Per la stagione 2014 il Festival della Versiliana, sotto la direzione artistica di Luca Lazzereschi, è un ricco ventaglio di proposte, con le ultimissime novità alternate alla più solida tradizione. Si spazia dalla prosa con prime nazionali d’autore alla danza, dal musical ai comici, ai concerti dei grandi cantautori. Un appuntamento, fino al 22 agosto, con la cultura del divertimento assolutamente da non perdere. Nel cartellone si alternano spettacoli di impegno con altri di animo leggero, mantenendo sempre fede alla qualità.
Nell'ambito della grande musica italiana d’autore, a nove giorni dalla conclusione del Festival, è arrivato lo spettacolo imperdibile di Renzo Arbore e della sua Orchestra Italiana. Costruito con maestria e passione, è stato visto da un bel numero di persone, grazie alla capienza del teatro di Marina di Pietrasanta. L'artista rompe il ghiaccio leggendo un cartello, che si porta dietro a ogni spettacolo come un portafortuna, e che dice: "Renzo Arbore è esaurito - Si prega di non insistere. Risale agli inizi della carriera di Renzo che, a quel che si vede anche stasera, non ha perso il vizio di riempire i teatri fino all'ultimo posto.
Passa poi a descriverci i suoi antidoti contro l'invecchiamento: fare le finte di dimenticarsi il copione durante lo spettacolo; domandare a De Crescenzo, 9 anni più vecchio di lui, cosa succede invecchiando; cogliere dall'umore del pubblico (le donne più magnanime degli uomini) un riconoscimento della sua immutabile capacità di condurre lo spettacolo, due ore e mezzo ininterrotte di canzoni alternate a un delizioso fraseggio, costellato di tenera ironia, con grande partecipazione emotiva. Come quando racconta le impressioni dal vivo sulla sua ultima serata a Catania. L'artista fa poi onore al territorio su cui sorge la Versiliana, presentando al pubblico il famoso Nessun dorma pucciniano cantato dal bravo Conte con l'accompagnamento di due mandolini. Presenta uno per uno i suoi specialissimi musicisti, da lui definiti, come dargli torto, talentuosi. Ha avuto difficoltà, ci dice, a trovare suonatori di mandolino in tutta Napoli. Colpa di “Pizza e mandolino”, una delle frettolose definizioni di Italianità degli stranieri? Che sia questo che ha portato a una quasi completa sparizione dei cultori dello strumento? Quello che è certo è che l'interesse per la Pizza è cresciuto e cresce a dismisura. Perché quella “si mangia”! E, visto che il sottotitolo dell'Expo ormai alle porte è “Nutrire il Pianeta”, Arbore ci mostra in anteprima un video coloratissimo che fa da supporto a una nuova canzone, composta per l'Expo. “Non mi hanno detto ancora se me l'accettano”. Immagini senza parole di bambini, di coppie, di persone giovani e vecchie, bianche, nere, gialle, intente ad addentare, masticare, gustare cibo, bere vino o caffè, scherzare o far sul serio. Alternati alle foto di piatti di cucina italiana tradizionale. Costante l'apparizione in vari sfondi urbani del Pianeta di Renzo, vestito con le giacche sgargianti, ma di buon gusto, che piacciono a lui. Il tutto per dare garanzia di autenticità del Made in Italy, attraverso bellezza e buon umore. Qualità queste che gli stranieri tutti ci riconoscono e che spiegano le enormi aspettative che l'Expo suscita a livello mondiale.
Man mano che lo spettacolo procede, le canzoni scelte dal vastissimo repertorio che Arbore ha rivisitato o scritto lui stesso, delineano periodi diversi che il cantante, nella veste di perfetto showman, ci illustra. Corredate da sfondi adeguati, tradotte dal napoletano (non tutte, solo le meno famose). “Quel che facette mammete... ”, prima di cantarla, Arbore la dice verso per verso, spassosamente, in inglese, facendo seguire al verso anglosassone la corrispondente espressione in napoletano stretto. A ricordarci l'intento con cui ha costituito l'Orchestra Italiana: portare in Europa e America le canzoni napoletane - e non solo - e far conoscere l'eccelsa cultura musicale racchiusa in canzoni che il dialetto rendeva di difficile diffusione. Alcune, come Questi blue jeans, con arrangiamenti di pura improvvisazione, divertono e affascinano per i virtuosismi. A un livello di bravura tale che ci tengono col fiato sospeso.
Alle capacità vocali e strumentali si unisce spesso una sorta di divertita trasgressione. Il fascino di questo spettacolo è in parte legato proprio al modo con cui tutti sul palco, a cominciare da Renzo, comunicano la loro gioia di fare musica. L'atmosfera si riscalda, con belle canzoni sentimentali alternate a canzoni umoristiche. E' sempre più chiaro che questo pubblico non ha bisogno di traduzioni, anche se gradisce gli amabili riassunti del conduttore. Le sa tutte le parole, quelle del repertorio di Murolo, quelle di Carosone, e anche le meno famose del repertorio di Modugno (mostrato a tutto schermo giovane, in corsa con la compagna sulla riva del mare). Sa Malafemmena di Totò ( anche lui appare ammiccante a tutto schermo alle spalle dell'Orchestra che suona la sua bella canzone). Le foto in bianco e nero ci ricordano il grande talento del comico. La partecipazione che Arbore sente dal pubblico lo spinge a coinvolgere le nostre voci di spettatori, in un duetto con lui, un verso per uno. Tutti a tempo, nella soddisfazione generale di essere protagonisti in uno spettacolo la cui novità consiste nel rilancio in chiave moderna e talentuosa , delle “canzoni della memoria”. E che non trascura di ripresentare suoi pezzi amatissimi come Il materasso o Cacao meravigliao.
Instancabile, attivissimo - altro che in preda a un'incalzante vecchiaia ! - Arbore si gode i suoi orchestrali, il canto appassionato di Gianni Conte, l'incredibile voce di Barbara Buonaiuto, la capacità istrionica di Mariano Caiano, i virtuosismi vocali e ritmici di Giovanni Imparato. Il Nostro accompagna strumentalmente e col canto le canzoni e, come se non bastasse, coordina parole e musica. A Massimo Volpe è affidata la direzione orchestrale.
Di fronte a questo ben di Dio in musica, viene alla mente una qualità che sintetizza il personaggio: la generosità. Renzo è sempre stato uno scopritore di talenti, ha lanciato giovani sconosciuti facendo loro raggiungere le vette del successo. Mai si è sentito oscurato, perché il suo talento lo rende vivo, mutevole e fantasioso. Coi bravi ci collabora, perché la bravura cresce in modo esponenziale, attingendo gli uni dall'ispirazione degli altri. Zampillano in tempo reale nuove estrosità che conquistano lui per primo, e di rimando il pubblico. Arbore, insomma, in fatto di musica è uno che la sa lunga, ma non ne ha mai approfittato, anzi ha messo a disposizione dei nuovi il suo patrimonio di conoscenze.