La matita rossa e il brutto voto è ciò che ci ha accompagnato per molto tempo. Siamo cresciuti con la convinzione che l’errore sia qualcosa da non fare, qualcosa per cui essere puniti o per cui provare vergogna.
Ogni volta che commettiamo errori siamo travolti dal senso di fallimento e per paura di non commetterne ci paralizziamo. Pensiamo subito al giudizio degli altri, a quanto ci potranno deridere o disprezzare.
La prudenza ci porta a prevenire i rischi ma lasciare che la paura ci blocchi è un rischio ancora più grande.
Sbagliare è nella natura umana, siamo esseri fallibili e dobbiamo accettare gli errori come parte della nostra esperienza di vita.
Numerose ricerche scientifiche sostengono che impariamo più dagli errori che dai successi, l’effetto sorpresa provocato dall’errore facilita e rinforza l’apprendimento. “Sbagliando si impara” non è solo un proverbio: il nostro cervello è strutturato per fare errori e apprendere da essi.
È importante riconoscere i nostri errori come tali, se non si è in grado di vederli o ammetterli continueremo a ripeterli.
Ammettere un errore entra in dissonanza con l’autostima, spesso troviamo giustificazioni o attribuiamo la colpa a qualcun altro pur di non mettere in discussione noi stessi.
La società multinazionale Procter & Gamble ha coniato lo slogan: “Fail often, fast and cheap”, cioè “sbaglia spesso, velocemente e con pochi costi”. Un invito a non vedere l’errore come un nemico ma come un compagno di viaggio inevitabile e prezioso. Questo è importante soprattutto quando la nostra esperienza con un problema è scarsa.
Einstein scrisse circa 200 articoli con contenuti scientifici, e anche con diverse scoperte: una quarantina erano zeppi di errori.
La vita è spesso una sequenza di sbagli, anche involontari e casuali, ma l’importante è saperli riconoscere, e considerarli come delle leve per andare avanti, per migliorarsi, e non sprecare né talenti né energie. Non dobbiamo avere paura di sbagliare. Non dobbiamo diventare prigionieri dell’ansia della prestazione, ovvero di performance sempre ad alto livello, sul lavoro, negli studi. Nella vita. L’errore aiuta, a volta è perfino indispensabile per crescere e migliorare.
La scienza lo sta facendo attraverso ricerche in laboratorio che hanno portato a individuare nel nostro cervello un gruppo di neuroni che registrano le decisioni, giuste o sbagliate che siano, valutano le conseguenze e ci predispongono, in caso di errore, a non ripeterle.
Se sbagliare è umano, come diceva Sant’Agostino, perseverare diventa diabolico. In ogni caso la scienza ci avverte che solo attraverso l’errore di oggi le nostre azioni di domani potranno essere più efficaci. Quasi un passaggio obbligato.
È quello che sostiene Mark Zuckerberg, fondatore e amministratore delegato di Facebook: “Le persone di successo non solo imparano dai propri errori, ma impiegano la maggior parte del loro tempo a sbagliare”.
Tutti siamo abituati ad attribuire alle persone di successo delle proprietà speciali. Ci illudiamo che siano persone con doti sovrannaturali o con un'enorme dose di fortuna. In questo modo siamo pronti a giustificare nostri eventuali insuccessi.
Raramente ci viene da pensare che magari le persone felici sono solo quelle che hanno corso più rischi, sbagliato di più e usato i loro errori per diventare più sicuri, più efficaci e capaci. Si sono allenati attraverso gli errori che hanno commesso e per questo hanno osato di più.
Molto spesso la paura di sbagliare è il freno principale all'azione e chi raggiunge livelli elevati di prestazione, allenandosi a sbagliare spesso, arriva a non aver alcuna remora ad agire. Questo li rende più reattivi e capaci di adattarsi alle varie situazioni della vita e a coglierne più prontamente le opportunità.
È chiaro che non agire è il modo migliore per non commettere alcun errore ma è altrettanto evidente che questa strategia porta ad una vita vissuta a metà e a molte occasioni perse.
Leggendo libri di storia, studiando le vite di chi ha contribuito in modo deciso alla nostra civiltà ci si rende conto che tutti, condottieri, artisti, politici, soldati, esploratori, hanno commesso molti errori. Gli unici che non sbagliano sono quelli che scelgono di non agire.
In genere questi non rimangono nella storia!