Villa Mirafiori è stata realizzata tra il 1874 e il 1878 per diventare la residenza ufficiale della “Bella Rosina”, quando Vittorio Emanuele II di Savoia (1820-1878), l’ultimo re di Sardegna e il primo re d’Italia, si trasferisce a Roma nel palazzo del Quirinale e acquista, come tenuta di caccia la proprietà oggi nota come villa Savoia o villa Ada sulla via Salaria.
La “Bela Rosin” (in piemontese) è Rosa Maria Chiara Teresa Aloisia Vercellana (1833-1885), dapprima amante e in seguito moglie morganatica (ovvero sposata ma senza l’attribuzione del titolo di regina) del re, che le concesse i titoli nobiliari minori di Contessa di Fontanafredda (territorio di Serralunga d’Alba) e Mirafiori (territorio a sud di Torino). Amata dal popolo ma detestata dai nobili e dalla corte sabauda, Vittorio Emanuele II ebbe da lei due figli, Vittoria ed Emanuele, acquistandogli anche il castello di Sommariva Perno. Il terreno oggi occupato da Villa Mirafiori a Roma fu individuato e comprato in un'area suburbana ma adeguata, non molto distante dalle altre due proprietà sulla Nomentana di villa Massimo e villa Torlonia. La tenuta è già presente nel 1748 nella pianta disegnata da Giovan Battista Nolli (1701-1756), definita Vigna lungo la via Nomentana risulta essere della famiglia Lancellotti Ginnetti. La vigna ha un casale prospiciente la strada utilizzata per secoli come osteria, l’Antica Baracca.
Il giardino
Gli emissari del re, oltre a Vigna Lancellotti Ginnetti, acquistano anche Vigna Mauri, poi passata al patrimonio privato del re, e Villa Malatesta, edificata dall’avvocato Giovanni Battista Malatesta nel 1855 sui terreni Battaglia e Cicognani, iniziando i lavori di sistemazione del Giardino all’inglese di Villa Mirafiori con la progettazione dell’architetto di origine tedesca e direttore dei parchi di casa Savoia, Emilio Richter. I lavori di sistemazione e allestimento di Villa Malatesta non erano ancora terminati, quando l’area è acquistata da Vittorio Emanuele II nel 1874.
Il giardino continua a essere affidato alle cure del Richter, che concepisce un vasto parco intorno alla Villa con una serra olandese con piante pregiate ed esotiche che destano lo stupore dei contemporanei, un’uccelliera e due laghetti. Nel parco vengono costruiti anche alcuni edifici rustici per giardinieri e operai, messi a dimora trentamila piante rare e secolari quali sequoie, cedri del Libano, palme, pini marittimi, oltre ad un vasto canneto di bambù.
Scomparsi le serre, le uccelliere, lo chalet svizzero, il giardino cinese, il lago grande con l’isoletta, attualmente poco si conserva dell’antica straordinaria sistemazione ideata dal Richter. Sono rimasti alcuni cedri e le alberature più maestose tra aiuole di difficile manutenzione e il piccolo laghetto a scogliere rustiche con inserita una scultura raffigurante San Francesco d’Assisi.
L’architettura
L’originaria residenza è una fabbrica di stile neo-rinascimentale a tre piani con loggia d’ingresso e le due ali laterali leggermente avanzate; di gusto eclettico è la torre campanaria addossata sul lato destro, affiancata da una bassa costruzione con loggia che serviva per collegarsi a una cappella dalle modeste dimensioni.
L'abitazione era finemente decorata con stucchi, caminetti di marmo e pavimenti mosaicati; l’ingresso, con loggia a terrazza con tre grandi aperture decorate da eccezionali vetrate a decorazioni floreali molto raffinate, prospetta sul parco. Le vetrate originali hanno i vetri siglati con la data del 1874. Sulla torretta nel 1922 i Fratelli Marziali di Firenze hanno alloggiato un orologio identico a quello che si trova sulla facciata di Palazzo Montecitorio.
Successivamente sul lato occidentale della Villa venne aggiunta una pensilina in ferro e vetro, ancora in situ, in sostituzione dell’originario ingresso. Da qui una breve scala con balaustre in marmo giunge al vestibolo dal quale a sinistra inizia lo scalone, anticipato da due colonne, che porta ai piani superiori.
Al piano terra il vestibolo della Villa immette in un ambiente di pianta rettangolare (12 x 8 m circa) pavimentato a graniglie di marmi la cui volta annovera un dipinto murario (tempera) coevo alla costruzione della villa, quindi datato negli anni Settanta dell’Ottocento, con iconografia tipica delle ville suburbane dell’epoca: canestre di frutta agli angoli, vasi di fiori, racemi, uccelli esotici come il pappagallo, animali esotici come la scimmia, non mancano tuttavia lucertole e decorazioni geometriche e tralicci tipici delle Uccelliere. La volta è perimetrata da una fascia in bassorilievo in stucco. Per la presenza dei pappagalli nella decorazione la sala viene comunemente chiamata dei Pappagalli, oggi l’unico vasto ambiente in grado di far comprendere l’antica bellezza e ricchezza degli interni della villa.
Oggi la straordinaria volta dipinta presenta alcune lesioni, cadute di colore, fessurazioni e mancanze di materia, per questi motivi l’Ufficio Tecnico della proprietà sta progettando uno scientifico e calibrato intervento di restauro, che prevede dopo la campagna diagnostica, la pulitura, la stuccatura e le integrazioni con metodo riconoscibile.
L’edificio annovera pavimenti a mosaico ed è decorato con abbondanza di stucchi, dei quali sopravvivono solo alcuni esempi nell’ingresso, vetrate, camini in marmo pregiati e affreschi. Oggi molte delle decorazioni della villa sono state occultate per motivi funzionali da moderni controsoffitti che nascondono l’impiantistica, solo alcune sale, utilizzate come aule universitarie, recano ancora alcune decorazioni a tempera.
Dalla decadenza alla Sapienza Università di Roma
La grande e sontuosa residenza resta per pochi anni di proprietà della Contessa Vercellana, perché il re muore nel gennaio del 1878, tre mesi dopo averla sposato con rito civile. Rosa si trasferisce a Pisa nel palazzo Beltrami che il re aveva acquistato per la figlia Vittoria. Nella città della torre pendente trascorre gli ultimi anni della sua vita e muore il 26 dicembre del 1885.
Villa Mirafiori viene smembrata, venduta e in parte lottizzata. La sua parte centrale è di proprietà della ditta Luigi Marsaglia che aveva acquistato nella zona vari terreni a scopo speculativo quando la villa deve arretrare il proprio confine per l’allargamento della strada, perdendo, oltre che la grande serra e altre costruzioni, anche la casa fronte strada dove qualche decennio prima aveva riaperto i battenti l’osteria L’Antica Baracca. La residenza della Bela Rosin, diventa nel 1915 casa generalizia delle Dame del Sacro Cuore di Gesù, nel 1920 è raddoppiata nella sua cubatura su progetto dell’Ufficio Tecnico della Real Casa, diretto dall’ingegnere Theodoli.
Con la realizzazione del quartiere limitrofo, la proprietà è venduta e nel giardino verso via Antonio Nibby è costruita una residenza, Villa Lituania, dapprima sede dell’ambasciata della Lituania e oggi sede del consolato russo.
La parte della villa Mirafiori con il casino nobile è acquistata nel 1975 dalla Sapienza Università di Roma (denominazione attuale). Successivamente, ai necessari lavori di adeguamento degli ambienti, il 2 dicembre del 1980 la villa fu adibita a sede degli allora istituti di filosofia e di lingue, che con la riforma del 2010 sono divenuti due Dipartimenti della Facoltà di Lettere e Filosofia. Nel novembre 2017 dopo il trasferimento del dipartimento di lingue presso l'edificio Marco Polo, l'edificio ospita il dipartimento di filosofia e parte del dipartimento di psicologia dello sviluppo (pedagogia).
Nella seconda metà del Novecento nella villa furono girate anche scene di due noti film, il primo di Luchino Visconti, L’innocente del 1976, e l’altro di Liliana Cavani, Al di là del bene e del male del 1977, ispirato alla vita del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche.