Alle Olimpiadi Invernali di Sochi 2014 l’Italia ha conquistato in tutto otto medaglie: l’argento e il bronzo di Christof Innerhofer rispettivamente in discesa libera e supercombinata; il bronzo di Armin Zoeggeler nello slittino (sesta medaglia in sei edizioni diverse: il primato più bello); il bronzo di Carolina Kostner nel pattinaggio di figura, e poi ancora i terzi posti della staffetta mista di biathlon, della staffetta short track donne sui 3000 metri di cui fa parte anche Arianna Fontana, la più medagliata e portabandiera alla cerimonia di chiusura, per lei, infatti, è arrivato anche l’argento nei 500 metri e un altro bronzo nei 1500 metri.
Vincendo la medaglia di bronzo nel pattinaggio di figura, Carolina Kostner ha stabilito i suoi nuovi record personali (e italiani naturalmente) sia nel programma corto che in quello libero, per un totale di 216.73 punti. Per la pattinatrice italiana più grande di sempre si tratta di un’enorme affermazione, che completa il suo ricco palmarès personale: dopo titoli europei e mondiali, le mancava solo una medaglia olimpica, la stessa che la grande Carolina non era riuscita a conquistare né a Torino 2006 né a Vancouver 2010, dove forse le aspettative erano state troppo alte. Nonno Kostner è stato direttore dell’Accademia d’Arte di Bolzano; i genitori hanno avuto lo sport come inossidabile dna personale e come percorso formativo in famiglia; una cugina, la celebrata Isolde, è salita tre volte sul podio olimpico e tre su quello mondiale in gare di discesa e supergigante…
Non si può negare che il background di Carolina Kostner possa esserle stato di ulteriore spinta a realizzare l’impresa che finalmente l’ha inserita nella storia dello sport, la conquista cioè di quel podio olimpico che invano aveva cercato prima a Torino e poi a Vancouver. E che mancava, unico, nel lungo elenco dei suoi successi internazionali: campionessa mondiale nel 2012; quattro volte a medaglia ai Campionati del mondo del 2008 e del 2013 (argento), del 2005 e del 2011 (bronzo); campionessa europea nel 2007, nel 2008, nel 2010, nel 2012 e nel 2013, con il corollario di due argenti (2009 e 2011) e di due bronzi (2006 e 2014). Vincitrice della finale del Grand Prix di pattinaggio di figura nel 2011 e prima al mondo nella classifica ISU nelle stagioni 2010-2011 e 2011-2012, si capisce come fosse particolarmente, e giustamente, ritenuta fastidiosa quella casella vuota alla voce “olimpiadi” di una carriera cominciata con la medaglia di bronzo ai mondiali juniores del 2003.
Ce n’era di che esser sospettosi per una sorta di maledizione, un arcano e nefasto sortilegio invano esorcizzato dall’essere portabandiera italiana o dagli influssi astrali di un segno zodiacale, Acquario, proiettato al nuovo. Ecco perché il bronzo di Carolina è stato salutato con particolare favore, quasi fosse un oro. E che potrebbe costituire il canto del cigno, la conclusione di una carriera irripetibile. Mi è sembrato di scalare una montagna, ha commentato a bocce ferme la pattinatrice azzurra, felice ancorché provata per una tensione che si è allentata solo a verdetto finale conosciuto. «Penso che sarà la mia ultima stagione – ha annunciato – e di sicuro non intendo più dedicare tanto tempo agli allenamenti. Per arrivare fin qui mi sono esaurita fisicamente e mentalmente. Ora ci sono i Mondiali di Saitama, poi vedrò. Ognuno deve seguire la propria strada nella vita, qualche volta bisogna avere pazienza. Avevo una montagna davanti e vedevo che mancavano pochi passi per arrivare alla cima». Pochi passi, ma che fatica, e che tensione!
A parte gli inossidabili “addetti ai lavori”, e i pochi che proprio e solo nei giorni delle gare olimpiche si sono eruditi attraverso la febbrile consultazione di almanacchi ed enciclopedie, quanti sono in grado di rispondere compiutamente alla domanda: cos’è lo short track? Uno sport olimpico, sì, e questo ormai lo sa anche la mia zia novantenne. Uno sport fatto conoscere meglio da Arianna Fontana, ventiquattrenne valtellinese di Sondrio, che ha fatto felice il medagliere azzurro delle Olimpiadi invernali di Sochi, Russia, rive del Mar Nero. Uno sport, ancora, che - olimpico, invernale e portamedaglie com’è - Federghiaccio e Coni si tengono ben stretto al petto e che indicheranno d’esempio agli altri, raccontandone ed esaltandone genesi, gesta, risvolti, curiosità, pregi e quant’altro fa notizia, premi, punteggi.
Ma per il resto? Short track come Carneade, vien da pensare, quel filosofo cinico (della scuola dei cinici, che avevate capito?) che deve gran parte della sua fama ad Alessandro Manzoni, che lo mise sulla strada letteraria di Don Abbondio prima che questi combinasse il pasticcio a tutti noto. Che lo short track abbia un po’ le caratteristiche di Carneade ce lo indicano, a ben vedere, le stesse statistiche federali che parlano di un totale di 21.334 tesserati, arbitri e dirigenti compresi, stagione 2012-2013, che fanno capo alle cinque specialità della Federazione italiana sport del ghiaccio (hockey, pattinaggio di velocità tra cui lo short track appunto, pattinaggio di figura, curling, stock sport). Pochi, questi 20mila, se paragonati ai macronumeri che di solito vengono sciorinati nel Palazzo del Coni al Foro Italico; pochi, ma che tuttavia danno lustro quando fanno pendere la bilancia olimpica da una parte invece che da un’altra: tre medaglie su sei dallo short track, la doppia Arianna Fontana e la staffetta.
La squadra azzurra composta da Arianna Fontana, Lucia Peretti, Martina Valcepina ed Elena Viviani ha infatti conquistato il podio nella finale dei 3000 metri, alle spalle di Corea del Sud e Canada, dopo la squalifica della Cina. Era la sesta medaglia azzurra a Sochi, una medaglia che aveva consentito all’Italia di superare in anticipo il bottino di Vancouver 2010, quando nel totale si arrivò a cinque medaglie (come s’è accennato il bilancio finale della squadra italiana è stato poi di otto medaglie). Ma c’è un’altra curiosità statistica: la medaglia nello short track ha infranto il muro dei 100 medagliati nella storia azzurra delle Olimpiadi invernali. Innerhofer, hanno compulsato gli amanuensi delle classifiche, era stato l’azzurro n. 99 a salire su un podio: le nuove medaglie olimpiche hanno fatto schizzare il totale azzurro a 102. Ai microfoni di Sky, Arianna Fontana ha commentato il bronzo della staffetta dicendosi contenta “di condividere questa medaglia con le altre ragazze. Eravamo partite bene, volevamo giocarcela fino alla fine. Non abbiamo mai mollato. Per preparare la gara abbiamo lavorato sodo, per cui questa medaglia ce la meritiamo proprio. Siamo stati tutti contentissimi, perché negarlo?, quando abbiamo visto che la Cina era stata squalificata e abbiamo così vinto il bronzo”.
Torniamo allo short track, sport olimpico, come ormai si sa. E va bene. Sport olimpico invernale: ed anche questo va bene. E poi? E’ uno sport di velocità su ghiaccio, ma a differenza del pattinaggio di velocità, non esistono le corsie, il che significa contatti (leggi anche: sgambetti, manate, spinte e simili) tra gli atleti, dai 4 agli 8 per volta. Serie di batterie: i primi due (i primi due nei 500 e nei 1000 metri, oppure i primi 3 nei 1500 metri) passano al turno successivo fino ad arrivare alla finale per decidere la classifica finale. Quanto alla gara olimpica, c’è da dire che, per le forze in campo, quel bronzo vale oro. Parlare di buona sorte talvolta ha poco senso, ma un pizzico di fortuna non si disdegna mai. Come è successo proprio a Sochi: l’Italia è caduta a metà gara, si è staccata e ha chiuso al quarto posto.
Ma… Ma la Cina, seconda alle spalle della Corea del Sud, è stata squalificata per una scorrettezza commessa all’ultimo giro ai danni proprio delle sudcoreane. È stato così che Martina Valcepina, Arianna Fontana, Lucia Peretti ed Elena Viviani (tutte valtellinesi, tutte giovani, 22 anni di media, tutte linfa vitale per lo sport italiano) si sono ritrovate sul podio: meritato, anzi meritatissimo. Arianna Fontana, che si allena e gareggia per il gruppo sportivo delle Fiamme Gialle, ha portato a cinque il totale dei suoi podi a cinque cerchi. Nella storia olimpica invernale al femminile, meglio di lei hanno fatto solo Stefania Belmondo (dieci) e Manuela Di Centa (sette). Anche se il merito del bronzo di Arianna, questa volta, è giusto che lo divida per quattro. Anzi, per cinque, considerando anche Cecilia Maffei, portacolori del Gruppo sportivo della Polizia penitenziaria e riserva designata, ma tanto preziosa, nel percorso che ha portato ai successi italiani di Sochi.
Qualcosa in più da sapere sul pattinaggio
Sono quattro le specialità del pattinaggio di figura: l'individuale artistico maschile e femminile; il pattinaggio artistico a coppie; la danza su ghiaccio.
Le gare individuali sono divise in due fasi: un programma corto e un programma libero. Il programma corto ha una lunghezza prevista di non più di 2 minuti e 50 secondi e prevede otto elementi obbligatori, tra cui salti e trottole, eseguiti in una sequenza a scelta dell’atleta. Il pattinatore sceglie un pezzo di musica strumentale e può eseguire i movimenti obbligatori in qualunque ordine, entro un limite di tempo di due minuti e 40 secondi. L'insuccesso in uno qualunque degli elementi obbligatori del programma corto determina una penalità. Il punteggio ottenuto TSS (Totale Segment Score, che è la somma di quello tecnico TES e di quello dei "components" TSC) determina la classifica parziale. Questo punteggio viene poi sommato a quello ottenuto nel libero formando così il punteggio totale e la classifica finale. I 24 atleti con il migliore punteggio nel programma corto proseguono con la prova di pattinaggio libero.
Il programma libero ha una durata di 4 minuti e mezzo per gli uomini, e 4 minuti per le donne. Musica, temi e costumi sono a discrezione dell’atleta, anche se esistono limitazioni quali per esempio l’obbligo di usare musiche strumentali, non cantate. Anche per questa fase di gara non esistono più degli elementi obbligatori, ma vengono date delle linee guida per la costruzione del programma ideale, che stabiliscono eventuali limiti. I giudici valutano la difficoltà della prestazione, la varietà, la pulizia del gesto, la sicurezza nei movimenti e la velocità.