Carminho rappresenta il nome d'arte di Maria do Carmo de Carvalho Rebelo de Andrade. Una carriera già ricca di soddisfazioni per questa Fadista ortodossa, proveniente da una famiglia di artisti - sua madre è a sua volta cantante e per molti anni ha gestito la Taverna do Embuçado a Lisbona, nell'affascinante quartiere dell'Alfama- con una grande curiosità verso le culture attigue, dal momento che ha realizzato un bell'omaggio nei confronti di Tom Jobim e collaborato con altri nomi di vaglia del calibro di Marisa Monte, Jacques Morelenbaum, Chico Buarque, Nana Vasconcelos e Maria Bethania.
Un timbro immediatamente riconoscibile, una presenza elegante e discreta accompagnano la sua musica dai toni suadenti e catartici, ma non certamente triste: “Sì - ribadisce la cantante che il prossimo 3 marzo pubblicherà Portuguesa, il suo sesto album di cui ha curato anche la produzione - credo che il Fado sia profondo e che parli dei sentimenti e della vita quotidiana di una comunità. Quindi, noi non siamo sempre tristi e nostalgici, abbiamo bei momenti di felicità, e cantiamo anche questi sentimenti, ricordando i momenti belli che abbiamo vissuto, raccontando storie semplici su cose normali della vita, che. E anche se quando le vivi pensi di essere l'unico, il Fado è speciale perché ti arriva direttamente al cuore."
Sei cresciuta ascoltando la tradizione: adesso stai cercando di creare qualcosa di nuovo con il Fado?
Non ho la pretesa di cambiare il Fado, ma credo che una persona abbia qualcosa da dire nella propria generazione. Anche se guardo al passato e cerco i miei antenati e le mie ispirazioni, anche quando faccio musica tradizionale parlo sempre del presente, di ciò che sento, di quello che penso e anche del futuro, perché è qualcosa che voglio mettere in primo piano. Quindi, alla fine, credo che tutti quelli che lo fanno con passione, verità e onestà cambiano un po'. Comunque, mi piace sperimentare ma con molta attenzione e rispetto per il genere, che presumo possa cambiare solo se si ha una conoscenza radicata dall'interno.
Riesci a ricordare quando hai sentito per la prima volta tua madre cantare il Fado e quando hai scoperto di essere anche tu una cantante?
Non ricordo affatto la prima volta che ho sentito mia madre, perché probabilmente è stato quando ero nella sua pancia. E non ricordo nemmeno di aver scoperto il Fado perché è sempre stato nella mia vita. Ho iniziato a cantare nello stesso periodo in cui ho iniziato a imparare il portoghese, la mia lingua. Quindi è stato più o meno naturale fin dalla nascita. È la mia lingua, rappresenta il mio modo di comunicare.
Quando canti, cosa ti passa per la testa? Come arrivi a calibrare il tuo repertorio?
Quando canto cerco di non pensare, perché l'interpretazione potrebbe diventare un po' strana. Cerco di immedesimarmi in qualche universo, in qualche sensazione che ricordo, ma non penso esattamente a qualcosa di specifico. Dipende anche dalla platea che si ha davanti, perché ogni pubblico è diverso. Quello a cui ambisco è cercare di dare qualcosa in più, non solo sulla mia musica, ma anche sul portoghese e sulla cultura del Fado: poesie, idee... a volte sono molto semplici, per dare una traccia su cui riflettere e per immaginare quello che dovrebbe essere il testo che sto cantando, ma anche qualche piccolo suggerimento di cosa significa realmente il Fado.
Il mio materiale è un mix di letture di libri di poesia, di ascolto di vecchi dischi e di vecchi repertori di cantanti classici o di qualche cantante nascosto che conosco o che la comunità conosce. A volte chiedo anche ad amici e scrittori che conosco, di collaborare o scrivere per me. Alla fine scelgo solo ciò che è veramente significativo per me e ciò in cui credo veramente.
Come mai quasi tutti i nuovi giovani cantanti di Fado in Europa sono delle donne?
È sempre stato così, le donne sono la cifra saliente del Fado, non è facile spiegare perché. Forse perché le donne erano presenti in tutti i testi e l'immagine dell'uomo era sempre quella del musicista o del poeta o del proprietario della casa di fado... Ma le donne erano il cuoco e il cantante nella cultura del fado, perché all'inizio tutto si svolgeva intorno al tavolo di un ristorante o in un piccolo club. Quindi, non so perché, ma le donne sono l'immagine del Fado, ma ci sono anche incredibili cantanti uomini.
Ci vuoi dire qualcosa dell'atmosfera che si respira nelle case di Fado? Immagino abbiano rappresentato una fase decisiva all'interno della tua evoluzione artistica...
Rappresentano semplicemente i luoghi migliori per cantare e ascoltare il Fado. Io ho iniziato a cantare all'età di quattro anni, dopodiché i miei genitori hanno aperto una casa di Fado molto importante, dove ho conosciuto Amália Rodrigues e altri grandi personaggi che ora purtroppo non ci sono più. Ho imparato molto da loro e da allora ho iniziato a cantare anche in altre case per guadagnarmi i miei soldi. È stato molto speciale per la mia indipendenza e anche per creare le condizioni per viaggiare poi in tutto il mondo.
L'atmosfera che si respira in una casa di Fado è più o meno come un posto segreto, che nessuno conosce ma in cui tutti vogliono entrare. Sono luoghi molto discreti, dove l'illuminazione è costituita solo da candele con nessuna amplificazione. C'è una comunicazione speciale tra i musicisti e i cantanti, che crea un po' di mistero in quanto trascende le loro azioni: è un qualcosa di metafisico. Succederà qualcosa ma non sappiamo cosa o come sarà o quando apparirà, ma tutti nella comunità che si raccoglie sentono la stessa cosa, ed è bellissimo.
Quando ti sei innamorata della bossa nova e di Tom Jobim?
La prima volta, in realtà, è stata nei romanzi brasiliani che vedevamo in TV, e all'epoca non sospettavo che che le canzoni fossero separate dai personaggi del romanzo. Così, quando ho scoperto che la canzone non riguardava il personaggio, specifico ma era piuttosto una composizione indipendente di un cantante che ha la sua vita, la sua carriera e altre cose da dire, ho iniziato ad ascoltare molti cantanti e a fare ricerche, prima negli album dei miei genitori e poi da solo, comprando alcuni dischi: a casa i miei genitori avevano degli album di Tom Jobim e Chico Buarque. E ho iniziato ad ascoltare. Mi affascinava, perché era una cultura completamente diversa ma con la stessa lingua, incredibile!
Prima hai citato la Rodrigues: è possibile condensare ciò che provi per lei?
Ovviamente per me ha rappresentato un'ispirazione, essendo una donna forte e rivoluzionaria nella cultura del Fado che è riuscita a portare ad un altro livello di conoscenza. Ha iniziato a cantare composizioni di poeti intellettuali, quando il Fado era appannaggio solo di poeti popolari. E ha messo una tale intensità e dignità sul palcoscenico, da guadagnarsi un autorevole rispetto, non solo nelle case di Fado ma anche nei palcoscenici e nei concerti.
Fra i nomi nuovi invece chi ti piace o stai seguendo?
Nella nuova generazione contemporanea credo che ci siano molti grandi cantanti di fado, io amo Camané, rappresenta davvero un'ispirazione. Ci sono anche voci incredibili in altri generi, come nell'hip hop come Sam The Kid, Capicua, una donna che ha del talento. Poi seguo da sempre Arnaldo Antunes, uno dei miei poeti preferiti, rappresenta il profilo di un artista completo, oppure Marisa Monte che è una mia cara amica: insieme abbiamo collaborato molto.
Di cosa parla il tuo prossimo album?
Continuo a cercare la vertigine in cui posso trovare, con nuove combinazioni della stessa matrice, la mia identità. È la storia che ho scritto, le mie origini, le mie influenze e la musica in cui rivelo me stessa.
Qual è il tuo sogno più grande?
Il mio sogno più grande è avere l'opportunità di continuare a fare quello che amo con passione. Questa opportunità di darmi al pubblico per continuare a regalargli la mia musica, rappresenta un vero privilegio.