La cosa migliore che mi sono regalata ultimamente sono dei pennarelli. Immersa tra i libri di Psicologia e di Scienze mediche, quando la scrivania è ricoperta di fogli, appunti, idee, pensieri folli, progetti strampalati, abbozzare con il colore è il regalo più fecondo ci si possa fare. Dove sta scritto che dobbiamo scrivere in blu o in nero? Se possiedi dei pennarelli osservali, sono come le tue emozioni, anche il marrone ha un’eleganza strabiliante.
Il colore è nei centri energetici indiani, i Chakra, nella Teoria dei Cinque Elementi di medicina cinese, nelle stagioni, impressi sulle scatole di carta e le donne e i bambini sanno cosa significhi avere quella scatola di carta magica decorata.
Il colore è persino nelle bottiglie di plastica, c’è chi le usa azzurre e verde per cambiare energia all’acqua, cambiamo colore ai vestiti secondo lo stato d’animo, le nostre divise hanno un colore che richiama una professione, è identificativo.
Anche i sensi hanno colore: il ricordo di una giornata passata, i biscotti quando eravamo piccoli, le risate hanno una tonalità; il colore attira l’attenzione, la vista, i centri nervosi deputati alla percezione, le sensazioni. La nostra energia ha un colore e cambia a seconda dello stato di salute.
Questa è la stagione del caldo avvolgente, il colore spesso è una variazione del rosso, sfuma in arancione la sera e l’aria è intensa di profumo di mare, di boschi, di fiori, di campi ovunque vi troviate. È il momento di raccogliere ciò che abbiamo seminato, è il momento di massima espressione, possiamo godere dei frutti che la terra ci dona e simbolicamente anche i nostri progetti prendono forma.
Esprimersi e creare fecondità nelle proprie giornate, lasciando stare il controllo di ciò che è stato, concentrare la propria intenzione per arrivare alla realizzazione di progetti avviati in primavera e vederli evolvere nel loro massimo splendore. Creare, creare, creare con gioia e sentirsi liberi, con i colori del momento.
Visto il caldo un Fiore Australiano ideale è Mulla Mulla. Questo rimedio è preparato nella Palm Valley a Nord dell’Australia dove crescono le piante più antiche del Continente. Non sorprende infatti che si trovi nel deserto dell’Australia centrale, dove le temperature raggiungono livelli molto elevati: per questo, come natura crea e sa dove piazzare gli esseri viventi, è ideale quando nel corpo ci sono manifestazioni di calore estremo.
Febbre, vampate, scottature, ustioni, eczemi, vaginiti: il fiore aiuta a tollerare il caldo, il dolore eccessivo dopo una scottatura placando il trauma emozionale scatenato. Il caldo però, ad alcuni può far perdere il focus: determinazione, concentrazione, focalizzazione vengono messi alla prova dalle temperature disperate.
Jacaranda è un altro rimedio che personalmente utilizzo anche in altre occasioni, ottimo alleato per riprendere la strada ordinata del “fare una cosa alla volta” senza perdersi a guardare altrove, iniziando mille attività per poi lasciarle stare, in questo caso, per il caldo.
È il rimedio per gli incostanti, per chi inizia nuovi progetti con intento creativo, ma di rado li porta a termine: è per chi non ha concentrazione, per chi è una persona eccitata ed ispirata nella prima fase ma non riesce ad elaborare l’idea da realizzare.
L’aspetto dominante del fiore è aiutare le persone ad essere equilibrate, lucide, decise, veloci nel prendere la decisione senza esitare, senza perdere il focus. Mi è capitato di consigliarlo ad un bambino con sfoghi cutanei da nervosismo perché non riusciva in un’attività e un adulto con reflusso gastrico dove lo stomaco reagiva sotto costante incertezza di non riuscire nella realizzazione di un progetto.
Esprimersi è come aprire il vaso di Pandora. Non serve saper fare bene un’attività, ma saperla fare alla propria maniera: intendo ciò che va oltre la professionalità, quello spazio che dedichiamo a noi stessi per sentirci più leggeri.
Molti inducono nel realizzare un’attività perché partono dal presupposto che il pubblico dia un giudizio: ci giudicheranno sempre, ma questo è un problema degli altri. Se ti fa bene, si fa. Se non viene perfetto, non importa, lo hai fatto tu. Sei felice? No, allora riprovaci. Esprimiti, e quando sei felice anche se non è perfetto ci sei riuscito/a.
Spesso il problema sta nel riconoscimento: non si è stati riconosciuti come persone nella nostra unicità, da piccoli molte volte, non si viene apprezzati per chi siamo, per il nostro carattere, per le scelte, perché “non siamo” ciò che si aspettano gli altri, e a lungo andare, si può cercare altrove l’approvazione.
Continuare a guardare fuori sé stessi è come rimanere imbrigliati nella ricerca di un qualcosa di esterno, riconoscere sé stessi, conoscersi realmente è approvazione, è riconoscimento. E a quel punto possiamo creare i biscotti amari perché se va bene a noi, va bene così.
Anche questo è esprimersi.