Torniamo a parlare dell’Antica Birreria Wührer di Brescia non tanto come locale famoso, quanto come luogo di cultura, poiché per celebrare una lunga serie di anniversari, è stato editato un nuovo volume di carattere strettamente storico, che tratta della birra dagli anni della sua nascita, con l'arrivo a Brescia del fondatore Franz Xavier Wührer, fino agli anni Ottanta del Novecento, quando è subentrata l’attuale gestione. Da quel momento è stato un crescendo di feste tra spillatura di barili di birra per l'Oktoberfest e sfilate di miss per la selezione di Miss Italia.
L’accurata ricerca delle immagini è frutto della consultazione di libri del fondo antico della Biblioteca Civica Queriniana di Brescia, con riproduzioni dei disegni degli erbari del Cinquecento e del Seicento che servivano a riconoscere le specie di orzo e di luppolo, piante indispensabili per la produzione della birra, alla scelta di inserire adeguatamente le splendide immagini dell’Archivio Storico della Fondazione Fiera di Milano. Il motivo della scelta sta proprio nell’impianto del testo storico. Una volta sviscerata in sintesi la nascita della bevanda nell’antichità, il discorso giunge all’Ottocento di Brescia, quando vi arriva Franz Xavier Wührer. Austriaco, si era semplicemente spostato in altri territori dell’Impero, seguendo una logica personale, ma anche motivazioni di carattere politico ed economico, spiegate nel dettaglio. I territori, che godevano di una parentesi di apertura da parte imperiale dopo una serie di moti di ribellione inneggianti all’indipendenza dall’ormai odiato dominio austriaco, erano idonei ad introdurre una bevanda che era sì prodotta in tanti laboratori praticamente artigianali, anche a Brescia stessa, ma che non avevano quell’idea di gestione e di produzione che Franz importerà dagli altri territori dell’impero. Infatti, pensare di poter servire la birra alla grande guarnigione austriaca presente in città; utilizzare le coltivazioni di orzo della vasta Bassa Bresciana; insistere sulla possibilità di fare convivere il vino, tipico italiano, e la birra di nuova introduzione su ricetta originale dei paesi di maggior consumo, era davvero vincente.
E così fu. La diffusione della bevanda fu rapida proprio per la presenza dei soldati austriaci, tanto che già negli anni Quaranta dell’800 fu necessaria la regolamentazione da parte delle autorità comunali. Per poter avere una fabbrica di birra bisognava dimostrare di saperci fare, bisognava dichiarare la ricetta e sottoporsi al controllo della commissione apposita al fine di consentire di verificare che gli impianti fossero “a norma”, diremmo noi oggi. Significa che le caldaie di rame non dovevano essere stagnate per evitare avvelenamenti; che non si doveva addizionare birra vecchia alla nuova; che l’acqua doveva essere ottima e che la materia prima doveva essere selezionata. Negli anni, Franz riuscì a far crescere la propria fabbrica, malgrado i moti ben più organizzati contro il dominio austriaco che portarono alle celeberrime Dieci Giornate di Brescia, fino alla seconda guerra di indipendenza, grazie alla quale la Lombardia poté liberarsi dall’odiato dominio e annettersi al Regno di Sardegna. Subentrò al padre Pietro Wührer e a sua volta il figlio di questi, Pietro anch’egli. I due riuscirono ad ampliare la loro fabbrica, ad aprire e far prosperare il nuovo stabilimento al limitare cittadino, in territorio Bornata, malgrado la tassazione a ritmi alterni “catenaccio” per le attività economiche. Interessante notare come, leggendo i testi di fine Ottocento e primi Novecento, sembri di leggere cronache contemporanee in tema di tasse e proteste da parte degli imprenditori.
In ogni caso, il criterio con il quale la fabbrica è stata gestita ha portato lavoro e ampliamenti, fino alla costruzione della vetreria, degli stabilimenti di estratto per brodo e alle acquisizioni in tutta Italia. Le belle immagini dell’Archivio Fondazione Fiera di Milano, come spiegato anche dal curatore Andrea Lovati, illustrano il periodo dagli anni Venti agli anni Cinquanta del Novecento, con interessanti curiosità: i padiglioni dedicati alle nostre colonie in Cirenaica e il passatempo per i bambini in groppa ad un cammello; le visite del Re in atteggiamenti informali rispetto a quelli ai quali siamo abituati; la presenza dell’ambasciatore americano in visita alla Fiera negli anni della fine del proibizionismo e tanto altro ancora. Si arriva poi al prezioso contributo d’archivio della Società 5 Stelle, depositaria di numerose fotografie originali delle attività della Wührer, così come di oggetti utilizzati sia presso lo stabilimento, come le casse per il trasporto della birra in bottiglia, sia presso lo storico ristorante, creato come annesso allo stabilimento della Bornata. Il rifacimento del ristorante celebra i cinquant’anni proprio quest’anno. Sono allora i numerosi cliché di stampa a troneggiare sulle pagine, oppure i bicchieri di vetro che sostituiscono i tradizionali becker di stampo tedesco, oppure i vassoi, i portaombrelli, il bancone di mescita originale in formelle fatte a mano. Fino ai momenti di festeggiamento societario con buffet offerti agli ospiti: il 29 settembre 1989, data di celebrazione dell’acquisizione; il diciottesimo; il ventennale.
La Brescia della Mille Miglia e dei bombardamenti sul finire della seconda guerra mondiale hanno avuto come scenario anche i terreni dove sorgeva lo stabilimento di birra e la birreria; gli anni del boom economico e delle trasmissioni mitiche di Mike Bongiorno, che ruotavano anche intorno alle ricette dei concorrenti al famoso Lascia o raddoppia; la parabola della Funivia per il monte Maddalena, il monte di casa per i bresciani; fino alla giornata organizzata nel luglio scorso per gli amanti delle bike o delle camminate a piedi proprio verso la cima della Maddalena (poco meno di mille metri) a partire dall’Antica Birreria i mesi scorsi. Insomma, un interessante spaccato di vita in cui è facile riconoscersi e riconoscere le proprie origini. Una ricerca storica puntuale, ricca di spunti e di apparati che aiutano la lettura, ma che sono essi stessi fonte preziosa per la memoria collettiva, insolito modo di concepire il particolare nel tutto e l’influenza del tutto sul locale. Un contributo alla cultura che esprime l’amore per il passato, la continuità con la passione di Pietro Wührer per lasciare qualcosa di scritto a beneficio dei posteri. Soprattutto, il modo per celebrare il mondo della birra e dei suoi comparti; l’attività indefessa di centinaia di addetti in tutta Italia, dalla produzione al packaging, che sono tesi non a dare da bere e basta, ma a produrre un prodotto di alta qualità, ricco di nutrienti preziosi per la salute, in cui la qualità sia dimostrazione del lavoro dal fusto alla spillatura. Una schiuma di birra che racchiude l’universo degli amanti del bello e della cultura, anche se racchiusa in un buon bicchiere di bionda, rossa, scura.
Per saperne di più: Ieri e Oggi. Brescia e la sua Birra. Arti edizioni, Brescia, 2014