Il Trifala è una preziosa eredità dei saggi fondatori dell’ayurveda: secondo questa antica tradizione medica non esiste malattia che non potrebbe essere curata o migliorata grazie a questo prodotto. Interpretazione non esagerata dato che il Triphala, utilizzato quotidianamente, si occupa dell’organismo come una nutrice accudente aiutando a preservarlo dalle ingiurie del tempo.
Il nome è semplice come la sua composizione, Tri (il numero 3) e Phala (frutto) cioè i 3 frutti. È noto anche come i tre mirabolani.
1. Mirabolano chebulo o Haritaki
Frutto dell’albero Terminalia chebula retz della famiglia delle Combretaceae. Il termine sanscrito harithaki deriva da hri/hari - portare via, allontanare (dove ciò che allontana sono le malattie), conosciuto anche come Pathya (cioè salutare, che si accorda bene con). Nella tradizione tibetana è noto come sman-mchog rgyal-po: re del meglio della medicina. I Buddha della medicina vengono rappresentati con questo frutto in mano.
Era un frutto già noto nella antica tradizione erboristica occidentale, Tabernaemontanus (latinizzazione di Giacomo Teodoro di Berg-zabern) lo definisce come “farmaco benedetto” per l’azione benefica su cuore, stomaco e fegato ed altri effetti terapeutici.
2. Mirabolano embelico o Amalaki
Frutto della pianta Emblica officinalis della famiglia delle Euphorbiaceae. Conosciuta anche come dathriphala (datri, nutrice e phala frutto) o vayastha (ciò che mantiene la giovinezza). La tradizione antica riporta che la Amalaki sia stato il primo albero ad apparire nella creazione e così viene rappresentato sulle sommità dei templi come un frutto stilizzato.
3. Mirabolano belerico o Bibhitaki
Frutto della pianta Terminalia belerica roxb della famiglia delle Combretaceae. Sono frutti di un albero che raggiunge una notevole altezza molto diffuso in India.
Variando semplicemente la composizione, generalmente utilizzata esattamente in parti uguali, si possono creare delle azioni e degli effetti molteplici: è un rimedio vegetale così utile ed universale tanto da creare una farmacopea erboristica a sé stante. I singoli frutti hanno numerose capacità curative e preventive, ma la combinazione esalta ed aumenta l’azione in termini di efficacia.
Un’altra importante proprietà riconosciuta a questo composto è quella di veicolare e potenziare altre sostanze con cui viene combinato, ed analizzando le composizioni della farmacognosia di questa antichissima medicina e filosofia pratica della salute, lo ritroviamo nella maggior parte dei composti fitoterapici. Ha un utilizzo adatto per tutti i climi e le costituzioni biologiche, non c’è periodo della vita dove non lo si possa usare: è un prodotto utilissimo per chi conduce una vita in una metropoli così come per l’eremita o lo yogi che segue le sue pratiche separato dal mondo, per i bambini in crescita, per lo sportivo e per l’anziano che accusa i segni del tempo. Per uso interno ed esterno, oltre che per gli esseri umani è un aiuto magnifico per gli animali e anche per la cura del mondo vegetale.
Alcune funzioni
Ha una azione elettiva per la pulizia dell’intestino e spesso è conosciuto, in maniera riduttiva, solo come un leggero lassativo perchè agisce delicatamente con un’azione lubrificante sulle pareti intestinali, per questo si integra ottimamente con altre sostanze come lo psillio e la mucillagine di malva.
Con il polline di api, dopo (o durante) una terapia antibiotica attiva, ha importante azione di rigenerazione del microbiota. Altra combinazione è quella di trifala e polvere di propoli creando così un ottimo antibiotico naturale, assunto sempre con del miele.
Rasayana
L’applicazione più interessante del Trifala è nell’ambito di quella branca medica ayurvedica, di grande attualità, il Rasayana.
Con il termine “Rasayana” si indica il metodo ottimale per eliminare i vecchi e logori tessuti corporei e sostituirli con dei nuovi. Questo logorio dei tessuti può essere il risultato di una malattia di lunga durata, di invecchiamento precoce oppure di un eccessivo indulgere ai piaceri.
Il termine indica anche Ras come rappresentante dei sette tessuti costituenti (Dhatu) e Aynam come estensione, espansione, pertanto il Rasayana indica la modalità di nutrire adeguatamente ogni parte del corpo così da ritardare il processo di invecchiamento.
La metodologia del Rasayana ha elaborato due sistemi principali anti-invecchiamento denominati Kutipraveshika e Vathathapica. Il primo sistema è un arduo e sofisticato processo che richiede l’isolamento dai 30 ai 41 giorni in una speciale costruzione (Kuti, cottage, capanna) osservando severe restrizioni, è una tecnica difficile che viene preceduta da una profonda depurazione dell’organismo in modo tale che sia pronto e ricettivo alle sostanze antiossidanti e rigeneranti dei tessuti, ma richiede una indispensabile assistenza medica e una forte volontà da parte del paziente.
Nell’altro sistema il soggetto può continuare a risiedere nella propria abitazione e il processo è più diluito e accessibile, ma con risultati meno incisivi. In entrambi i sistemi il Trifala riveste il ruolo di sostanza principe, avendo un’azione sorprendente sulla biologia dell’intero organismo: la capacità di tenere tutti i tessuti disintossicati, di aprire gli srotas (canali energetici di nutrimento degli organi) e, sui corpi già preparati accuratamente, anche una azione anti invecchiamento.
L’utilizzo del Trifala si estende ad interessanti applicazioni:
- per i bambini che possono beneficare di questo prodotto fin dai primi passi dello svezzamento, attraverso l’assimilazione di piccole quantità (si intende veramente all’ordine di una punta di coltello) come è prassi nella cultura preventiva indiana;
- per giovani in crescita nel mondo occidentale, così facilmente propensi a pessime abitudini alimentari, ha funzione di proteggere dall’obesità e dallo stress che subisce un organo come il pancreas, dovuto al consumo eccessivo di alimenti che stimolano il picco glicemico (zucchero, farine raffinate, ecc). Il Trifala sostiene e protegge questo organo ed evita depositi adiposi non solo negli strati sottocutanei, ma anche attorno agli organi interni.
Al convegno annuale dell’American Association for Cancer del 2007 si riportava uno studio scientifico di come il Trifala attivi la morte delle cellule nel tumore pancreatico, inducendo il processo dell’apoptosi cioè il normale processo che l’organismo attiva per sbarazzarsi delle cellule danneggiate, inutili ed indesiderate. Già la rivista Cancer Letters (2006) riportava un altro studio sulle proprietà antitumorali di questo composto: nella età puberale, dove l’attivazione ormonale e lo squilibrio emotivo attivano, nella maggior parte dei casi, una alterazione dei Dosha (umori energetici), dato che il Trifala è un riequilibrante tri-doshico (Pitta, Kapha e Vata) potrebbe essere anche un utile coadiuvante psicosomatico.
Questo mantenimento dell’equilibrio energetico e della condizione organica generale potrebbe ritornare efficace specialmente nei soggetti che usano droghe ed alcool. La combinazione di Trifala e particolari piante tonico nervine come l’erba Brahmi o l’Asvagandha (Withamnia sonnifera) potrebbero di essere grande utilità per consumatori di sostanze stupefacenti. Il Trifala è un modulatore dell’assimilazione delle vitamine del gruppo B, ed è noto come sia facile per questi soggetti avere una carenza di tali vitamine, conseguenza dell’incuria e dell’inconsapevolezza di uno stile di vita poco salutare.
Occhi e vista
È riconosciuta da tempo l’azione benefica che il Trifala crea sugli occhi e sulla vista.
In ayurveda la branca medica che si occupa delle patologie al di sopra delle clavicole (testa, naso, gola, orecchie ed occhi) è nota come “Salakya”. Nell’antico trattato il Tantra di Nimi, opera che ha attratto l’interesse di moderni oculisti, l’autore, il saggio Nimi (autorità in questo campo) prescrive dei farmaci per curare un certo numero di disturbi oculari a base di Trifala. Il grande maestro di ayurveda dichiarava, inoltre, che impiegando polvere di Triphala, polvere di liquirizia, miele, osservando una dieta adeguata e bevendo l’acqua estratta dal Mirabolano Chebulo, è possibile ottenere una “vista di aquila”.
Constatando la percentuale dei problemi visivi anche in giovane età, dovuta anche al tempo eccessivo trascorso davanti al computer, e poco all’aria aperta, il Trifala potrebbe essere una di quelle sostanze utili per una profilassi visiva. In oftalmologia, il Trifala, ha applicazioni anche locali come collirio e numerose ricerche lo indicano anche come un ottimo rimedio per la prevenzione della cataratta.
La combinazione con la polvere di liquirizia lo rende un ottimo depurativo per il fegato, ed è sempre bene personalizzare la percentuale del composto, ma una indicazione generale adatta a tutti è una dose doppia di liquirizia rispetto la quantità di Trifala. Consigliato assumere la miscela la mattina a digiuno per le costituzioni vata e kapha e pitta la sera.
Depurazione profonda
Una importante proprietà del Trifala è quella di ostacolare il deposito di metalli pesanti nell’organismo; dovrebbe essere utilizzato sempre quando si deve mettere in atto una disintossicazione profonda, integrato con altre sostanze che possono supportare questa importante depurazione. La disintossicazione dei metalli pesanti e/o di sostanze inquinanti di varia origine dovrebbe essere ben programmata per non correre il rischio che le sostanze mosse dal loro “nascondiglio” organico siano circolanti in quantità tali da trasformare l’intossicazione latente, sub-clinica, in uno stato acuto e diretto.
La problematica delle persone che vivono nel mondo moderno è basata su questo aspetto dell’inquinamento che coinvolge l’organismo già dalle prime formazioni cellulari nello stato fetale. Spesso l’azione benefica del Trifala incontra l’ostacolo di tessuti e cellule troppo appesantiti e intossicati, dove le sostanze inquinanti occupano, insieme alle tossine metaboliche e altri cataboliti endogeni, lo spazio cellulare e intracellulare ostacolando l’assimilazione dei benefici componenti del Trifala. Pertanto, si consiglia un’assunzione graduale seguendo un decorso depurativo con tempi lunghi, progressivi assicurandosi il giusto sostegno degli organi emuntori. Fondamentale sarà l’alimentazione naturale e depurativa, con abbondante consumo di acqua, integrando con digiuni periodici, brevi, continuativi, con prodotti specifici drenanti come i gemmoderivati o sostanze chelanti con posologia personalizzata, sempre secondo la super visione di un esperto o di un medico.
Nella lunga sperimentazione condotta durante i numerosi residenziali orientati sulla depurazione e sul digiuno, il Trifala ha sempre accompagnato la fase preparatoria, di attuazione e di ripresa in perfetta sinergia con le piante officinali disintossicanti e con la valutazione di una analisi ayurvedica personalizzata.
In questo ambito, una nota e comune pianta alleata del Trifala per alleggerire le sostanze tossiche nell’organismo è l’aglio ed eventualmente in sinergia con una tintura di antimonio lavorato spagiricamente.
Durante il percorso di depurazione la parte di Amla (Emblica officinale) potrà essere ridotta, poi riportata a quantità uguali con gli altri componenti e successivamente incrementata dato che, approfondendo la depurazione, l’organismo sarà più ricettivo alle proprietà altamente ringiovanenti della Emblica officinale.
Il Trifala è presente nella vita quotidiana dell’India, come cura della persona (shampoo, dentifricio, impacchi, ecc.). Come componente per l’igiene orale, da lungo tempo i dentifrici ayurvedici hanno, oltre la notevole presenza di piante antisettiche e antibatteriche, una buona percentuale di polvere di Trifala. Uno studio esposto su PubMed (il motore di ricerca di letteratura scientifica biomedica) indica l’azione del Trifala come sostanza efficace nella prevenzione delle carie dentale con una azione pari alla clorexidina, il componente base dei numerosi collutori in commercio.
Suggerisco una ricetta personale di polvere dentifricia, consapevole che richiede un minimo impegno di preparazione, dove la polvere di Trifala è miscelata con timo secco triturato e setacciato per ottenere una grana fine. Per la tradizione erboristica popolare il timo è una pianta anti cariogena (è efficace anche l’infuso concentrato come collutorio). In un contenitore aggiungo alle polveri, una goccia di una miscela di oli essenziali (menta, tea tree, niauli, cajeput e limone), miscelo con un dentifricio all’argilla e applico. La presenza dei tannini dei tre mirabolani assicura anche una azione astringente sull’assetto gengivale.
Riportiamo un elenco sommario della moderna ricerca medica riportata su PubMed su alcune proprietà del Trifala:
Oltre all'azione lassativa la ricerca di Triphala ha riscontrato che la formula è efficace per diversi usi clinici come funzionalità dell'appetito, riduzione dell'iperacidità, antiossidante, antinfiammatorio, immunomodulante, antibatterico, antimutageno, adattogeno, ipoglicemizzante, antineoplastico, chemioprotettivo e effetti radioprotettivi. I polifenoli in Triphala modulano il microbioma intestinale umano e quindi promuovono la crescita di Bifidobatteri e Lactobacillus benefici inibendo la crescita di microbi intestinali indesiderati.
Studi fitochimici di Triphala Rasayana hanno rivelato costituenti chimici come acido gallico, acido ellagico, acido chebulico, acido chebulinico, gallato di metile, emblicanina A ed emblicanina B.