Un rapporto pubblicato sul Journal of Operational Oceanography riporta i risultati annuali dello stato degli oceani e include informazioni aggiornate sul riscaldamento del Mar Glaciale Artico e sui livelli minimi raggiunti dai ghiacci artici. Oltre 120 esperti scientifici da oltre 30 istituzioni europee hanno preparato le 185 pagine di questo rapporto che descrive le preoccupanti conseguenze dei cambiamenti climatici nell'area artica. Il rapporto include valutazioni connesse agli ecosistemi e alcuni problemi che stanno emergendo per vari organismi marini. I risultati di una ricerca indipendente sulle conseguenze dei cambiamenti climatici su vari gruppi di microorganismi marini sono riportati in un articolo pubblicato sulla rivista Nature Communications. Quelle conseguenze avranno effetti ancora da valutare su tutta la catena alimentare di quegli ecosistemi.
Quello pubblicato sul Journal of Operational Oceanography è il quinto rapporto annuale del Copernicus Marine Service o Copernicus Marine Environment Monitoring Service (CMEMS), la componente marina del programma Copernicus dell'Unione Europea. A cominciare dagli anni '90, l'UE sta investendo grosse cifre per creare una rete di satelliti di vario tipo che possano monitorare il territorio con strumenti diversi. Lo scopo è raccogliere molte informazioni sullo stato dell'ambiente con una copertura globale di grande quantità e qualità.
Nel 2014 è stato messo in orbita dall'ESA (European Space Agency) il primo dei satelliti Sentinel del programma Copernicus che si stanno aggiungendo ad altri satelliti già messi in orbita negli anni precedenti in altri programmi europei, in alcuni programmi nazionali e in collaborazioni con governi e agenzie extraeuropee. Ciò sta permettendo di aumentare la quantità di dati raccolti con l'uso di strumenti sempre più moderni e sofisticati.
Il rapporto del CMEMS conferma aumenti record delle temperature dei mari. Varie conseguenze vengono continuamente analizzate da ricerche specifiche che possono essere concentrate su aree limitate. Questo rapporto è una sorta di compendio che cita tutti i problemi causati dai cambiamenti che stanno avvenendo nei mari e che costituiscono fonti di stress per gli ecosistemi marini. Si tratta di problemi come l'acidificazione causata dal maggiore assorbimento di anidride carbonica dall'atmosfera, l'aumento dei livelli dei mari e il contemporaneo calo dei ghiacci ai poli e il calo della presenza di ossigeno in varie aree marine.
Le valutazioni dell'impatto dei vari problemi sugli organismi marini sono complesse, anche perché variano da area ad area. Il rapporto del CMEMS è partito dal fitoplancton, l'insieme di organismi marini capaci di fotosintesi. Molte specie sono microscopiche ma questi umili microorganismi sono fondamentali perché producono ossigeno e generalmente sono alla base della catena alimentare negli ecosistemi marini. Per questo motivo, cambiamenti importanti nelle popolazioni di fitoplancton come quelli che stanno avvenendo possono avere una forte influenza sugli ecosistemi, i quali possono anche essere destabilizzati.
La ricerca indipendente pubblicata su Nature Communications si concentra su microorganismi specifici, le alghe capaci di fotosintesi alla base di ecosistemi nelle fredde acque delle aree polari. Non si tratta solo di questioni accademiche perché molti pesci e altri cibi provengono da quegli ecosistemi, perciò, i loro cambiamenti hanno un impatto anche su moltissime persone.
Il riscaldamento dei mari sta alterando gli equilibri anche nelle aree polari e tra le conseguenze c'è l'arrivo di altri organismi che formano il fitoplancton ma ben diversi dalle alghe native. Si tratta di procarioti che sono comuni in acque più calde i quali potrebbero sostituire le alghe con conseguenze da valutare. Ad esempio, i ricercatori fanno notare che questi procarioti non producono tutte le proteine e i lipidi prodotti dalle alghe. La conseguenza è che rappresentano un tipo di cibo ben diverso e più povero, con il serio rischio di danni per gli organismi che ora si cibano di alghe e per tutta la catena alimentare.
Le conseguenze a lungo termine dei cambiamenti illustrati nel rapporto del CMEMS, nella ricerca pubblicata su Nature Communications e in altre ricerche sono oggetto di ulteriori studi. Tra i punti in comune di queste ricerche ci sono le dichiarazioni riguardanti la necessità di provvedimenti a livello politico che favoriscano la conservazione dell'ambiente. A volte le conseguenze dei cambiamenti climatici possono sembrare lontane ma ormai sono qui, anche in ciò che mangiamo oggi e sempre più in ciò che mangeremo.