La parabola FIA (Fabbrica Italiana Automobili) era stata caratterizzata da un’interessante cordata di imprenditori di diversi ambiti: Emanuele Cacherano di Bricherasio, Cesare Goria Gatti, Roberto Biscaretti di Ruffia, Giovanni Agnelli, Alfonso Ferrero de Gubernatis Ventimiglia, Michele Ceriana Mayneri (industriale della seta), Carlo Racca, Ludovico Scarfiotti (che divenne presidente della Società), Luigi Damevino, Michele Lanza (industriale della cera, poi ritiratosi dal progetto), che diedero vita, l’11 luglio 1899, ad una Società Anonima di produzione di automobili industriali, appoggiati dal “Banco di Sconto e Sete” di Torino. Le attività aziendali iniziarono a moltiplicarsi, assumendo poco tempo dopo il nome di FIAT, aggiungendo Torino nella ragione sociale.
Nel 1916 iniziò la costruzione del nuovo stabilimento al Lingotto, tra le prime fabbriche italiane fondate sull’organizzazione scientifica del lavoro, progettato dall’ingegnere Giacomo Matté Trucco, con una struttura in cemento armato impostata su una maglia di pilastri, rampe elicoidali alle estremità dell’edificio e una pista di prova delle autovetture sul tetto, uno dei principali esempi italiani di modernità architettonica, entrato in funzione nel 1923 con l’inaugurazione del 22 maggio alla presenza di re Vittorio Emanuele III, e nel 1924 definito da Le Corbusier “uno degli spettacoli più impressionanti che l’industria abbia mai offerto”.
In quegli anni si conduceva la fabbricazione del primo modello FIAT, l’automobile “FIAT 3 ½ HP”, seguita dalla “FIAT 1 Fiacre”, un taxi venduto anche all’estero, con la diversificazione produttiva che interessava motori marini, tram, autocarri; nel 1908 nacque la FIAT Automobile Co negli Stati Uniti. La produzione cominciò ad intensificarsi, con vari modelli di veicoli, fino alla prima guerra mondiale, quando questa venne riconvertita ad uso bellico e l’azienda realizzò per il Regio Esercito il modello “FIAT 501”. Negli anni Venti iniziò la produzione di aeroplani, materiale ferroviario e acciai speciali, con l’acquisizione della catena di montaggio per la fabbricazione degli autoveicoli.
In periodo autarchico le esportazioni erano limitate, ma nel 1932 nacque la famosa “FIAT 508 Balilla”, prodotta in oltre centomila esemplari, seguita nel 1935 dalla “FIAT 6 cilindri 1500”, nel 1936 dalla “FIAT 500” denominata “Topolino” per le sue ridotte dimensioni, che arrivò alle 500mila unità prodotte, fino alla “FIAT 2800” del 1938.
La seconda guerra mondiale vide di nuovo la necessaria riconversione e, poi, gli stabilimenti distrutti dai bombardamenti sia da parte dell’aviazione inglese che di quella statunitense, in quanto lo stabilimento era uno degli obiettivi principali da colpire della città di Torino.
La fabbrica del Lingotto fu teatro dei primi scioperi del 1943 e diffusisi a tutte le altre fabbriche belliche, per contestare la continuazione del conflitto e le difficili condizioni di vita. Nel marzo del 1944 almeno 350mila lavoratori scioperarono in Lombardia. Il 9 marzo 1944 il “New York Times” scriveva:
In fatto di dimostrazioni di massa non è mai avvenuto nulla di simile nell’Europa occupata che possa assomigliare alla rivolta degli operai italiani. Lo sciopero è il punto culminante di una campagna di sabotaggi, di scioperi locali e di guerriglia che sono meno conosciuti dei movimenti di resistenza degli altri paesi perché l’Italia del nord è rimasta più di altri tagliata fuori dal mondo. Ma è una prova impressionante che gli italiani, disarmati come sono e sottoposti a doppia schiavitù, sanno combattere con coraggio e audacia quando hanno una causa per cui combattere.
Anche “Radio Londra” e la “Pravda” elogiavano allo stesso modo.
La ripresa dell’attività produttiva del Lingotto si vide già dal 1945, ma divenne più intensa negli anni a seguire, anche grazie agli aiuti del Piano Marshall. Con l’aggiornamento dei modelli e la produzione di nuovi, si giunse, ad esempio, al primo station wagon italiano con la “500 B” detta “Giardiniera”. Nel 1968 nella fabbrica venne girato il film “The Italian Job” in quanto Torino era prima tra le metropoli europee che disponeva di un controllo computerizzato del traffico. Ora, ristrutturato da Renzo Piano, il Lingotto è un Centro Fiere.