Immersi nella natura per una passeggiata autunnale che ci rigenera e ci prepara all'inverno. Le fonti del Clitunno, in provincia di Perugia. Quanta meraviglia.
Tempi d’autunno: cadono le foglie, l’aria si rinfresca, ma qualche scorcio d’estate accompagnato da un piacevole tepore che prepara al calduccio delle nostre case ci permette ancora qualche escursione in natura. D’altra parte, per un abbraccio della nostra Madre Terra non è mai tardi ed è sempre il momento giusto. Partiamo da Roma per regalare allo sguardo uno scorcio naturalistico d’altri tempi, andremo in un luogo che concilia il mondo rumoroso con la meditazione e la serenità interiore: le fonti del Clitunno, in provincia di Perugia, un vero e prezioso gioiello.
Beltà pura
Originato da limpide sorgenti, nel luogo chiamato "Le Vene" presso Campello del Clitunno, il fiume scorre nella verde valle spoletana per unirsi al Topino, al Chiascio e, infine, al Tevere. Ai piedi del monte di Campello le sue sorgenti si aprono, come due braccia delicate pronte a un abbraccio affettuoso, a creare un grazioso e piacevole laghetto, scrigno di bellezza e di biodiversità. I prati sono molto curati, si intravvedono erbette da cartolina e da erbario, le rive sono cinte da bellissimi e grandi salici piangenti, i cui rami si inchinano, maestosamente, ad accarezzare le acque. Tanti anche i pioppi. La tenerezza e la pazienza della natura qui sono la regola. Cigni e germani reali nuotano allegramente, osservati da silenziosi turisti che davanti a tanta grazia sembrano aver perso la parola.
Sul fondo del lago vi è una rigogliosa e rara vegetazione, i colori azzurro e verde smeraldo dominano intensi. I tronchi degli alberi, soprattutto dei pioppi, sono possenti e sembrano avere i loro volti e le loro espressioni. Nodi secolari avvolgono il cielo.
Qualche nozione di biologia e geologia
Fra le più importanti manifestazioni idriche della regione Umbria, le fonti del Clitunno sono determinate dall’affioramento del livello idrostatico della falda compresa nei calcari liassici dei monti di Campello. L’ambiente, molto particolare, è caratterizzato da acque correnti e da altre in parte quasi stagnanti in una depressione del terreno. Le sorgenti scaturiscono a quota 225 metri sul livello del mare dalla roccia sottostante la via Flaminia; vi sono poi numerose “vene”, ruscelletti che giungono da sorgenti affioranti nel terreno, che arricchiscono il quadro.
Sul fondo del lago, che ha un perimetro di circa 400 metri, affiorano piccoli crateri nei quali si aprono le polle sorgive, responsabili del maggior apporto d’acqua. La profondità del bacino varia molto, da pochi centimetri a quattro metri, e la temperatura dell’acqua è sempre di circa 12 gradi.
Tante le specie arboree di questo scrigno: pioppo nero, pioppo cipressino, ontano, salice bianco, cipresso (inclusi rari esemplari di cipresso calvo), leccio e gelso. In primavera, il parco si ammanta di un manto lanoso creato dai fiori di pioppo che danno al luogo un’atmosfera ancora più magica, quasi da favola.
Sullo specchio d’acqua nuotano maestosi e candidi cigni reali, martin pescatore, gallinelle d’acqua, castorini. Nelle acque vi sono esemplari di trota fario, la trota iridea, anguilla, lasca, cavedano, vairone, spinarello, granchio di fiume e rana.
Il fiume nell'antichità, venerato come un dio
Antiche popolazioni umbre prima e romani poi veneravano le acque del Clitunno come un dio (Jupiter Clitumnialis, Giove Clitunno, dio delle messi) che, per questo, venne ritenuto sacro.
Basti pensare al vicino Tempietto del Clitunno (a circa 1 km dalle fonti), dove, dal I secolo a.C., ogni primo maggio, si celebravano le feste in onore di Giove dette anche clitunnali, dove i giovani romani si cimentavano a far risalire le barche controcorrente ed altri giochi. Tradizioni che sono la nostra affascinante storia.
Il dio Clitunno, secondo la tradizione romana, si era unito in matrimonio con la ninfa e musa del lago Camesena, essere divino metà donna e metà pesce, dando vita alla stirpe italica. Nel 27 a.C., l’imperatore Ottaviano Augusto, con un decreto, elevò la zona a centro umbro per eccellenza. I romani, lungo il corso del fiume, poi eressero numerose ed eleganti ville patrizie, terme e tempii sacri. Luogo di culto per tutte le anime.
Ospiti a sorpresa: da Virgilio a Plinio
Fonte di ispirazione di poeti e pittori, sono tanti i passaggi letterari che parlano di questo luogo: eccoci, allora, a condividere alcuni versi che il fascino del luogo ha generato.
Da qui, o Clitunno, le bianche greggi e il toro - che era la vittima maggiore - bagnati dalla tua sacra corrente, trassero ai templi degli dei i trionfi romani.
(Publio Virgilio Marone, Georgiche, Libro II, vv.146-148)
Dove il bel fiume Clitunno fa ombra col suo bosco e l’onda bagna i buoi candidi come la neve.
(Sesto Properzio, Elegia II, 19, 25-26)
Le Sacre onde del Clitunno che offrono candidi armenti ai trionfi laziali.
(Claudiano, De Consulatu Honorii, Lib. VI, 505)
Hai mai visto le fonti del Clitunno? Se non ancora - e credo di no, altrimenti me ne avresti parlato - valle a vedere. Io l’ho viste da poco e mi rammarico d’averlo fatto troppo tardi. V’è una piccola collina tutta coperta da antichi e ombrosi cipressi: ai suoi piedi scaturisce una fonte da molte e ineguali vene, e prorompendo forma un laghetto che si spande così puro e cristallino che potresti contare le monete che vi si gettano e le pietruzze rilucenti… Sorge là presso un tempio antico e venerato. V’è dentro lo stesso dio Clitunno, avvolto nella pretesta che l’adorna.
(Plinio il Giovane, Epistole VIII, 8)
(…) Salve, Umbria verde, e tu del puro fonte nume Clitumno! Sento in cuor l’antica patria e aleggiarmi su l’accesa fronte gl’itali iddii.
(Giosuè Carducci, Alle fonti del Clitumno)
Ma tu, o Clitunno! dalla tua dolcissima onda del più lucente cristallo che mai abbia offerto rifugio a ninfa fluviale, per guardarvi dentro e bagnare le sue membra ove nulla le nascondeva, tu innalzi le tue rive erbose lungo le quali pascola il giovenco bianco come il latte; o tu - il più puro Dio di acque miti, e il più sereno d'aspetto, e il più limpido, invero la tua corrente non fu profanata da carneficine - specchio e vasca per le più giovani figlie della Bellezza!
(G.G. Lord Byron, Pellegrinaggio del giovane Aroldo, canto IV)
L’aspetto attuale di questo magico luogo è frutto della sistemazione ottocentesca del Conte Paolo di Campello che, sul modello di giardini romantici dell’epoca, ridisegnò l’ambiente allargando le sponde del lago, creando le due isolette e popolando l’area con piante pregiate, fra cui alcune talee di salice portate dall’isola di Sant’Elena dalla principessa Maria Bonaparte, moglie del Conte Paolo e discendente di Napoleone.
Tutto qui parla di storia, bellezza e armonia. Da visitare.
(Tutte le fotografie sono state scattate dall'autrice Simonetta Sandri)