C’è qualcosa d’incomprensibile in ciò che è accaduto al maestro elementare Giampiero Monaca e sono convinto che questa storia vada raccontata e diffusa il più possibile, visto che i mezzi d’informazione non ne danno notizia, nonostante siano stati informati del fatto. Ma sappiamo bene quanto sia difficile sfondare il muro di gomma dell’informazione. I fatti.
Giampiero Monaca è un maestro elementare piemontese che ha sviluppato un metodo didattico che si chiama “Bimbisvegli” e del quale accennerò i suoi tratti essenziali, utilizzando le parole del maestro Monaca.
«L’esperienza da cui parte “Bimbisvegli” è un’analisi dell’ambiente visto da diverse angolazioni: quella psicologica, etologica, ergonomica e architettonica. Quindi presuppone una presa di coscienza da parte dei maestri nei confronti dei loro alunni come individui, con le loro specificità personali, psicologiche ed empatico/emotive. Ma dato che la scuola, la classe, non è un ambiente ideato per singoli individui, l’altro aspetto importante di cui tiene conto la metodologia didattica bimbisvegli è la parte sociale, perché, appunto, noi non siamo tanti singoli, ma singoli in relazione. Così come si prende l’aspirina quando si sta male o si medita quando si vuole entrare un pochino di più in noi stessi, esistono impegni e riflessioni che vanno fatte secondo un punto di vista sociale. Quindi ci si prende cura della comunità sia quella piccola, educante fatta in primis dal gruppo classe, poi di quella un po' più grande e cioè dal gruppo classe con genitori e insegnanti, fino ad abbracciare tutta la comunità; si è chiamati, perciò, ad una azione politica seria e consapevole.»
Inizialmente Monaca insegnava nella scuola elementare Rio Crosio di Asti, parte della Direzione Didattica Quinto Circolo, dove applicava la metodologia Bimbisvegli in una sola classe, affiancato da una sua collega che condivideva pienamente il suo punto di vista metodologico e con una dirigente scolastica favorevole alla sua metodologia, ma osteggiato via, via da molti colleghi che insegnavano in altre classi della scuola. In quella scuola è rimasto undici anni. L’ultimo anno la direttrice scolastica cambiò, ma comunque anche la nuova supportava Bimbisvegli. Al tempo stesso, però, si rendeva conto del malcontento presente tra gli altri maestri e, per preservare una certa tranquillità nell’istituto, suggerì a Monaca di spostarsi a Serravalle d’Asti che è sempre parte del Quinto Circolo di Asti.
Tra le cause dell’impopolarità di Monaca e della sua metodologia tra i suoi colleghi vi era la curiosità che suscitava nelle famiglie: per esempio all’Open Day per Monaca c’erano 60/70 persone, mentre per il resto dell’istituto si presentavano in 4 o 5 o forse per il fatto che, nonostante non venissero assegnati compiti, gli alunni apprendessero con profitto ed entusiasmo; oppure perché si rendevano pubbliche le idee, le iniziative e le imprese di quelle bimbe e bimbisvegli su questioni sociali di solito riservate agli adulti. Monaca, visto che era rimasto solo – dato che la sua collega aveva deciso di non seguirlo nel trasferimento tornando ad un più quieto vivere - che la stragrande maggioranza dei colleghi gli era ostile e che la nuova Dirigente non era combattiva come la precedente, accettò il suggerimento di quest’ultima e si trasferì a Serravalle.
Nel trasferimento sedici bambini lo seguirono dalla scuola di Asti e a questi si unirono altri due bambini; in totale la prima elementare di Monaca a Serravalle d’Asti contava diciotto bambini, quando tutte le altri classi dell’istituto ospitavano un totale di diciannove bambini. L'anno seguente all' Open Day della prima classe Bimbisvegli si presentarono più di duecento persone, nonostante ci fossero solo pochi posti disponibili. Lasciata la scuola di Asti Monaca, durante “l'estate del trasloco”, chiese ad un gruppo di suoi ex studenti se volevano aiutarlo ad abbellire la classe in cui avrebbe insegnato a Serravalle. Loro accettarono con entusiasmo e, durante l’estate, imbiancarono l’aula e l’arricchirono con alcuni scaffali e arredi pensati appositamente per l'apprendimento cooperativo .
Monaca disse poi alla sua nuova scolaresca che quell’aula era stata resa così calda e accogliente dai Bimbisvegli “grandi”. Al gruppo di lavoro si unirono alcuni genitori ed un gruppo di cinque ragazzi migranti richiedenti asilo, provenienti dal centro migranti Agathon che da allora continuarono a collaborare sia come madrelingua in classe sia per altre attività di affiancamento agli insegnanti. I vari lavori eseguiti durante gli anni all’interno dell’edificio scolastico hanno ricevuto l’approvazione da parte del Comune e la Regione Piemonte conferì all’istituto il premio “Dopo l’unesco io agisco” per due anni consecutivi.
Nel frattempo era cambiata, ancora una volta, la dirigente scolastica e la nuova arrivata si dimostrò estremamente diffidente nei confronti dell'approccio Bimbisvegli fin dall’inizio. Questa suo atteggiamento la portò a non recarsi a ritirare il premio della Regione, oppure a non presentarsi all’Open Day quando la Coordinatrice nazionale dell’INDIRE Piccole Scuole andò appositamente per conoscere la realtà Bimbisvegli e poter conferire, in modo informalmente interlocutorio, con lei. Sembrerebbe anche che l’allora Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina le abbia mandato una lettera, tramite il suo consulente per l’innovazione e la formazione dott. Giuseppe Paschetto, nella quale dichiarò di essere molto interessata alla didattica Bimbisvegli ed espresse l’intenzione di andare a Serravalle per constatare di persona come si svolgeva l’attività nelle classi di Monaca e, naturalmente, per conoscere anche il resto delle scuole del circolo; ma la dirigente, a quanto pare, declinò l’invito.
Durante il periodo passato a Serravalle con questa dirigente scolastica, a Monaca fu affiancata un’altra maestra contitolare la quale quando era in classe assieme a Monaca svolgeva il suo lavoro utilizzando Bimbisvegli, ma quando Monaca non era presente, applicava i metodi didattici tradizionali. A quel punto Monaca si sentì accerchiato tra una dirigente che non lo voleva e una collega i cui metodi parevano non essere coerentemente allineati con la metodologia Bimbisvegli richiesta da tutte le famiglie della classe.
Portato a termine un anno scolastico a dir poco travagliato, Giampiero Monaca riesce a formare una squadra ad hoc, con una maestra che chiede il trasferimento espressamente nella scuola di Serravalle perché interessata a Bimbisvegli e un’altra, già presente nell’istituto, che decide di aiutare Monaca. Con una siffatta squadra, in tre anni, la didattica Bimbisvegli occupa tutti e cinque gli anni della scuola elementare, portando il numero di bambini da 21 a 63.
Purtroppo questa situazione non era gradita agli altri insegnati e alla dirigente. Approfittando del fatto che una delle due maestre del gruppo di Monaca dovette lasciare l’istituto, forse anche a causa della stanchezza, dallo stupore di aver dovuto passare un anno scolastico a difendersi da attacchi e malignità e della pressione che subiva costantemente (come già capitò alla collega di Monaca nella scuola di Asti), la dirigente affiancò a Monaca delle maestre che apparentemente sostenevano Bimbisvegli, ma che, a quanto pare, nei fatti erano accondiscendenti verso la dirigente. Inoltre Monaca, a seguito di una nuova regola totalmente ad personam votata dal collegio docenti, veniva obbligato ad avere solo due classi, mentre le altre sarebbero state nelle mani di queste maestre a lei alleate.
Nello stesso periodo, su Face Book, si presentò una certa Marina Valle, persona informatissima sui fatti della scuola di Serravalle d’Asti, ma completamente sconosciuta a Monaca, che si dichiarava appartenente al Quinto Circolo, che scrisse apertamente contro Monaca e mandò i suoi scritti a diverse testate giornalistiche. Ancora una volta Monaca si vide perso e per non compromettere il suo stato di salute psicofisico preferì andare in aspettativa, dopo quattro anni di malversazioni. Nonostante fosse in aspettativa, per non lasciare i suoi studenti senza Bimbisvegli, in accordo con i genitori, li aspettava alla fine delle lezioni mattutine per portarli all’aperto e fare didattica esperienziale, seguendo sempre le indicazioni ministeriali.
Nel frattempo la didattica Bimbisvegli aveva cominciato a farsi conoscere nel panorama nazionale tanto che, l'anno prima che Monaca chiedesse aspettativa, uscirono un documentario su Sky e una ricerca scientifica dell’Università di Macerata sviluppata dal team coordinato dalla Professoressa Paola Nicolini della facoltà di Scienze Umane del medesimo ateneo; i risultati del report, tutti positivi, furono presentati durante il convegno nazionale “L’educazione è fuori” introdotto dal Prof. Francesco Adornato Magnifico Rettore dell’Unimc, con i contributi dell’On. Lucia Azzolina, allora Ministro dell’istruzione, del Prof.
Nicolini dell’Unimc, del Prof. Paolo Mottana docente di Filosofia dell’educazione presso l’Unimi Bicocca, del saggista Giuseppe Campagnoli, della Prof.ssa Anna Oliverio Ferraris docente in Psicologia dello sviluppo presso la Sapienza di Roma, del Dott Gianni Marconato psicologo formatore, dell’avvocato Attanasio, e dello stesso maestro Giampiero Monaca. Durante il convegno la dirigente di Serravalle (che assisteva allo stesso da remoto) digitava commenti, quindi pubblici, che indicavano quella attività didattica come un’attività volontaria estiva e che quindi non era parte del Piano Estate Scuola, cosa effettivamente vera, ma perché lei stessa l’aveva esclusa, così come aveva omesso di inserire Bimbisvegli nei progetti del Piano Triennale dell’Offerta Formativa. Quindi non perse nemmeno questa occasione, in cui si celebravano i successi di tale progetto didattico, per screditarlo.
Nel mese di giugno prima di decidere di tentare, attraverso la via dell'aspettativa, una ricostruzione del progetto cercando alleanze istituzionali, visto l'interesse e il plauso a livello ministeriale ed accademico, Giampiero Monaca insieme alle famiglie della scuola che sostenevano in toto il progetto, montò un gazebo all’esterno della scuola dove stazionò tutto il giorno e cominciò uno sciopero della fame, che portò avanti per 64 giorni.
In quel periodo ci furono diverse manifestazioni e iniziative in sostegno di Monaca e il 2 giugno, in occasione della Festa della Repubblica, i pochi insegnati favorevoli a Bimbisvegli e i genitori hanno organizzato una non-stop di protesta, con laboratori didattici all’aperto, musica - con la presenza anche del cantante Paolo E. Archetti Maestri del gruppo “Yo Yo Mundi” – lo spettacolo del cabarettista Marco Bombi, del duo “Bella domanda” che si esibiva anche su Zelig, canti e interventi di altri insegnanti a sostegno di Monaca che incassò anche la solidarietà del missionario Alex Zanotelli, che paragonò Monaca a don Milani e al pedagogista Paulo Freire.
Come ulteriore conferma della validità del progetto, durante il Festival dell’innovazione scolastica a Valdobbiadene, Bimbisvegli fu inserito tra le 25 migliori realtà italiane, alla presenza del ministro dell'istruzione Patrizio Bianchi.
Anche un gruppo di undici consiglieri comunali presentarono un’interpellanza al sindaco del comune di Asti dove chiedevano, tra l’altro:
« [...] se non ritenga di farsi interprete delle istanze della comunità di Serravalle, rispetto al diritto al proseguimento del Progetto, nelle sedi istituzionali (Scolastiche, Regionali e Ministeriali).»
A tutto questo si aggiunse l’interpellanza parlamentare presentata dall’Onorevole Federico Fornaro, capogruppo di LEU alla Camera, all’allora Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi il 16 giugno, interrogazione che lo stesso Fornaro illustrò durante il “Question Time” al Parlamento e che chiuse con questa frase rivolta a Bianchi:
« Le chiediamo, quindi, se non ritenga utile adottare iniziative di sua competenza per salvaguardare il metodo “Bimbisvegli” inserendolo tra le realtà di valorizzazione e delle avanguardie educative pedagogiche della scuola italiana, restituendo, quindi, a questa offerta l'integrità che permetterebbe l'attuazione trasversale di questo approccio su tutte le classi. Ricordo che nel gennaio del 2021 “Bimbisvegli” è stato considerato un modello educativo da cui prendere esempio dallo stesso Ministero.»
Nella risposta del Ministro Bianchi si legge:
« L'esperienza didattica “Bimbisvegli”, che non appare in contrasto con l'ordinamento vigente e con i princìpi sottesi alle indicazioni nazionali, non è stata inserita dai competenti organi collegiali nel piano triennale dell'offerta formativa della scuola, passaggio necessario a rendere stabile e condivisa questa esperienza. [...] L'ufficio regionale del Piemonte ha, quindi, invitato la dirigente e gli organi collegiali a valutare nuovamente la possibilità di fare segnalazioni dell'iniziativa al citato movimento “Avanguardie educative” e, soprattutto, a supportare gli insegnanti che adottano tale approccio didattico a presentarlo allo stesso collegio dei docenti, corredato da una dettagliata progettazione del percorso, che ne evidenzia i traguardi di competenza per ogni classe, i criteri per la valutazione, la scansione temporale degli apprendimenti, gli accordi per le attività outdoor su fondi privati, l'approccio didattico e le modalità e le regole per la condivisione degli spazi, quindi i parametri che a noi servono.»
Ma questo non è mai avvenuto e bisognerebbe chiedersi perché.
Il periodo di aspettativa del maestro Monaca scadeva il 26 settembre 2022, periodo durante il quale è cambiata, per l’ennesima volta, la dirigente scolastica, sostituita, questa volta, da un reggente, cioè un dirigente titolare di un'altra scuola, che svolge le funzioni con incarico annuale.
A Monaca nessuno comunicò alcunché, ma accedendo al sito del Quinto Circolo, verso il 6 settembre, scoprì che era stato estromesso dalla scuola di Serravalle e gli era stata affidata una classe nella scuola di Asti, la stessa dalla quale gli avevano consigliato di andarsene e dove la maggior parte dei suoi colleghi gli era contraria. Monaca chiese al reggente, tramite lettera, di poter rimanere a Serravalle visto che lì 60 bambini e 60 famiglie sostenevano decisamente il suo progetto, invece di spostarlo in un istituto che gli era sempre stato ostile. Propose di mettere sotto osservazione la metodologia didattica Bimbisvegli, accogliendo la proposta del ministro Bianchi e delle ricercatrici di Piccole Scuole di Indire che da anni avevano chiesto alla dirigente ti poter realizzare uno studio in modo da trovare i punti di forza e di criticità del progetto Bimbisvegli, alle quali conclusioni si sarebbe attenuto. A questa richiesta non seguì alcuna risposta.
Monaca rimandò la comunicazione il 20 settembre e questa volta ricevette una laconica risposta nella quale gli si ribadì di trasferirsi nella scuola di Asti. Monaca firmò la formale presa di servizio per rientrare al lavoro, ma totalmente determinato a non barattare la propria dignità professionale, le relazioni umane e il patto educativo stipulato con famiglie e bambini con lo stipendio sicuro. Il 29 sarebbe dovuto entrare nella nuova classe e il 28 scrisse, per scrupolo e senso di responsabilità, alle famiglie di quella classe per avvisarle che lui non avrebbe accettato lo spostamento e che, quindi, non avrebbe preso servizio presso quell’istituto.
Ad ogni modo il 29 settembre Monaca si recò nell’istituto alle ore 8 e avvisò la Segreteria che lui non avrebbe preso servizio. Dopo circa mezz’ora arrivò il reggente che chiese spiegazioni. Monaca gli ricordò le indicazioni ministeriali che obbligano l’istituto scolastico a seguire i piani dell’offerta formativa, piani dai quali, secondo Monaca, il progetto Bimbisvegli è stato volutamente lasciato fuori dall’ultima dirigente scolastica, mentre per diversi anni era di fatto presente.
Il reggente ordinò, comunque, a Monaca di recarsi in classe, ma il maestro dichiarò la sua intenzione a mettere in atto un’azione di disobbedienza civile, in quanto non aveva intenzione di riconoscere la sua autorità e non riteneva che avrebbe fatto del suo meglio come insegnante in un contesto sfavorevole, situazione della quale avrebbero sofferto maggiormente sia i bambini che le loro famiglie.
La risposta del reggente fu pressappoco “Si accomodi fuori e aspetti sulla panchina di fianco alla fotocopiatrice” e lui restò nel corridoio dell’istituto per 20 giorni, mantenendo fede al suo orario scolastico. Dopo qualche giorno questo orario cambiò e lo smembrarono polverizzando la sua presenza durante la giornata. Anche questo sembrerebbe un atto gratuitamente ostile nei suoi confronti. Dopo 20 giorni Monaca comunicò ufficialmente all’istituto che avrebbe trasferito la sua sede d’attesa presso il Ministero dell’Istruzione a Roma. Si trasferì, quindi, a Roma dove presentò le sue dimissioni revocabili presso l’Ufficio Protocollo del ministero, ponendo nelle mani e coscienze dei vertici ministeriali il futuro del progetto e la propria carriera.
La motivazione sosteneva che, visto che l'approccio Bimbisvegli era stato inserito tra le 25 esperienze più innovative nella cornice del Festival Nazionale dell'innovazione Scolastica alla presenza del ministro Bianchi, che erano stati fatti studi scientifici sulla metodologia Bimbisvegli che la supportavano, che erano usciti articoli e pubblicazioni su di essa, che sono state redatte diverse tesi e fatte varie conferenze a sostegno di Bimbisvegli, Monaca non capiva perché un reggente scolastico avesse l’autorità di potergli negare di lavorare con tranquillità in un ambiente dove il suo progetto era largamente accettato e, al contrario, lo trasferiva d’ufficio presso un istituto a lui dichiaratamente ostile.
Inoltre si dichiarava disposto a pagare il suo atto di disobbedienza civile attraverso una eventuale sospensione non retribuita del suo servizio e chiedeva al ministro di poter lavorare con i ricercatori del ministero per poter migliorare ulteriormente Bimbisvegli. A questa richiesta non seguì alcuna risposta, mentre Monaca rimase seduto all’esterno del Ministero per un mese, dalla metà di novembre a quella di dicembre, dove passava le stesse ore di quando stazionava nel corridoio della scuola di Asti nell’indifferenza generale.
Nonostante avesse mandato mail per spiegare la sua situazione alle varie testate giornalistiche italiane che, precedentemente avevano sostenuto il suo lavoro, nessuna di loro rispose o s’interessò al suo caso. Monaca si allontanò dalla sede del ministero solo perché ricevette una convocazione dall’Ufficio Disciplinare di Torino dove gli consegnarono il Documento di Licenziamento per insubordinazione grave. Inoltre, mentre era lì, gli comunicarono che era stato denunciato da “qualcuno” del Quinto Circolo perché, nel periodo in cui era seduto nel corridoio dell’istituto di Asti, un giorno andò via dieci minuti prima del dovuto.
Come se non bastasse il dirigente reggente ritenne di dover segnalare all'autorità giudiziaria Giampiero Monaca per interruzione di pubblico servizio, reato penale, che è immediatamente stato sanzionato con un decreto penale di condanna ad un mese di reclusione, trasmutato in pena pecuniaria di 1500 euro. Ad oggi Monaca è disoccupato senza diritto di accedere al NASPI (Nuova Assicurazione Sociale Per l’Impiego). Questa l’esposizione dei fatti, stando alle cronache e ricostruzioni. Ora un mio breve commento sull’accaduto.
Il maestro Giampiero Monaca ha sviluppato una metodologia didattica che, come abbiamo visto, ha ricevuto riconoscimenti dal mondo accademico e scientifico e diversi articoli e libri sono stati scritti su questo progetto. Il suo lavoro è stato molto apprezzato dalle famiglie dei suoi scolari al punto che, quando è stato trasferito dalla scuola di Asti a quella di Serravalle d’Asti, nonostante i quasi dieci chilometri di distanza, le famiglie hanno mandato i loro figli a Serravalle perché continuassero il percorso educativo Bimbisvegli. Grazie alla sua presenza e all’utilizzo di Bimbisvegli, la scuola di Serravalle ha più che triplicato il numero delle iscrizioni e sappiamo bene come oggi, grazie alla cosiddetta “Buona Scuola”, il numero d’iscritti sia fondamentale per la sopravvivenza stessa degli istituti scolastici. Per cui, perché accanirsi così contro il maestro Monaca? Quali sono i motivi logici, razionali che possono giustificare un tale comportamento, altrimenti incomprensibile?
Se posso esprimere un mio parere, da ex docente e da persona che da anni si occupa di scuola, non c’è nessuna motivazione razionale. L’unico motivo, a mio personalissimo giudizio, è una mal disposizione da parte dei colleghi. Io stesso sono passato da situazioni simili e conosco decine di bravi insegnanti che vengono osteggiati quotidianamente dai propri colleghi. Prova ne è che, nonostante ad Asti Monaca avesse, a quanto pare, la maggioranza degli insegnanti contro di lui, la direttrice scolastica lo appoggiò permettendogli di continuare a insegnare utilizzando il suo metodo didattico. A Serravalle, invece, la direttrice didattica diede credito agli altri maestri e osteggiò, fin dal primo giorno, l’operato di Monaca. Quindi, di solito, sono i colleghi i primi a non volere che, in questo caso Monaca, ma chiunque esca dal solco della convenzione, possa portare avanti il suo impegno a favore degli studenti. Non ci credete? Non pensate che tutto quello che sta accadendo a Monaca possa essere frutto della preoccupazione di altri maestri di un confronto tra il loro “successo didattico” (visto che oggi si parla tanto di successo formativo) e quello di Monaca?
Purtroppo l’animo umano è capace di questo e di molto di più. Provate a guardare “Diario di un maestro”, uno sceneggiato televisivo (così si chiamavano una volta ciò che oggi si indicano come “serie”) del 1973 diretto da Vittorio De Seta, dove il maestro D’Angelo (sì, proprio con il mio stesso cognome) di Napoli trasferito in una scuola elementare della periferia di Roma, tramite il suo metodo didattico riuscì a trasformare una classe di piccoli delinquenti nella classe migliore del proprio istituto. Ma anche lui fu messo alle strette, proprio a causa delle invidie dei suoi colleghi che gli dicevano sempre “se tu vai avanti a impegnarti così tanto nel tuo lavoro, anche noi dovremmo farlo! Lascia perdere, chi te lo fa fare. Fai come noi, fai il minimo indispensabile e poi vattene a casa dai tuoi cari.”
Ma Giampiero Monaca non è così, non andava a scuola per scaldare la cattedra, anche perché nelle aule dei Bimbisvegli le cattedre non ci sono, proprio per mantenere un ambiente di studio con postazioni di lavoro fluide ed equivalenti e i maestri si siedono tra gli scolari; lui ritiene che i bambini abbiano il diritto di poter esprimere appieno le proprie potenzialità e di far valere il loro ruolo di giovani cittadini tramite l’aiuto delle famiglie e della scuola. Proprio un uomo con idee strane in testa questo Monaca.