Eventi ripetuti, somatizzazioni, pensieri ricorrenti possono essere interpretati come “lezioni da imparare”, che non abbiamo compreso e si ripresentano, oppure abbiamo sottilmente affrontato, ma per la loro grandezza, non siamo riusciti a trasformare completamente.
Spesso si dice che si passa dal processo di accettazione e solo dopo si trasforma l’evento per non presentarsi più. La strada è tracciata, non vediamo i segnali, non li vogliamo ascoltare, tanto meno, vogliamo conoscere noi stessi.
Se partiamo dal presupposto di essere consapevoli di “chi siamo”, “quali valori ci rappresentano”, le “nostre abilità”, i lati “in ombra” e “in luce”, obiettivi, visione, i veri “sì” e i veri “no” e molti altri aspetti che celiamo a noi stessi, abbiamo una via di trasformazione probabilmente più semplice di chi non si conosce affatto.
Conoscersi è un percorso, partiamo da un’immagine trasmessa ad una realmente interiorizzata: personalmente ammetto di averci impiegato molto tempo prima di sapere chi sono e ancora sono in costruzione.
Conoscersi è andare oltre l’apparenza, le aspettative della famiglia, della società, degli amici o conoscenti.
Conoscersi è essere semplicemente se stessi.
Conoscersi è individualità e percezione. Individualità in mezzo agli altri, rimanere fedele a se stessi contro la spinta esterna del volere altrui, esprimere se stessi rimanendo nel rapporto a due, tre, quattro… rispettando la visione altrui.
Conoscersi non significa imporre se stessi, ma conservare il proprio mondo all’interno delle battaglie sociali, rispettando e accettando la diversità propria e altrui.
In alcune occasioni ovviamente, quando determinati rapporti non sono compatibili, probabilmente la distanza è la cosa migliore: in questi casi è importante aver dentro di sé le fondamenta per tenere in piedi la propria “casa”, tenere in piedi chi siamo.
Caso contrario saremmo preda dell’altro, saremmo preda delle mancanze. Cadi tu, cado io. No. Io “sono” quindi esisto e so prendermi cura di me. Tutto questo preambolo per la trasformazione.
È il mese dell’evoluzione: inizia a fare caldo, i semi della terra ormai sono sbocciati, alcune piante offrono i propri frutti, altre lo faranno durante questo periodo quando il sole, con la sua energia darà vita alla fecondità.
E noi qui siamo sotto l’influsso del solstizio d’estate, uno dei momenti più magici dell’anno perché segna il picco massimo estivo, il giorno più lungo, la notte più breve.
Da qui in poi la luce inizierà a calare, ma lo vedremo pian piano nei prossimi mesi: è il momento di festeggiare le trasformazioni in noi, un processo che è iniziato a fine ottobre, ha attraversato tutta l’interiorità dei mesi invernali, uscita poi in primavera per esplodere ora.
Vestirsi o acconciarsi di bianco, giallo, verde, i colori del grano e del sole, possiamo utilizzare l’olio essenziale di limone per portare la gioia, il glicine e il caprifoglio.
Il giallo limone è sinonimo di allegria, di gioco, di caldo, di bello. L’olio essenziale di limone o le scorze del limone si possono utilizzare nei dolci, nelle limonate per rinfrescarsi e re-mineralizzarsi. Mi piace utilizzarlo come profumo per ambiente oppure sulla pelle, stando attenti a non esporsi al sole perché fotosensibile.
Il limone è creatività, calma l’insicurezza, ridona allegria e buonumore e utilizzare il giallo aumenta la progettualità: si può infatti ricoprire la propria agenda o quaderno degli obiettivi con un cartoncino giallo per indurre anche visivamente il processo creativo.
Un fiore australiano molto interessante è Red Grevillea. È un rimedio molto potente: già la sua forma aggrovigliata dà l’idea, secondo la teoria delle Signature, del sentirsi bloccati o dipendenti da qualcuno o qualcosa. Tutti elementi questi che limitano la propria evoluzione e trasformazione. Dà forza per allontanarsi dalle situazioni negative, uscire da situazione sgradevoli senza averne il coraggio.
Spesso queste persone dipendono troppo dagli altri, non utilizzano le proprie risorse come dovrebbero, sono spesso sensibili alle critiche che le portano a chiudersi in loro stessi. Il fiore agisce per uscire dal guscio e sbocciare, promuovendo indipendenza e audacia. Si consiglia questo rimedio a chi è attaccato alle aspettative che limitano la creatività del cambiamento e possono portare a delusione.
Questo fiore assomiglia a un ragno e allude alla difficile condizione in cui si trova la persona, che si sente intrappolata come un insetto: si può utilizzare quando si svolge un lavoro che non si ama e che non si ha coraggio di lasciare.
Il rimedio viene utilizzato per esprimersi, anche a livello verbale perché riequilibra a livello vibrazionale l’ATM, l’articolazione che permette di aprire la bocca ed esprimersi e la ICV, una valvola intestinale che separa i due intestini, quindi ciò che si deve espellere.
Conoscersi è un atto d’amore verso se stessi e ci vuole tempo, anche tutta la vita ma sembra che siamo qui anche per questo: conoscersi dà modo di sapere anche il nostro reale scopo in questa Terra, il nostro ruolo e trasformarsi aiuta a fortificare la nostra rotondità.
Siamo come un cerchio, simbolo di completezza e infinito.