C'è tanto Moretti ne Il sol dell’avvenire. Uno dei tre film italiani in concorso a Cannes (dal 16 al 27 maggio 2023) insieme a La chimera di Alice Rohrwacher e Rapito di Marco Bellocchio.
Dopo La stanza del figlio nel 2001 con cui si aggiudica la Palma d’Oro, ancora in gara nel 2021 con Tre piani, Nanni Moretti ritorna sulla Croisette (il 24 maggio) firmando una commedia sincera e nostalgica che rivela lo sconforto del regista di fronte allo sviluppo recente del cinema e del suo inaridimento.
Scritta con Valia Santella, Federica Pontremoli e Francesca Marciano, la pellicola vede in prima linea Giovanni (alter ego di Nanni Moretti) un cineasta impegnato nella realizzazione del suo nuovo film, ambientato nel 1956 nei giorni dell’invasione sovietica in Ungheria, la moglie Paola sua produttrice (Margherita Buy) e la figlia musicista, Emma (Valentina Romani). Tra i Protagonisti anche Silvio Orlando nei panni di Ennio, giornalista dell’Unità e segretario di una sezione del Pci al Quarticciolo, e la sua compagna Vera, una sarta interpretata da Barbora Bobulova, decisamente più battagliera di lui, pronta a rompere, con l’ortodossia del leader storico del Partito Comunista Italiano (1893-1964) Palmiro Togliatti.
Una storia che si muove con armonia, moderazione e buonsenso tra più fronti narrativi, che si trasforma anche in un’appassionata celebrazione della carriera del regista altoatesino. Una riflessione che l’autore di Caro Diario, fa su se stesso e sul mondo che ci circonda, con le sue avversioni ma con l’energia di un giovane che ha ancora tanta voglia di far cinema e raccontare i suoi personaggi.
Ironico, politico e romantico, Il sol dell’avvenire rappresenta la sintesi del cinema Morettiano, in tutte le sue sfumature, tipicità e deviazioni. Ci sono le sue ossessioni, insofferenze e fobie. C’è lo spettro tragico della guerra, la denuncia politica nei confronti di quel periodo in cui la sinistra italiana era ancora troppo attaccata all’Unione sovietica, ma c’è anche l’attacco al cinema che si rifugia sempre più nelle piattaforme streaming (Netflix) e che usa la violenza come intrattenimento, senza una trama solida chiamando a sostegno della sua tesi anche i suoi amici illustri da Renzo Piano a Corrado Augias, fino a Martin Scorsese.
Ben lontano dal disagio, dall’audacia, dall'anticonformismo e dai temi profondi e di altissimo livello (da La stanza del figlio a Il caimano), nel suo nuovo lavoro Moretti inserisce anche una serie di sketch, in cui prende in giro tutti, compreso se stesso.
La musica, colonna portante di tutti i suoi lungometraggi, torna a svolgere un ruolo da protagonista inserendosi, quasi in maniera irruente, attraverso sequenze corali con i personaggi che cantano e ballano, come se si trovassero in un musical, Franco Battiato, De Andrè… Col chiaro intento di divertire, lo vediamo cantare a squarciagola senza intonarla “Sono solo parole” di Noemi, ballare in auto sulle note di “Think” di Aretha Franklin, brindare con i produttori coreani, andare in giro la sera su un monopattino e fare l’elenco degli antidepressivi che assume quotidianamente.
Un’opera ricca di riferimenti cinematografici, dal Maestro Fellini ne La Dolce Vita con le atmosfere circensi e Otto e mezzo con la parata, alle citazioni di Jacques Demy in Lola, di Anthony Hopkins in The Father, di Francis Ford Coppola in Apocalypse Now.
Il sol dell’avvenire è un racconto sull’invecchiamento, sul nostro tempo, sulla difficoltà ad adattarsi al mondo che cambia troppo in fretta con uno sguardo toccante e tenero sui giovani di oggi, in cui il protagonista (alter ego di Moretti) rivede se stesso attraverso la storia d’amore fra due ragazzi. Ma allo stesso tempo è un film che vuole “rimettere le cose a posto”, un punto di arrivo e forse di ripartenza verso qualcosa di diverso.