Se pensiamo a un castello l’immaginazione ci trasporta nell’Europa medievale e ci rimanda a una quattrocentesca residenza difensiva, protetta da mura, fossati, torri e ponti levatoi.
Le affascinanti rovine del castello di Graines, situate in Valle d’Aosta, una delle regioni italiane più ricche di manieri, però, ben poco hanno a che vedere con tutto ciò.
Tra le architetture romaniche castrensi di maggior pregio e antichità della regione il castrum sancti Martini, com’è indicato questo castello-recinto nei documenti d’archivio, si presenta come un nucleo demico fortificato, in cui i fabbricati sono disposti entro una recinzione, che protegge un’emergenza naturale di 2000 m2.
Degno dell’ambientazione di un romanzo gotico il castrum, sospeso su di un costone (1332 m/slm) della Val d’Ayas e isolato su tre lati da un salto di quota, si raggiunge risalendo a piedi un’erta mulattiera, ricavata nella parete rocciosa.
Giunti in cima al promontorio una porta ad arco a tutto sesto, ornata con ghiera e stipiti in conci di pietra verde, introduce in un avancorpo appoggiato alle mura.
Qualche passo separa il portone principale da un secondo portale e dalla corte castrale.
Sulla soglia del secondo portale, completamente persi in un’atmosfera senza tempo, compare alla vista una chiesina.
Dedicata a San Martino di Tours la cappelletta è ritenuta l’edificio di maggior qualità formale della piazzaforte e una delle architetture religiose romaniche più rilevanti della Valle d’Aosta.
A edificarla tra il 1025 e il 1050, in uno dei punti più alti del loco, separata dal mastio tramite un’area aperta e pianeggiante, furono rudi montanari, un po’ pastori, un po’ contadini, un po’ costruttori.
All’interno del millenario recinto le infinite sfumature grigioverdi delle rovine paiono confondersi in un tutt’uno con quelle del meraviglioso paesaggio alpino che le incornicia, mentre un silenzio innaturale ci ricorda che questi resti dieci secoli fa furono un borgo brulicante di vita.
Nell’osservare il castrum sancti Martini sono parecchie le domande che nascono spontanee.
A che periodo storico risale questo complesso militare dalla fisionomia così diversa rispetto a quella ben più nota dei castelli nel Basso Medioevo?
Perché costruire un presidio a difesa di una zona tanto lontana dalle attuali direttrici viarie? E ancora chi e che cosa doveva proteggere?
Quella del castrum sancti Martini e del mandement de Grana, ossia del feudo di Graines, è un’interessante vicenda d’importanza sovraregionale.
Recuperato grazie a un progetto di cooperazione transfrontaliera il villaggio fortificato, dal XI al XIII secolo proprietà della potente abbazia svizzera di Saint-Maurice d’Agaune, risale al Mille e all’iniziale fase di incastellamento avviata in Valle d’Aosta.
Le motivazioni alla sua origine, in una località forse già occupata nella tarda età del Bronzo (XI-X sec. a.C.), emergono dall’analisi della cartografia, in cui si evince la centralità della circoscrizione che aveva in Graines il proprio fulcro amministrativo. Essa comprendeva un territorio esteso dalla confluenza del torrente Évançon con il corso della Dora Baltea fino alle pendici del Monte Rosa, sul confine con il Vallese svizzero.
Oggi questo tratto alpino è valicabile solo tramite sentieri nella stagione estiva. Invece nel Medioevo una fitta rete di percorsi collegava il mandement a Nord con il Vallese, a Est con la Valle di Gressoney, la “Lombardia” e il milanese, a Ovest con Saint-Vincent e l’alta Valle d’Aosta e a Sud con il borgo di Verrès e la Bassa Valle.
Un avvolgente paesaggio fatto di pascoli e foreste dalla sicura resa agricolo-pastorale si estendeva attorno al comprensorio, mentre nelle alture circostanti torri d’avvistamento controllavano il passaggio di nobili, mercanti e pellegrini.