"... Nella primavera del 1494 a causa di una epidemia di peste, il Papa Alessandro VI, dispone che sua figlia Lucrezia Borgia, suo marito Giovanni Sforza, Giulia Farnese e Adriana Mila riparino a Pesaro dove lo Sforza è Signore della città. Lucrezia è giovanissima, ma ha già una grande passione per la buona cucina. Sua sarà la ricetta del Pampapato messa a punto alla corte ferrarese insieme al grande cuoco Cristoforo da Messisbugo. Se non fosse nata in quella gran famiglia, se non avesse quel tal padre e quel tal fratello, avrebbe desiderato fare la cuoca in un convento fuori dalle mura della città in collina, circondato da orti e vigne e con la veduta del mare. Alle porte di Fano, in quell'ora in cui il sole cede il passo alla luna la realtà prende la forma del sogno. Lucrezia, stanca e annoiata, con il gesto lento della mano, allontana la tenda e svela l'aria, il colore, la luce, gli spazi del suo Eremo portato dal vento su Montegiove.
Senza difesa di fronte al colpo del dono fa fermare la carrozza. Con lei scende il marito e indicandole il convento le dice con un certo orgoglio che lo farà demolire per erigere la palazzina di caccia. Lo Sforza ha di fronte la sua sposa bambina, la guarda e un brivido gli percorre la schiena. Lo sguardo di Lucrezia lo colpisce come una lama obliqua: né comunanza, né complicità, né bene. Solo l'essenziale, fatale qualità dell'odio. Ma è un attimo, subito lei lo abbraccia e risalgono in carrozza. Arrivati al palazzo Lucrezia si ritira nelle sue stanze con le due ancelle e dopo avere chiacchierato fitto fitto come fanno le donne 'in vena di confidenze' corrono in cucina e insieme alla cuoca preparano il piatto preferito di Lucrezia; i fagioli all'uccelletto scappato. Dalla cucina il profumo lieve lieve se ne va per le stanze del palazzo. Lo Sforza è già seduto a tavola quando Lucrezia entra con grazia e bellezza nel salone dalle cento ciotole e gli porge il gran piatto. Il piacere smisurato del cibo a volte decreta una fine. In questa circostanza la fine della vita terrena di Giovanni Sforza, Signore di Pesaro... ".
Se vi trovate a Fano non dimenticate di visitare il meraviglioso Eremo di Montegiove dove ancora oggi vivono suore e frati che in salute e in preghiera accompagnati dalla visione del mare coltivano orti e vigneti. E nei giorni di festa vi preparano i fagioli all'uccelletto scappato.