Dopo sei mesi di chiusura per lavori di manutenzione, Palazzo Grassi riapre con un evento espositivo dal titolo Hypervenezia, Venice Urban Photo-Project-Mario Peliti1, un omaggio a Venezia che celebra 1600 anni dalla sua fondazione.
Come spiega Bruno Racine, Direttore e Amministratore Delegato di Palazzo Grassi-Punta della Dogana: “Quando ho saputo che Mario Peliti, conosciuto da tempo in qualità di editore di libri fotografici e gallerista, da 15 anni lavorava su questo progetto (ha iniziato nel 2006 n.d.r.), mi ha colpito la dimensione e l’originalità di questo inventario architettonico esaustivo di Venezia, un archivio vastissimo di oltre 12mila immagini scattate in bianco e nero, senza ombre e in assenza di qualunque presenza umana che, a progetto concluso nel 2030 dovrebbe ammontare a ventimila immagini. Il fotografo non indulge mai al pittoresco in questo progetto che, pur avendo antecedenti illustri, da Charles Marville a Hilla Becher, conserva la propria originalità. Lontana dai cliché, la Venezia di Mario Peliti è una sorta di realtà oltre la realtà. E non poteva prevedere una simile coincidenza quando si è imbarcato in questa avventura, ma la visione che ci offre corrisponde a quella della città sottoposta a rigoroso lockdown durante la pandemia, preconizzando l’aspetto che avrebbe Venezia se il processo di spopolamento che in cinquant’anni l’ha svuotata di dei due terzi dei suoi abitanti proseguisse inesorabilmente. Da qui il titolo Hypervenezia, scelto da Matthieu Humery, il curatore della mostra per rendere la sensazione di straniamento che sovverte il riconoscimento di luoghi che spesso percorriamo senza davvero osservarli. Se Bruce Nauman con Contrapposto Studies a Punta della Dogana è arte contemporanea radicale e anche immersiva, questa esposizione a Palazzo Grassi è un tuffo in una Venezia misteriosa, affascinante che racconta se stessa e parla anche nell’assenza di persone. Quest’anno anno ricorre l’anno della Biennale di Architettura e questa mostra è coerente anche con il tema della Biennale”.
Un’audace scommessa artistica, quella di Mario Peliti, non lontana dal lavoro di un entomologo e di un archeologo.
Il percorso di Palazzo Grassi invita come primo capitolo a una passeggiata lineare con le fotografie affisse alle pareti che ci conducono attraverso i sestieri di Venezia e l’omogeneità della luce rende visibili tutti i dettaglia delle facciate.
La seconda fase accompagna il visitatore a vivere un’esperienza cinematografica con la proiezione delle immagini su tre schermi accompagnate da musiche originali del compositore Nicola Godin.
E la terza tappa di Hypervenezia è spettacolare. Una veduta a volo d’uccello ispirata alla mappa in prospettiva di Venetie MD di Jacopo de’ Barbari (1500) dove Venezia appare come un immenso mosaico formato da migliaia di immagini, un nuovo modo di percepire la città.
“Io non avrei mai immaginato che mi venisse proposto di fare una mostra a Palazzo Grassi - commenta Mario Peliti - ed essendo anche la prima mostra della mia vita, l’ho vissuta con emozione e stress. Calcolando che il primo incontro è stato del luglio dell’anno scorso e la mostra è stata realizzata all’inizio di questo settembre, mi sono sentito felice come un bambino. Al di là di tutta la cura e l’attenzione che ho avuto in questi mesi, è stata ed è un’esperienza assolutamente straordinaria. Venezia è stata per me un modo per vivere una dimensione parallela della città. Mi sono innamorato della dimensione estetica ed emozionale che ha questa città. Mi sono innamorato di Venezia nel 1974 e sono stato fedele a questa passione. E quando sono tornato a Venezia avendo acquisito un indirizzo, mi sono accorto che Venezia stava cambiando profondamente, ero cresciuto in una città che faceva centoventi mila abitanti e adesso ce ne stavano 55-53 mila. Era una città che stava cambiando molto con una trasformazione urbana significativa. E allora ho pensato di cominciare a documentare tutto per vedere che cosa lascia e cosa è Venezia all’inizio di questo millennio. Come spesso accade delle cose apparentemente ovvie, come fotografare Venezia che è sicuramente una delle città più fotografate al mondo, mi sono accorto che nessuno ha mai pensato di documentare quello che è, dalla discarica pubblica fino all’aeree dimesse attraverso tutto il centro storico, dal palazzo Ducale e tutti i campi. Quindi è nato questo progetto che forse è un po’ ossessivo però, i miei amici fotografi mi invidiano perché io non devo cambiare progetto, mentre loro sono costretti a inventarsi una cosa nuova, ogni due anni più o meno. Io ho un immenso scatolone dove tengo il mio archivio e Matthieu Humery ha costruito il concetto della mostra. Le foto della mappa a mosaico di 9 metri e mezzo sono tutte geolocalizzate e l’ultima foto è stata collocata circa tre settimane prima dell’inaugurazione”.
1 In mostra fino al 9 gennaio 2022 a Palazzo Grassi a Venezia.