È stata un’apertura davvero con il botto quella che ha inaugurato la Stagione Sinfonica 2023-2024 della Fondazione Teatro La Fenice. A dare il via al cartellone, nei due concerti in programma al Teatro La Fenice sabato 9 dicembre 2023 è stata la prestigiosa bacchetta di Robert Treviño che, alla testa dell’Orchestra e Coro del Teatro La Fenice ha diretto la Terza Sinfonia di Gustav Mahler (1860-1911), nel solco di una lunga linea progettuale legata al compositore austriaco.
Mahler è stato tra i primi compositori a significare musicalmente l’estrema varietà di sfaccettature e di combinazioni con le quali la realtà si sarebbe presentata a donne e uomini del Novecento e del Duemila. La Sinfonia n.3 di Gustav Mahler giova ricordare è tradizionalmente avvicinata alla Seconda e alla Quarta sinfonia: le tre partiture, composte tra il 1884 e la fine del secolo, sono dette del Wunderhorn perché legate, a vario modo, all’attrazione che il compositore austriaco sentì in quegli anni per le poesie popolari di Ludwig Achim von Arnim e di Clemens Maria Brentano e sono raccolte nell’opera romantica Des Knaben Wunderhorn (“Il corno meraviglioso del fanciullo”): un monumento di canti folcloristici che idealizza la civiltà medievale cristiana e le tradizioni nazionali tedesche insieme ai valori della spontaneità e del candore.
Nello specifico della Terza Sinfonia – composta tra il 1895 e il 1896, dopo alcuni abbozzi collocabili nel 1893 –, la poesia «Es sungen drei Engel» (Tre angeli cantarono) confluì nel quinto movimento, mentre nel terzo è rielaborato in forma orchestrale il Lied «Ablösung im Sommer» (Cambio della guardia in estate) compreso nei Lieder und Gesänge per voce e pianoforte basati su testi tratti da quella stessa raccolta. Ma gli echi del Wunderhorn sono solo una delle suggestioni extramusicali che costituiscono la linfa della Terza Sinfonia: l’opera nacque infatti con una serie di titoli e sottotitoli che Mahler attribuì in momenti diversi alla sinfonia nel suo insieme e ai singoli tempi. Scrivendo ad amici e conoscenti, il compositore illustrò diversi programmi, chiamando la sinfonia con nomi differenti, più volte modificati e poi abbandonati, e associò ai sei movimenti varie denominazioni.
Con la pubblicazione della partitura vennero eliminati tutti i titoli, ma resta evidente il disegno grandioso nel quale la creazione artistica si identifica: una sorta di cosmogonia pagana nella quale uomo, fenomeni naturali e mondo animale hanno il destino di rinnovare il ciclo vita-morte-rinascita. Inoltre, l’influenza della visione metamorfica di Nietzsche è evidente anche al di là del passo tratto da Also spracht Zarathustra intonato dal contralto nel quarto movimento.
Ma a calcare la scena nei giorni scorsi è stato anche il ritorno del maestro Myung-Whun Chung con la Pastorale di Beethoven insieme alle Sacre du printemps di Igor Stravinskij; mentre il 22 e 23 marzo 2024 dirigerà la Quarta Sinfonia di Johannes Brahms e il Triplo Concerto di Beethoven – anche nella veste di pianista solista al fianco di Roberto Baraldi al violino e Emanuele Silvestri al violoncello. E in un terzo concerto, il maestro coreano dirigerà la Messa da Requiem di Giuseppe Verdi nel 50° anniversario della sua prima esecuzione assoluta. E per celebrare i 200 anni dalla nascita di Anton Bruckner, Hartmut Haenchen dirigerà la sua Quarta Sinfonia, nota come la Romantica (17-18 febbraio 2004); mentre Alpesh Chauhan eseguirà l’Ottava Sinfonia e Ivor Bolton è il concerto con musiche di Cherubini e Haydn che si concluderà con il Requiem di Mozart (il primo marzo 2024) .E ancora Rudolf Buchbinder sarà di scena per la prima volta alla Fenice il 7 e 9 marzo.
Nicola Luisotti, invece, proporrà Oltre i confini una nuova commissione assegnata a Fabio Massimo Capogrosso per il settecentesimo anniversario della morte di Marco Polo, insieme alla Prima Sinfonia Titano di Mahler. Stanislav Kochanovsky interpreterà invece un programma dedicato alla musica russa, con il Concerto per violino di Čajkovskij, che sarà eseguito dal vincitore del Premio Paganini 2023, Simon Zhu, e la Sinfonia n. 6 di Šostakovič. Ancora Beethoven sarà protagonista nel concerto di Daniele Rustioni, che dirigerà la Nona Sinfonia. E poi Diego Fasolis (14 e 16 giugno) con un concerto dedicato ad Antonio Vivaldi, Markus Stenz – con un programma wagneriano – e Alfonso Caiani in un concerto del Coro del Teatro La Fenice che vedrà l’esecuzione dei Carmina burana di Carl Orff nella versione per coro, due pianoforti e percussioni.
Ci sarà il debutto alla Fenice del direttore spagnolo Juanjo Mena, con un programma di musiche di Rachmaninov e Lutosławski e con il pianista Nicolò Cafaro. E in questa nuova Stagione, è anche il Concerto di Natale nella Basilica di San Marco e nel Duomo di Mestre; mentre il Concerto di Capodanno con la direzione musicale di Fabio Luisi, sarà trasmesso in diretta televisiva su Rai uno.
E con il nuovo anno l’appuntamento è anche con la grande danza: la Fenice presenterà Les Saisons (Le stagioni), per la coreografia di Thierry Malandain liberamente ispirata alle Quattro Stagioni di Antonio Vivaldi che combina insieme la musica del Prete Rosso con le Quattro stagioni del compositore a lui coevo Giovanni Antonio Guido. Due partiture molto diverse tra loro, accomunate dall’intento di celebrare la natura, e che per questo motivo hanno attratto l’estro creativo del coreografo francese ‘neoclassico’, già ispirato nei suoi precedenti lavori dal tema dell’indagine e dell’esplorazione del rapporto tra uomo e natura. La creazione sarà interpretata dalla sua compagnia, il Malandain Ballet Biarritz, mentre la musica, eseguita dal vivo dall’Orchestra del Teatro La Fenice, sarà diretta da Stefan Plewniak impegnato anche nella veste di violino solista.
Lo spettacolo – in scena al Teatro La Fenice in prima rappresentazione italiana in esclusiva il 10, 11, 12, 13, 14 gennaio 2024 – è una coproduzione Château de Versailles Spectacles, Opéra Royal de Versailles e Orchestra Royale de Versailles, in coproduzione con Festival de Danse de Cannes, Côte d’Azur France, Teatro Victoria Eugenia, Ballet T, Ville de Donostia San Sebastián, Opéra de Saint-Etienne, Theater Bonn, Allemagne e Teatro La Fenice.
E con un titolo di rarissima esecuzione (l’ultima volta a Venezia risale al 1956) andrà in scena Maria Egiziaca di Ottorino Respighi. Mistero in tre episodi su libretto di Claudio Guastalla. Si tratta di un’opera ispirata alla leggenda medievale di una donna, appunto Maria, che vissuta in gioventù nella più sfrenata libertà, per poi essere irresistibilmente attratta dalla croce di Cristo, e pentita e purificata, trascorse la sua vita in un deserto, in preghiera, fino alla morte.
L’opera, densa di arcaismi, con echi di canto gregoriano, musica rinascimentale e monteverdiana, debuttò in forma di concerto alla Carnegie Hall di New York il 16 marzo 1932, mentre fu proposta per la prima volta in versione scenica al Teatro Goldoni di Venezia nell’agosto dello stesso anno. La nuova messinscena sarà con la regia, le scene e i costumi di Pier Luigi Pizzi; la direzione musicale di Manlio Benzi. Tra gli interpreti principali Francesca Dotto, Vincenzo Costanzo, Dalibor Jenis, Luigi Morassi, Ilaria Vanacore e William Corrò. Cinque le recite al Teatro Malibran ( 8, 10, 12, 14, 16 marzo 2024).
Titolo chiave nella storia del melodramma italiano, è Mefistofele di Arrigo Boito. Opera in un prologo, quattro atti e un epilogo, su libretto dello stesso Boito tratto da Goethe, Mefistofele debuttò al Teatro alla Scala di Milano il 5 marzo 1868 quale “manifesto” lirico dei nuovi ideali estetici di ispirazione wagneriana proclamati dal giovane letterato e musicista padovano, in polemica contrapposizione con il teatro di Verdi. Boito era considerato la punta di diamante dell’intellettualismo scapigliato della capitale lombarda, e nell’entusiasmo per le tematiche della cultura germanica vide nella fonte letteraria del Faust la possibilità di realizzare l’ambizioso progetto di rinnovamento dell’opera italiana.
Dopo il clamoroso insuccesso della prima, Boito rimise mano alla partitura: la riabilitazione dell’opera fu nella “wagneriana” Bologna, nel 1875. Mefistofele andrà in scena in un nuovo allestimento con la regia di Moshe Leiser e Patrice Caurier e con la direzione musicale di Nicola Luisotti. Di assoluto prestigio il cast, che prevede per i ruoli principali Piero Pretti, Maria Agresta ed Alex Esposito, con Kamelia Kader, Maria Teresa Leva e Enrico Casari (Teatro La Fenice:12, 14, 17, 20, 23 aprile 2024).
Sul fronte della musica barocca, è la riscoperta del Vivaldi operistico: dopo Dorilla in Tempe (2019), Farnace (2021), Griselda (2022), e Orlando furioso (2018, 2023), sarà proposto un nuovo allestimento de Il Tamerlano. Si tratta di una tragedia per musica in tre atti su libretto di Agostino Piovene, ispirata alla figura del potente sultano dell’impero ottomano Bajazet e del condottiero mongolo Tamerlano, fu composta da Vivaldi come un “pasticcio”, vale a dire con una partitura in cui il confluirono non solo pagine preesistenti dell’autore, ma anche di altri compositori: si trattava per l’epoca di una prassi consolidata, che non toglie nulla all’irresistibile incisività della scrittura vivaldiana.
Il debutto avvenne durante la stagione del Carnevale del 1735, al Teatro Filarmonico di Verona. A Venezia sarà messo in scena in un nuovo allestimento affidato a due specialisti di questo repertorio: il direttore Diego Fasolis e il regista Fabio Ceresa, con le scene di Massimo Checchetto e i costumi di Giuseppe Palella. Renato Dolcini interpreterà il ruolo di Bajazet, Sonia Prina sarà Tamerlano; Raffaele Pe, Andronico; Lucia Cirillo, Irene. Il Tamerlano sarà al Teatro Malibran: 7, 9, 11, 13, 15 giugno 2024.
E dal repertorio novecentesco è Ariadne auf Naxosdi Richard Strauss. Un’opera in un atto con prologo su libretto di Hugo von Hofmannsthal ispirato al mito di Arianna. Il nuovo allestimento dello spettacolo, coprodotto con il Teatro Comunale di Bologna, è affidato al regista scozzese Paul Curran, con scene e costumi di Gary McCann e light design di Howard Hudson, mentre la direzione musicale sarà di Markus Stenz (Teatro La Fenice: 21, 23, 25, 27, 30 giugno 2024).
E il prossimo anno cadrà un duplice anniversario: il centocinquantesimo dalla nascita di Arnold Schönberg e il centenario della nascita di Luigi Nono: la Fenice celebrerà i due grandi maestri della musica moderna con un dittico che abbina La fabbrica illuminata di Luigi Nono e Erwartung (Attesa) di Arnold Schönberg. Composta per voce femminile e nastro magnetico, su testi fortemente politicizzati di Giuliano Scabia e un frammento di Due poesie a T. di Cesare Pavese, La fabbrica illuminata è una composizione del 1964 che debuttò proprio al Teatro La Fenice di Venezia il 15 settembre 1964, interprete il mezzosoprano Carla Henius e Nono alla regia del suono, in occasione della 27esima edizione del Festival Internazionale di Musica Contemporanea. Entwartung di Arnold Schönberg è un monodramma in un atto articolato su quattro scene su libretto di Marie Pappenheim che può essere considerato il primo esempio di teatro musicale espressionista: debuttò al Deutsches Landestheater di Praga il 6 giugno 1924. Il dittico andrà in scena in un nuovo allestimento con la regia di Daniele Abbado, la regia del suono di Alvise Vidolin e la direzione musicale di Jérémie Rhorer (Teatro La Fenice: 13, 15, 17, 19, 22 settembre 2024).
Chiuderà il cartellone lirico principale, Vita è sogno di Gian Francesco Malipiero. La composizione dell’opera in tre atti e quattro quadri, libera traduzione e riduzione dello stesso Malipiero dal dramma filosofico-teologico spagnolo (1635) di Pedro Calderón de la Barca, risale al 1941 ma debuttò in prima rappresentazione assoluta alla Opernhaus di Breslavia il 30 giugno 1943 per approdare a Venezia l’anno dopo, nell’aprile del 1944 (Teatro Malibran il 31 ottobre, 3, 5, 7, 9 novembre 2024).
E torneranno in scena gli allestimenti del repertorio feniceo: Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini per la regia di Bepi Morassi, (26, 28 gennaio, 1, 3, 7, 9, 11, 13 febbraio 2024), a cui seguirà Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart nella produzione con la firma di Damiano Michieletto e la direzione musicale di Robert Treviño (16 -25 maggio 2024).
Infine due opere di Giacomo Puccini, di cui si celebrerà il centenario della morte: La bohème, nell’allestimento del regista Francesco Micheli, con la direzione di Stefano Ranzani (2, 4, 6, 8, 10 febbraio 2024) e Turandot, con la regia di Cecilia Ligorio e la direzione musicale di Francesco Ivan Ciampa (30 agosto e il 3, 8, 14, 18 settembre 2024).
Un cartellone davvero entusiasmante in attesa del grande concerto di Capodanno con cui prenderanno vita le nuove stagioni del Teatro La Fenice di Venezia.