Il corpo è una meravigliosa macchina in continuo movimento, le incessanti reazioni chimiche, le tensioni molecolari, le contrazioni muscolari, il battito cardiaco, lo scorrere del torrente sanguigno, il flusso dʼaria polmonare, se ci facciamo attenzione è come pensare ad una grande fabbrica che non si ferma mai e trasmette rumori di ogni frequenza. Da quando veniamo al mondo ma già nel grembo materno questi “suoni” del corpo ci accompagnano, sono parte di noi stessi e automaticamente il cervello attraverso lʼudito li archivia come rumori di fondo e su questi resetta il livello cognitivo del suono. Sempre più spesso accade di sentire raccontare da amici o conoscenti della comparsa di rumori, fastidiosissimi, addirittura invalidanti per la normale vita sociale, che compaiono quasi senza una ragione, in assenza di percezioni sonore effettive. E allora, di quali strani rumori si tratta?
In gergo medico vengono definiti acufeni, o “percezione acustica non organizzata, non realmente prodotta da alcuna sorgente sonora, né all'interno né all'esterno del nostro corpo”.
La capacità si sentire i suoni da parte del cervello è determinata in realtà da segnali bioelettrici originati come reazione ad uno stimolo meccanico dalle cellule ciliate dellʼorecchio interno, chiamate recettori. Un acufene è quindi un segnale bioelettrico anomalo cioè non elaborato in risposta ad un o stimolo meccanico, quindi ad una sorgente sonora ma percepito come tale dalla corteccia acustica cerebrale.
Quali siano le cause ancora non è certo, molte le ipotesi e molti ancora i campi aperti ciò comporta quindi anche un utilizzo di terapie sperimentali e alternative.
Se il problema è una presenza anomala di neurotrasmettitore allora può riferirsi ad una causa sinaptica, oppure a deformazioni delle cellule ciliate da un eccesso di liquidi cocleari che provocano compressione e innescano la reazione uditiva. Gli acufeni soggettivi sono i veri e propri acufeni, cioè quella categoria di rumori non originati da suoni reali.
Si ipotizzano cause farmacologiche, traumi acustici, disordini dentali, mal occlusione mandibolare e molte altre cause ma si brancola ancora della sfera delle ipotesi.
Il trattamento dʼelezione adesso si basa su una riabilitazione neuro-psicologica dellʼudito, “terapia TRT”, dallʼinglese Tinnitus Retraining Therapy (terapia di riabilitazione dallʼacufene) ossia quello di distrarre il cervello da “ascolto del rumore”, proponendogli sensazioni sonore alternative.
Questo richiede circa 3 mesi di trattamento per sviluppare un beneficio significativo e circa 18 mesi per stabilizzarli. Il gruppo di ricerca del Dipartimento di Otorinolaringoiatria dell’Università di Parma ha cercato di superare i limiti dei rimedi precedenti mettendo a punto una nuova terapia acustica. La nuova terapia per il trattamento del tinnitus o acufene, prevede la stimolazione acustica con rumore bianco opportunamente fenestrato, cioè privato delle frequenze corrispondenti alla regione dellʼacufene. I soggetti trattati con questa tecnica hanno infatti dimostrato un miglioramento nel disturbo del 40% dei casi.
La terapia italiana di fenestrazione tramite rumore bianco però attende ancora la validazione della Commissione Brevetti europea.
Ma un traguardo è stato raggiunto dai ricercatori dell’Università di Pittsburg, negli Stati Uniti. Secondo i loro esperimenti su gruppi di topi, il fenomeno acufeni si localizza in un’area del cervello, sede di un importante centro uditivo, chiamata Nucleo Cocleare Dorsale (DCN) ed un trattamento con antiepilettici ha portato ed effetti positivi. Questo studio, finanziato dal Dipartimento della Difesa Americana, ha come scopo anche quello della prevenzione del danno uditivo a causa forti intensità sonore a cui sono sottoposti i militari ma persiste ancora al livello sperimentale animale. Una recente spiegazione sulla eziologia dei “rumori fantasma” arriva dalla dott.ssa Susan Shore, che guida un laboratorio al Kresge Hearing Research Institute. La professoressa Shore di Otorinolaringoiatria e fisiologia Molecolare e di Ingegneria Biomedica ha provato a spiegare cosa accade nei soggetti con acufeni: gli input provenienti dall’orecchio sono ridotti in questa patologia per traumi di varia natura, ma per compensazione si amplificano tutti i segnali provenienti da viso e collo che sono legati al tatto. “È come se i segnali servissero a compensare l’input uditivo perduto, ma se la compensazione è eccessiva finiscono per fare un gran rumore”. Come si può dedurre, i settori dʼazione per capire le origini degli acufeni e tanto più per individuare le terapie, sono varie e differenziate, certo è che l’incidenza del sintomo acufene è piuttosto rilevante. Si calcola che esso interessi circa il 10-14 % della popolazione mondiale. Negli Stati Uniti circa 10 milioni di persone sono affette da acufeni e tra questi, circa un milione soffre di acufeni gravemente debilitanti. È stata riscontrata una maggiore prevalenza nella popolazione con unʼetà superiore ai 65 anni; il sintomo presenta una certa prevalenza nel sesso maschile rispetto a quello femminile; nella maggioranza dei soggetti viene avvertito in entrambe le orecchie o al centro della testa. E se poi a soffrirne è un personaggio che di musica vive, il problema diviene insostenibile. Peter Townshend leader del mitico gruppo degli Who ha ipotizzato perfino un abbandono dalle scene alcuni anni fa, difatti questo 2014 gireranno lʼEuropa per il loro tour di saluto, proprio per colpa degli acufeni, fischi, fruscii e soffi non gli danno pace.
E come dice un antico proverbio: Il silenzio è d’oro.