Che cialtrone quel medico, avrei dovuto capirlo subito che si trattava di un idiota, invece ho preferito assecondarlo, gli ho creduto. Sò perché l’ho fatto, la mia Jill lo stimava. Ecco la mia giustificazione. Quando però è mancata lei – Dio solo sa cosa darei per rivederla – avrei dovuto salutarlo quel diagnosta del menga e affrettarmi a trovare un sostituto. Non ce l’ho fatta. Ho lasciato scorrere il tempo in modo imperdonabile e ieri mattina ne ho pagato le conseguenze. Ora è tardi. Ieri il medico ha stabilito l’avvenuto decesso, alle 8.38, secondo lui, ero morto. In realtà dormivo, forse più profondamente del solito, ultimamente mi succede, ma credo si sia fatto ingannare dalla rigidità del mio corpo. Che io sappia non mi ha neppure controllato il polso. Va detto, nelle ultime due settimane la malattia ha accelerato la sua progressione. Non per questo il suo errore è meno imperdonabile.

Ora sono qui nella bara e fa un caldo insopportabile. Hanno avvitato il coperchio facendo un rumore terrificante, chiamavo aiuto con un filo di voce, poi mi sono arreso. Ora mi manca il fiato e le braccia non le sento più. Ogni tanto mi giunge lontano l’eco di voci forestiere simili a quelle di quei quattro figuri che questa mattina mi hanno messo qui dentro. Prima di fare ciò li ho sentiti frugare nel mio armadio ridendo. Poi mi hanno vestito di tutto punto, scarpe comprese, che con i piedi gonfi che mi ritrovo, cominciano a farmi male.

Che situazione assurda. Farò la fine di un topo. Pensare a quante volte ho immaginato la mia morte! Avrei voluto morire come mio padre, danzando. Successe anni fa nella balera della casa di riposo. La mamma amava farsi guidare da papà e roteare nell’aria leggera. Quel giorno invece lui collassò tra le sue braccia, all’improvviso. No..no..meglio morire da eroe, come nonno Archibald che il 19 marzo del 43, di comando sul ponte di un mercantile ancorato nel porto de Il Cairo decise di far evacuare la nave rimanendo a bordo durante un terribile bombardamento tedesco che gli fu fatale….Invece sono qui in questa cassa per colpa di un coglione, per di più vestito a festa, mi hanno messo addirittura la cravatta e le scarpe strette, ma chi gliel’ha detto che avrei voluto combinarmi così una volta morto? Che razza di pagliacciata! Non riesco a capire come non abbia trovato la forza di oppormi, l’unica spiegazione è che la malattia mi abbia tolto ogni energia. E chi se lo sarebbe aspettato di passare così in fretta dal letto alla bara? Non ho neppure avuto il tempo di abbracciare la mia adorata nipotina Jessi… questa sì una vera ingiustizia!

No, non farla entrare...non voglio che Jessi veda la bara. Le ho detto che il nonno è volato in cielo. E’ già stato sufficientemente traumatico che l’abbia visto l’altro giorno quando era semi-agonizzante nel letto, vorrei risparmiarle anche questa esperienza..

Perchè dici semi agonizzante? Papa’ non è mai stato semi-agonizzante, quando siete venuti l’altro giorno stava semplicemente dormendo. Lui ha sempre dormito un paio di orette dopo pranzo. Beh, era impressionante lo stesso...così magro e pallido, sembrava morto. Da quanto non lo vedevi? Da Natale, sì..l’ultima volta che sono venuta ero con Jack. Siamo passati a salutarvi il giorno della vigilia...ricordi? Papà era in forma quel giorno. Pareva un buon giorno quello per lui. Abbiamo anche parlato a lungo, era particolarmente loquace, certo gli argomenti della nostra conversazione erano sempre gli stessi, ma a parte questo,sì, sembrava veramente che si stesse riprendendo. Avete parlato di Melania? Beh...sì. A proposito, quella stronzetta di nostra sorella si è già fatta viva? Sì, mi ha detto che arriverà più presto possibile… Trovo la sua premura insopportabile a questo punto. Ci fosse stata una volta che avesse risposto con slancio agli inviti di papà. Giungere ora, a bocce ferme, lascerà un sapore amaro in bocca a tutti. Che cosa la spinge a tornare ora? Vuoi che te lo dica io il motivo? Lo vuoi sapere veramente o… No, dai, non dirmi che.. Purtroppo è così. Punta ai soldi, non le interessa altro. L’ultima volta che è stata qui – e ti parlo di dieci anni fa, non un anno di meno – l’avresti dovuta vedere come si guardava in giro, sembrava che facesse la lista delle sue preferenze in vista della prossima dipartita del padre, una cosa assolutamente disgustosa… Lei è sempre stata così, purtroppo. I suoi comportamenti sono assolutamente disdicevoli, te ne do atto, ma noi non conosciamo la sua storia veramente, almeno io non so gran che della sua vita, soprattutto degli ultimi anni. E credo che per te sia lo stesso, al di là dell’acredine che esprimi. Ma ti capisco...ti capisco.

Mi ribolle quel poco sangue che riesce ancora a circolare nelle vene a sentire parlare così le mie figlie. Dopo vari tentativi di muovere le braccia o di emettere qualche suono con la bocca mi sono arreso. Nessuno mi sente là fuori. E’ tutto inutile. Mi chiedo a questo punto che senso abbia farmi vivo quando è chiaro che per tutti sono morto. In più da qualche minuto la poca aria rimasta qui dentro è diventata irrespirabile, credo di aver defecato, non ne sono sicuro, il mio corpo non risponde più ai comandi già da settimane, non avverto gli stimoli…che tanfo.. Prima ho sentito qualcuno bisbigliare nella stanza, parlava di cremazione, deve essere stato mio fratello Ben, sì non può essere stato che lui, è sempre stato un tipo pratico. Quando ti trovi un lavoro? Mi diceva ancora in età matura, lui solidamente impiegato di banca, io perennemente alla ricerca di compratori per i miei dipinti. Dunque domattina, al termine della cerimonia, verrò incenerito, bene, speriamo a quel punto di essere morto per davvero. Non potrei sopportare di venire anche abbrustolito. Gesù mio che puzza qui dentro e che sete..cosa darei per un bicchiere d’acqua…o una buona birra. Non ricordo l’ultima volta che ho avuto quel piacere. Sento delle voci. Chi c’è ora nella stanza?

Ciao, sono Lucy, la tua Lucy. Che dispiacere vedere che ti hanno già chiuso là dentro, avrei voluto baciarti. Baciarti un’ultima volta. Ti ho amato sai? E tanto, mio adorato Eliot e so che anche tu hai sempre ricambiato questo sentimento. Anche se le cose non sono andate come tu avresti voluto. Io ti ringrazio Eliot caro per il figlio che mi hai donato, dovresti vederlo oggi che è un giovane uomo, è un incanto e quanto ti rassomiglia! Forse ora verrà il momento in cui mi sentirò pronta per parlargli di te, di noi. Abbiamo fatto bene, non ho mai dubitato, abbiamo fatto bene a tenere nascosto questo nostro amore e il suo frutto, diversamente avremmo creato molta sofferenza. Tu per lungo tempo considerasti l’uscire dall’ombra come un’impellente necessità, un segno di rispetto nei miei confronti, ma eri accecato dalla passione. Fui io - e ancora oggi non so dove trovai tanta lucidità - che cercai di arginare la tempesta che agitava i nostri cuori. Riuscii a convincerti. Rivedo la tua casa oggi, stringo la mano alle donne che all’epoca vidi bambine e provo orgoglio per me stessa e anche per noi. Sì, caro Eliot mio, la vita è stata generosa con noi. Ora riposa in pace. E chissà che non ci si riveda lassù..eh? Ciao Eliot. Il mio Eliot.

Melania, figlia mia, so che sei tu. Ti ho sentita entrare nella stanza e sfiorare la cassa senza una parola e ora piangere, piangere senza riuscire a fermarti. Che gioia saperti qui anche se avrei tanto voluto rivederti, riabbracciarti. E salutarti per davvero. Ma la vita è così, non tutte le cose vanno secondo i piani. Cara mia Melania, non piangere, stai serena. E’ tutto giusto. Non farti cruccio per me, non ti sei mai preoccupata e incominciare ora sarebbe ridicolo. Non sono arrabbiato con te. Per questo non c’è nulla che debba essere perdonato. In questo momento estremo voglio che tu sappia che tu sei stata la mia prediletta, la primogenita. La più simile a me. Credo che nessun altro nella nostra famiglia abbia potuto apprezzare l’anima peregrina che alberga in te. Io l’ho sempre fatto, seppure silenziosamente. Gli altri non avrebbero capito. Anch’io sai ero un cavallo pazzo da giovane, anch’io mi sono messo nei guai più e più volte nel corso della mia vita. Come te me ne sono andato via da casa prestissimo creando malumori, inquietudini e sofferenze. La chiamata che sentivo dentro è sempre stata più forte di qualsiasi convenzione. Non c’era compromesso possibile. Quanto sei diversa da Ketty e Jennifer ! Le tue sorelle assomigliano più alla mamma, loro hanno sempre cercato la ragionevolezza, la protezione data dalle regole e dai limiti, tanto da crearne ogni volta di nuovi quando non c’erano. Tu no, cara figlia. Ti ho sempre guardata con ammirazione e profonda fiducia. Non piangere...sii fiera per come sei.

Cazzo, Eliot, mi hai fregato. Sapevo che non te la passavi gran che bene e così ho rimandato e rimandato la mia visita e sono passati mesi e ora sei morto. Non riavrò mai più le 5000 sterline che ti prestai sulla parola 10 anni fa e che mi avrebbero fatto comodo oggi che ho da affrontare delle spese impreviste, spese per la salute, anch’io devo fare i conti con l’età..tu ora non hai più di questi problemi. Tu sei morto. E sai cosa ti dico? Fanculo le 5000 sterline, di fronte alla fuggevolezza della vita i soldi contano veramente nulla… Sono venuto qui oggi per ringraziarti, sì, ringraziarti per Adam. Lucy non è al corrente ma io l’ho sempre saputo che quello era un figlio vostro, perché io di figli non ne potevo avere. Quando però è arrivato, pur avendo intuito dell’esistenza di una relazione tra voi due, l’ho accolto come un dono del cielo, senza rancore, con una grande apertura di cuore. Adam è stato da subito nostro figlio e così l’ho cresciuto. Il sentimento di gratitudine che rivolgo a te, caro amico non è di oggi, è sempre esistito e ha alimentato la nostra amicizia in tutti questi anni. Mi sento un pavido a dirti queste cose ora che sei chiuso là dentro e non mi puoi sentire… o forse sì, chissà.. Accetta, ti prego, questa mia tardiva espressione di riconoscenza e riposa in pace.

(voci nella stanza)

Ma che puzza! Il dottor Green ci aveva avvertite. Forse è il caso di tenere la finestra aperta durante la notte. O mettere degli incensi. Jennifer! Per favore porta su quegli incensi che ci sono sulla libreria… (scendendo le scale)

Oh! Non l’avevo vista, chi è lei, mi scusi? Sono Clark, l’ispettore Jeremy Clark di Scotland Yard. Sono venuto per fare qualche domanda al sig. Murray, temo però di non essere arrivato in tempo… In effetti è così. Mio padre è mancato questa mattina.. Mi dispiace. Le faccio le mie condoglianze. Lei conosceva mio padre? No, non veramente… Che strano odore...spero di non aver schiacciato...qualcosa..passando dal giardino...(e fa il gesto di guardare la suola delle scarpe).. Oh..purtroppo proviene da qui...il dottore ci aveva avvertite che .. Capisco, si. Le dispiace se mi fermo un attimo? Ci mancherebbe. Mi permetta però una domanda: se non conosceva mio padre cosa l’ha spinta qui oggi? La mia intenzione era quella di fargli qualche domanda a proposito della morte della signora Green. La moglie del dottore? Esattamente. Il caso è ancora aperto sa e io sono stato incaricato..di...sembra però si sia trattato di un suicidio. Povera Lizzy, era una grande amica di mia madre, anzi direi che lei e il marito, il dott. Green, hanno sempre frequentato la nostra casa e...oops..mi scusi, la sto annoiando, queste cose sicuramente le conosce già. La lascio tranquillo. Scendo al piano di sotto e vado a prendere gli incensi.. Vuole che le prepari del tè?

Appena varcò la soglia della stanza l’ispettore Clark si rilassò. Al riparo da sguardi indiscreti sentiva di potersi muovere liberamente. Passando di fianco al feretro udì uno scricchilìo sinistro, guardò in basso tra i vecchi listoni del pavimento. Poi, sotto la finestra semi aperta vide una pigna di libri polverosi e tra questi sporgere dei ritagli di giornale. Li sfilò con cura e non senza sorpresa scoprì trattarsi di articoli dedicati alla scomparsa di Lizzy Green. In mezzo ad essi trovò anche un vecchia foto in bianco e nero. Si trattava di una immagine datata, in primo piano c’era Eliot, giovane e sorridente e tutt’intorno altre persone, presumibilmente amici con lui in vacanza. Lo sfondo della foto era occupato da un boschetto di palme e dalla linea scura del mare. Oltre al signor Eliot, l’ispettore Clark riconobbe anche altre persone che non faticò a riconoscere, tra queste la signora Lizzy, il dott. John Green e Jill Morrison, moglie del signor Eliot. L’ispettore notò con curiosità che la signora Lizzy nella foto era affettuosamente abbracciata al signor Eliot e distante dal marito John. Un caso? Trattenne un sorriso e dopo essersi accertato che nessuno lo stesse guardando, fece scivolare velocemente la foto nella tasca della giacca. Il sottile rumore di quel gesto si confuse con un impercettibile mormorìo proveniente dalla bara. Poi si udì un rantolo, infine calò il silenzio….