrice. Quell'anno ho avuto tutti i sintomi da stress e ho avuto un collasso. Allora mi sono detta “Basta!”. Avevo persino perso la vista.
Come sei riuscita a uscire da questa situazione?
In realtà avevo molta forza e non riuscivo a distinguere quella fisica da quella interiore. Lavorare come dipendente è una cosa, può essere stressante, ma aprire un'attività in proprio e ancora più pesante. Alla fine di quell'anno mi sono resa conto che non facevo niente a livello fisico, nemmeno correre, che può essere un modo per sfogare lo stress. A quel punto ho deciso di fare qualcosa per me stessa e mi sono ricordata che dove frequentavo il corso di Tai Chi, c’era anche un corso di Yoga.
Cosa'era lo Yoga per te allora?
Quando ho cominciato, sapevo solo pronunciare la parola “Yoga”, ma non sapevo cosa fosse. L’unica cosa che sentivo era un richiamo al livello di corpo.
Perché non hai continuato con il Tai Chi?
Con il Tai Chi si lavora di più con le energie sottili, i meridiani, come con l’agopuntura. Avevo intuito che con lo Yoga avrei lavorato di più con il corpo. La mia prima lezione doveva essere quella di Hatha Yoga, ma non so perché, forse ho sbagliato l’ora, sono arrivata per il corso di Ashtanga Yoga. Non ero vestita in modo giusto, indossavo abiti molto pesanti, e portavo i capelli sciolti: alla fine mi sono sentita come appena uscita da una lavatrice. Mi sono spaventata, ma ho deciso d’iscrivermi per un mese, perché con una volta sola mi resi conto che non avrei capito abbastanza.
Hai sentito qualche beneficio dopo quella prima lezione?
Sì, nonostante tutto mi sono sentita meglio, sono andata in bagno, il mio corpo si è liberato. Poi è accaduto tutto rapidamente. Quando vedo i principianti arrivare alle lezione ripenso al mio primo anno, quando giorno dopo giorno ho visto il mio corpo trasformarsi, e così la mia mente. Mi sono ricordata di quando dopo la palestra e il nuoto sentivo il vuoto: ora ho capito cosa vuol dire avere la passione per qualcosa. Era il settembre del 2004, ora sono 10 anni che pratico Yoga.
Come hai trovato il tuo stile di Yoga?
Per almeno 4 anni ho praticato solo Ashtanga Vinyasa. Sono partita da condizioni fisiche di grande rigidità, più di quello che uno possa immaginare. La mia costituzione fisica è molto tonica, ma avevo zero flessibilità. Con l'acquisizione della flessibilità ho capito che “questo era per me”.
Quando hai cominciato a interessarti di alimentazione yogica?
Nella mia vita ho sempre cercato di mangiare sano, grazie all’incontro con il maestro cinese di Tai Chi. In base a ciò che mangi, il corpo risponde in modo diverso.
Quando hai deciso di diventare insegnante di Yoga?
Ho cominciato ad avere curiosità di provare anche altri stili di Yoga, e mi sono iscritta a un corso per insegnanti di Power Yoga solo perché lo facevano le mie amiche, non avevo intenzione di diventare insegnante io stessa. Avevo una mia attività in proprio che funzionava benissimo, e che era un equilibrio per me. Ho però intrapreso questa avventura,anche se fin da subito mi sono detta che questa cosa non faceva per me, non è Yoga. Non l’ho lasciato, perché sono fatta così, se inizio una cosa la porto a termine. Il corso è durato un anno e mezzo. Alla fine ho fatto l’esame, ma non ho voluto la certificazione e non ho mai inserito nei miei curricula “insegnante di Power Yoga”.
Ma questo corso ti è servito in qualche modo?
Mi è servito molto, ma dopo ho deciso di seguire un corso più autentico con David Swenson. Lì ho capito che quella era la cosa giusta. Una cosa importante per valutare un insegnante è sapere se ha seguito dei corsi o almeno ha fatto un viaggio in India. Perché lì si trova la matrice, l’origine dello Yoga, lì si respira, entra nel sangue, non se ne può fare a meno. E' un richiamo. Non dico che tutti debbano recarsi in India, ma chi insegna almeno una volta nella vita dovrebbe fare un pellegrinaggio in quel paese. E' un paese magico, perché quando ci si va accadono cose magiche.
Come hai cominciato a insegnare Yoga?
Stavo ancora frequentando il corso con David Swenson quando una mia amica insegnante mi chiese di sostituirla, doveva andare in vacanza alle Maldive per due settimane. Io non mi sentivo pronta, non avevo mai fatto l’assistente in classe. Lei però mi ha dato la sua fiducia, mi aveva visto partecipare ai corsi ed era certa che io fossi in grado di insegnare. Mi lasciò un foglio con le spiegazioni delle lezioni, e furono ben quattro già il primo giorno!
Come è andata la tua prima lezione?
La prima lezione è stata uno shock, dopo l’emozione è stata più contenuta. Gli allievi pensavano che fossi un'insegnante già qualificata, con esperienza, quindi ho dovuto sostenere un ruolo che in realtà non era mai stato il mio. Alla fine di quelle due settimane di sostituzione avevo già la febbre dell'insegnamento. Intanto la mia amica dalle Maldive mi mandava dei messaggi tipo “Barbara, hai avuto un gran successo. Non puoi capire, tutti si sono innamorati di te.”
E la tua attività in proprio? Ce l’hai ancora?
Quell'anno ho divorziato, ho lasciato l'attività a mio marito e ho deciso che per un anno non avrei lavorato, ma mi sarei dedicata solo a me stessa dopo il trauma della separazione. In realtà però non sono mai rimasta senza lavoro, ho cominciato a dare lezioni di Yoga.
Non sei più tornata a fare il tuo lavoro di prima?
Ho provato a riprenderlo, ma non era più la mia vita, non riuscivo a riadattarmi. Non si trattava solo di una rivoluzione generale, ma di adattarmi a un nuovo stile di vita. E' stato come se mi fossi reincarnata nella mia stessa vita, come una morte e una nascita nuova. Dopo ho continuato a frequentare dei corsi in Thailandia e in America, con Jivamukti. Alla fine ho capito che c’è un gran business intorno a questo mondo e ho deciso di andare in India per diplomarmi lì.
Quindi hai provato tanti diversi stili di Yoga? Quali ti sono piaciuti di più?
Mi è piaciuto soprattutto il Kundalini Yoga, che è una pratica antica che deriva dal Tantra Yoga e dall'Ashtanga Vinyasa. Queste pratiche non sono state modificate nel tempo.
Sei credente?
Sì, lo sono. Vedo le religioni in modo un po’ particolare. Per me siamo tutti i figli della stessa fonte e le religioni sono di vari colori. Alcuni vedono lo Yoga come una cosa da egoisti, ma in realtà non è così. Quando pratichi lo Yoga trovi un tuo centro interno, il tuo Dio interiore e la via spirituale. Lo Yoga non si pone mai come religione, ma come mezzo per incontrare Dio. La filosofia dello Yoga nei testi antichi spiega che nasci e vivi nella sofferenza, per uscire da lì devi incontrare Dio, non c’è altro da fare. Lo Yoga nasce come unione del corpo con la mente per contattare la nostra parte spirituale.
Come convivi con la fede cristiana che ti è stata trasmessa da bambina?
Da bambina non capivo chi fosse questo Dio di cui parlavano a scuola e al catechismo, l’ho sempre vissuto come qualcosa di separato, distante. Non ho mai avuto la fortuna di comprendere a fondo che cosa fosse il dialogo interiore, l’aspetto divino. Devo dire che lo Yoga mi ha portato a questo. Ho capito che cosa è la fede e che cosa mi sono persa in quei momenti della vita in cui non la possedevo.
Come spieghi il significato della fede ai tuoi allievi?
La fede non è necessariamente la religione o ciò che il mondo esterno ha disegnato come Dio. La fede sono le cose che nella tua vita hanno un valore importante quando sei pronto ad arrenderti, a scomparire per quella cosa. La fede è grande, immensa. La fede c’è anche nella passione per dipingere, nel creare c’è sempre la fede.
E' molto diverso dal concetto di fede diffuso in Italia.
Esatto. Se parliamo di fede vengono subito in mente Chiesa, Messa, Vaticano, preghiere e altro. La preghiera però è molto presente anche nella pratica Yoga.
Come avviene la preghiera in India, in che lingua?
Lì avviene in inglese o in sanscrito, ma io credo che sia importante pregare nella propria lingua madre, così si utilizzano dei simboli, dei significati più forti. Molti maestri indiani chiedono "Qual è il tuo simbolo? Prendilo e fallo tuo in tutti modi". Non dicono a tutti di prendere Ganesha o Shiva come proprio simbolo. Se per una persona è più vicino un santo italiano o della sua religione, lo può scegliere. Si può interiorizzare il simbolo dell’angelo, o del sole, della natura. Bisogna sentire dentro di sé qual è l'elemento che dà la forza. In questo mi reputo credente. Ovvio che non finisce qui, nella materia, esistono livelli diversi contemporaneamente. Noi vediamo la parte densa e la parte meno densa, dopo anni e anni di pratica di Yoga si possono entrambe contattare nelle meditazioni profonde.
Pratichi Yoga ogni giorno?
C’e stato un momento nella mia vita in cui ho capito che vivere è la pratica stessa, non è solo prendere il tappetino e fare Vinyasa o recitare mantra. Quello può essere un modo per ottenere l’energia, caricare una pila, ma durante il giorno capisci che la vita è la pratica stessa. Spiego a miei alunni che se escono da qui e litigano con il vicino o al supermercato, allora nasce la rabbia e bisogna controllarla. Non significa che la vita cambierà radicalmente, ma semplicemente si sarà più svegli. E' un guardare da dentro verso fuori e da fuori verso dentro con occhi diversi.
Come spieghi le coincidenze?
Le coincidenze sono delle sincronicità dove il pensiero è allineato ad alcuni fatti, ma se si è troppo assonnati non si vede, e gli eventi accadono a distanza nel tempo e non si possono collegare. Man mano che ci si risveglia, le cose accadono sempre più rapide, sempre più vicine e sempre più chiare. Arriva un messaggio, si vede una scritta, e si reagisce con i piani più sottili perché anche internamente si sono sviluppati.
In tutto questo come aiuta la pratica di Yoga?
La pratica dello Yoga aiuta a creare un percorso che nella pratica esiste già lungo la spina dorsale. La parte del corpo dal cuore in giù è la parte più densa: il mangiare, il desiderio di possesso. In questa parte ci sono degli organi che possono essere doloranti se non stiamo bene intimamente, è la zona ombrosa. Man mano che si sale, si trova la zona dell'energia sottile, la comunicazione, la voce, il canto, la creatività, che stanno nell'area del terzo occhio, quello dell’amore. Lo Yoga fa in modo che non ci si soffermi solo sulla parte ombrosa, ma che ci si muova ovunque per fare scorrere tutte le energie.
E cosa succede quando si tratta di Karma?
Chi crede al Karma, crede alla reincarnazione. Come ho detto prima, “Come se mi fossi reincarnata nella mia stessa vita”. Se ci pensi, ogni volta che vai a dormire è come una piccola morte, per un po' ci si stacca da tutto. La mattina è un nuovo giorno e ogni giorno nuovo è già una reincarnazione. Ciò che hai fatto si manifesterà nei giorni successivi.
Come agisce lo Yoga sulle malattie?
A parte le gravi malattie, lo Yoga aiuta molto nei disturbi quotidiani. Quando ho iniziato a praticare avevo problemi con lo stomaco e l’intestino. Potevo stare anche un giorno interno a letto cercando di far passare il dolore. Quando ho osservato che questi disturbi sono scomparsi praticando solo Yoga, io per prima mi sono meravigliata!