In un angolo del mondo molto lontano, più di duemila anni fa, accaddero degli eventi straordinari. Lo sciamano del villaggio predisse insolite perturbazioni nel cielo e strani fenomeni sulla terra, seminando il panico tra gli abitanti della comunità che attendevano trepidanti chissà quale catastrofe.
La moglie dello sciamano, una deliziosa creatura dalla pelle di luna, era in stato interessante e a breve avrebbe partorito. Nel momento delle doglie, una stella cometa attraversò il cielo, la terra tremò e si aprirono nel suolo tre profonde voragini. Quando il terremoto cessò, dodici archi di luce attraversarono il cielo nella direzione della stella del mattino, la luce del sole improvvisamente si spense e il giorno divenne buio come la notte, ma senza luna e senza stelle.
Gli abitanti del villaggio pregarono affinché quell’orrore cessasse e fu così che a mezzanotte in punto la moglie dello sciamano partorì. Al momento della nascita, sette fasci di luce variopinta scintillarono in ogni direzione e la notte divenne luminosa come a mezzogiorno. L’arrivo della piccola Ivana fu così salutato dal popolo come un favorevole presagio del cielo. Ogni abitante di quel remoto villaggio, per ringraziare gli spiriti gentili di quel prezioso regalo, piantò un albero di Sequoia nella vicina radura.
Gli stessi eventi si ripeterono identici dopo tre anni, quando nacque la seconda figlia dello sciamano, Gigliola. E poi, dopo altri tre anni ancora, con modalità del tutto identiche, nacque anche la piccola Maria. Le tre bimbe crebbero circondate da un’aura di luce che rifletteva negli occhi della gente tutta la loro dolcezza e che trasferiva ad ogni persona, animale o pianta, una cascata di energia.
Le fanciulle vivevano in una casetta accanto alla foresta di Sequoie Giganti piantate in occasione delle loro nascite. Nutrivano un grande amore per le piante e spesso andavano nel bosco per scoprire i loro segreti. Avevano appreso l’arte della divinazione proprio sotto la Sequoia più bella, uno splendido esemplare di vent’anni, alto circa dodici metri e con il tronco del diametro di due metri. Era la prima Sequoia del bosco, piantata dallo sciamano alla nascita di Ivana, le altre furono messe a dimora dai restanti uomini del paese. E siccome il rito si ripeté identico alla nascita delle tre figlie, il bosco era costituito da piante con la stessa differenza d’età delle fanciulle.
La Sequoia più grande era però la Regina della Foresta, un magma d’energia che risplendeva anche da lontano. La sua luce rossastra, che si intensificava quando le ragazze eseguivano i loro riti, poteva essere vista dalla collina vicina anche da un viandante distratto. Per questo era detta la Sequoia Illuminata: indicava la via come un lume suggerendo alle fanciulle i segreti del passato e svelando i misteri del futuro. La Sequoia regnava su tutte le piante del bosco, con il tronco elegante e slanciato, con le chiome pettinate con cura, con le braccia rivolte verso i cieli più alti. Il rosso della corteccia era così vivo che in certi momenti sembrava potesse ardere come il fuoco, mentre il fogliame morbido come seta e il tocco vellutato come un alito gentile di vento primaverile acuivano la sua regalità.
Se la si guardava dal basso, si poteva immaginare che la sua anima prendesse il volo, se ci si accostava alle radici, si provava un senso di protezione materna dovuta alla possanza dei suoi piedi, se si abbracciava il suo enorme fusto ci si sentiva travolti da una sensazione d’infinita forza. Le giovani donne andavano a trovarla ogni mattina all’alba, la salutavano sorridenti e abbracciavano il suo bel tronco per caricarsi di energia. Spesso, tornavano al tramonto e facevano un girotondo con le altre adolescenti del villaggio per risvegliare nei loro cuori la potenza dell’amore. Gli scoiattoli e le volpi mettevano le pellicce più morbide per non sfigurare accanto all’abito appassionato della Sequoia Illuminata e lo stesso sole tramontava con le sfumature più accese del porpora e del violetto per accompagnare verso la notte ogni animo gentile aperto alla vita.
Ivana cantava melodie d’amore abbracciata alla pianta, mentre Gigliola e Maria danzavano facendo svolazzare al vento i loro abiti di seta rosati. Gli uccelli cinguettavano sin dall’alba e riempivano di nidi ogni ramo disponibile. La civetta s’accovacciava in un incavo dell’albero e salutava allegramente il giungere della notte. La Luna s’abbassava quand’era piena e inanellava il capo della Sequoia con la sua luce argentea. E lei diventava la Signora più brillante della notte, pronta a qualsiasi ricevimento. Nessun fuoco era in grado di scalfirla, era lei una fiamma intensa di vita, un rogo di passione e d’energia solare.
Le stelle tintinnavano nelle notti senza luna salutando la foresta e promettendo a ogni essere un dolce sonno. Era raro che in quel luogo piovesse, ma quando la pioggia si decideva ad arrivare, scrosciava con forza e vigore rinfrescando i corpi accaldati delle sovrane della Foresta, calava con l’impeto di un fiume dai loro altissimi fusti e immergeva nell’acqua le loro solide radici. Se qualcuno avesse visto le loro capigliature oscillare al vento tempestoso, avrebbe pensato alla danza di dame gigantesche, a un ballo propiziatore per ingraziarsi gli spiriti benevoli del bosco. Il fischio della tempesta sarebbe parso un suono di violini, un pulviscolo di note scintillanti come gocce di pioggia.
Osservando la furia della pioggia si comprende la mole del drago che l’ha causata, e osservando la fioritura della Sequoia s’intende la profondità delle radici su cui è impiantata. I sapienti sanno percepire l’origine delle cose come i serpenti conoscono la via dei serpenti. Le fanciulle divennero vecchie e sagge e furono sempre in contatto con le Sequoie.
Si dice che quand’erano più che centenarie, avessero raccolto tutte le donne del paese per danzare attorno alla Grande Sequoia. E che quel giorno le danze si fossero protratte fino al tramonto del sole e al sorgere della luna rossa. In quel momento la notte fu illuminata da un lampo di mille colori e le anziane sorelle si trasformarono in esseri scintillanti come la luce lunare. Anche la Grande Sequoia divenne sfavillante, prese per mano le tre vecchiette lucenti e le fece ascendere lentamente al cielo. Allungò tutti i suoi rami, tolse dolcemente le radici dalla sua zolla e si sollevò verso la luna. Tutte le donne guardarono sempre più in alto e videro improvvisamente l’esplosione di una supernova e comparire nella notte tre nuovi Astri. La Sequoia, dopo l’esplosione, pian piano, discese a terra, piantando le sue radici nella stessa posizione. Da quel giorno, quando è notte, quegli Astri illuminano la Foresta come una cometa e tutte le Sequoie fanno oscillare le loro chiome luminescenti in segno di saluto.
Una Sequoia alta e formosa
alle fanciulle in tulle da sposa
svela i segreti e i canti d’amore
riempie le vite e il tenero cuore.
Se poi diventa il fulcro del rito
di tre ragazze nate dal Mito
le aiuterà a diventare stelline*
come le piante si fanno Regine.*