I fiori emanano armonia, profumo e personalità: uniche e inconfondibili caratteristiche che li rendono protagonisti ineguagliabili delle relazioni umane attraverso i gesti sacralizzati dei riti e delle offerte devozionali. La vita stessa può essere concepita come un rito, similmente il mondo della Natura è una continua celebrazione, dove i fiori ne sono l’espressione numinosa.
Fiori tantrici
La saggezza e l’esperienza proprie della tradizione tantrica, accumulate nel corso dei millenni, hanno permesso agli antichi maestri di intraprendere una speciale esplorazione della coscienza umana attraverso l’elaborazione di particolari mappe paradigmatiche utili per orientare gli “entronauti” nella ricerca dei loro contenuti interiori.
Questa singolare indagine ha trovato espressione in un linguaggio metaforico costituito da figure floreali di particolare densità simbolica, rappresentate da una serie fiori di loto (padma) disposti idealmente lungo la colonna vertebrale umana (merudanda), concepita come un Axis Mundi microcosmico.
Si tratta di un “giardino mistico” disposto in senso verticale, dove i fiori esprimono i livelli di sviluppo della coscienza, un sentiero interiore segnato da loti a 4, 6, 8, 10, 12... mille petali.
Ogni illuminazione, ogni nuova nascita spirituale è concepita come lo sbocciare di un fiore, un’apertura interiore dove il ricercatore “è esotericamente come una terra, anzi un Giardino, da ripulire, dissodare, seminare e coltivare, fino a farlo fiorire completamente [...] l’arte della coltivazione del Giardino, che diviene un simbolo del processo iniziatico, ove i loti (padma) dei centri sottili lungo il merudanda vengono descritti come fiori nelle aiuole” (Grossato 1999).
Giardini interiori, sottili, astrali, esclusivamente personali, ma non per questo meno reali o meno profumati. La fioritura interiore dei loti-chakra, pur essendo simbolica e figurata, rispecchia concretamente un autentico sboccio floreale. I chakra-fiori si aprono con la luce eterica, spirituale e il praticante nella sua fioritura energetica, esistenziale inizia a profumare delle sue virtù e poteri spirituali. I loti-chakra sono simbolicamente rifugio e attrazione delle api dell’altruismo, della generosità e il prodotto della crescita interiore, il miele della consapevolezza. Pur essendo il merudanda un giardino verticale rappresentato da tutti i chakra, come ogni verziere che si rispetti, offrirà dei fiori-chakra di diversa specie e fattura. Ogni chakra esprime le qualità, le potenzialità specifiche di quell’ambito che gli compete, una specializzazione riferita alle proprietà che il chakra può esprimere. E se i fiori sono archetipi materializzati, ogni persona potrà manifestare nella sua ineguagliabile specificità, il fiore della semplicità, dell’amore, della bellezza, dell’estetica, della forza. Ma gli esseri umani cercano di catalogare la varietà infinita degli stati d’animo inquadrandoli in schemi e codici, in rigide tradizioni, non considerando che non tutti possederanno un meraviglioso loto blu sul chakra della corona (sahasahara), ma che al suo posto, una modesta margherita avrà lo stesso valore (se non superiore) nella sua semplicità, essenzialità e comune diffusione. Uno sconosciuto fiore di campo potrà abitare in un terzo chakra (manipura) parlando di modestia e riservatezza, anziché di potere e incisività come gli è tradizionalmente attribuito. E non tutte le rose saranno gloriose e profumate: spesso piccole roselline, quasi inodori, saranno la massima espressione per i più nel quarto chakra (anahata).
Il loto
Un altro aspetto che gli antichi maestri hanno voluto tramandare attraverso la descrizione dei chakra come fiori di loto, non è dovuto solo dall’obbligo del loro background culturale, ma per ricordare come il fiore del loto materializza una grande ricchezza di aspetti simbolici, tra cui i cinque elementi energetici e filosofici creativi dell’universo: la terra, dove affonda le sue radici; l’acqua, dove vive; l’aria e la luce verso cui tende; il fuoco del calore del sole a cui si apre e la quintessenza eterica del suo profumo. I suoi petali incarnano la molteplicità della creazione, mentre i colori simboleggiano la realizzazione spirituale attraverso la materia: il bianco esprime la perfezione e la purezza raggiunta; il rosso simboleggia la forza e la vittoria; il blu-viola è associato all’apertura, lo sbocciare dello spirito; l’azzurro è legato alla trasformazione, al cambiamento, all’anelito all’evoluzione; il rosa rappresenta la gentilezza, la tenerezza e la delicatezza. Inoltre il loto, con le sue radici immerse nella fanghiglia melmosa (Pankaja è il suo nome sanscrito, cioè “nato dal fango”), ci ricorda che i vissuti esperenziali legati alla materia non sono eventi da rifiutare e disprezzare, ma un concime nutriente per la nostra interiorità.
Allo stesso modo lo stelo è il sostegno che fluttuando attraverso le liquide correnti delle passioni e delle emozioni rimane stabile ed eretto. Le foglie che galleggiano sull’acqua donano stabilità e rimangono imperturbabili, così come dovrebbe essere una persona saggia. Il suo fiore si apre alla luce del sole, alla luminosità della conoscenza e a tutto quello che viene conquistato, e ritorna agli altri sotto forma di dono, elargito come il suo dolce profumo.
I significati simbolici di questo fiore sono molteplici: manifestare, far sbocciare la propria essenza, le capacità e i talenti; vivere intensamente, godendo della corrente vitale e sensuale della vita che ci scorre attorno; imparare ad affrontare in maniera serena e distaccata ogni genere di difficoltà, di ostacoli e sofferenze e, infine, sapersi donare generosamente.
Fiori dei poeti
I fiori sono sempre stati linfa nutriente per l’estro dei poeti e così hanno ispirato a Nino Salvaneschi la relazione tra fiori, malattie e destino: Ogni malattia una radice e un fiore. Ogni malato ha il suo fiore da guardare. Ogni medico la radice da curare. Ma la pazienza sempre il migliore aiuto-giardiniere . Vi sono radici che danno fiori per ogni stagione e malattie che non appassiscono mai. E se le radici sono le diagnosi sotto terra, le malattie rivelano le spine delle rinunce e il profumo della speranza. Fiori che ricevono mille fermenti dalla natura e malattie che si alimentano con una parola sola. Fiori di prato e di siepe, di serra, e di giardino. La rugiada irrora fiori e mali, il vento li accarezza, la febbre li sferza, ma un raggio di sole li bacia prima di sera.
Le praterie sono infinite. “Bubu” dei bimbi: pratoline. Mali dell’adolescenza: gracili narcisi. Mali del peccato: orchidee provocanti. Etisia: rose di sangue. Malattie che lasciano un segno: non ti scordar di me. Malattie dalle febbri alte: oleandri di fiamma. Male che non osa dire il suo nome: mimosa che si ritrae appena toccata. Malattia non ancora dichiarata: la violetta che si rivela con il profumo. Male di mesi: modesti ciclamini. Male di anni: il cardo dalle spine di argento e dal fiore d’oro. Male cronico: l’edera che dove si attacca muore. Male che crocifigge il corpo: la passiflora che ha i segni del Golgota. Ogni malattia una radice e un fiore…
Fiori personali
Se dovessi rappresentare con dei fiori il mio percorso esistenziale, ciò che più ha contribuito, favorito il mio processo di integrazione, esprimendo anche tre fasi cronologiche della mia vita, mi illustrerei con tre fiori principali: il giglio dello scoutismo, il loto della tradizione orientale, yogica, in particolare della via tantrica e la rosa del misticismo esoterico cristiano e alchemico.
Tralasciando il giglio adolescenziale di cui ho introiettato alcuni sani, fondamentali e tuttora attuali principi, per gli altri due fiori, la rosa e il giglio, mi considero ancora un goffo giardiniere apprendista. Ma quale è il fiore che vi rappresenta?
Nota
I fiori sono il tema del quarto libro della collana dedicata alla Cultura e Salute delle piante selvatiche (Aboca edizioni) composto da schede singole, illustrato con foto e stampe, ma valutati attraverso alcuni degli innumerevoli riferimenti simbolici di cui i fiori sono ricchi e da cui è stato tratto una parte di questo scritto.