La massificazione digitale, al pari delle più importanti trasformazioni sociali, ha innescato un mutamento collettivo di grande rilevanza per le future generazioni.
Siamo abituati ad accumulare quanto più informazioni possibili con lo stesso atteggiamento divoratore che assumiamo davanti a una fonte di cibo inesauribile, nell’illusione di placare la nostra fame di conoscenza.
L’accesso alle nuove tecnologie informatiche ha accelerato il fenomeno della globalizzazione, rimodellando i limiti naturali imposti dalle barriere spazio-temporali: miliardi di utenti della rete web usufruiscono di un “bene pubblico” che si autoalimenta e cresce in senso esponenziale.
La Rete si muove a grandi passi, raccoglie e distribuisce una moltitudine di dati, e offre un’ampia gamma di servizi online. Trascinati da un fiume impetuoso difficile da governare, viviamo costantemente inondati da un’imponente quantità di notizie riguardanti avvenimenti pubblici e privati. I computer, i telefoni cellulari, gli smartphone e i tablet sono diventati delle protesi tecnologiche da cui non riusciamo più a separarci. Sul palcoscenico dei social network scorrono vite virtuali che non hanno nulla a che fare con quelle realmente vissute: mai come oggi, l’apparire conta più dell’essere.
Senza un uso consapevole della tecnologia, finalizzato a un miglioramento della qualità della vita, si crea uno squilibrio tra benefici e svantaggi.
Per molte persone navigare in rete significa condividere un’esistenza parallela meno impegnativa e più sopportabile rispetto alla vita reale. Chi è timido, insicuro, incapace di costruire o di portare avanti dei normali rapporti intersociali, trova nella dimensione digitale la possibilità di poter sperimentare delle “bolle esistenziali”, delle esperienze di “decorporizzazione” capaci di aiutarlo a superare le paure e la solitudine, con effetti apparentemente rassicuranti e protettivi.
Spesso ci si collega a Internet in maniera compulsiva e si trascorrono molte ore al giorno per leggere articoli, gestire pagine web, partecipare a gruppi, scrivere e ricevere messaggi, fare shopping, postare immagini o condividere blog. Allo stesso tempo si leggono meno libri e quelli cartacei stanno cedendo il posto agli e-book e agli audiolibri.
In termini di innovazione e di opportunità, il passaggio dalla società dell’informazione a quella della conoscenza non è un fatto scontato. La conoscenza è un processo di empatia con noi stessi e un percorso di crescita attraverso il quale manifestiamo la nostra esistenza.
La velocità con cui condividiamo l’enorme massa di informazioni digitali condiziona il nostro modo di pensare. La calma, la concentrazione e la riflessione che accompagnano la lettura di un libro cartaceo o una ricerca manuale in biblioteca sono stati sostituiti da una forma di apprendimento rapido, sintetico, impulsivo, spesso superficiale, tipico di un testo multimediale.
Diverse ricerche hanno messo in rilievo che la lettura di un documento cartaceo, rispetto a uno digitale, implica un diverso coinvolgimento neurosensoriale. La lettura è un fenomeno sia visivo che tattile e l’impegno fisico richiesto per cliccare dei tasti su un computer è molto diverso da quello necessario a toccare sfogliare e annusare del materiale cartaceo.
Il libro è un oggetto tridimensionale solido, compatto, resistente, dotato di particolari qualità estetiche (la copertina, le immagini e la grafica contribuiscono a esaltare o penalizzare il suo contenuto). È un manufatto semplice, intuitivo, che ha segnato il cammino della storia dell’umanità, dal punto di vista culturale e artistico. Esprime gusto e originalità e tendenzialmente stimola la riflessione e la memoria a lungo termine.
Le parole stampate si prestano a essere lette con più facilità, stancano meno la vista, favoriscono il coinvolgimento e la memoria a lungo termine, rispetto a quelle formate da pixel che appaiono su uno schermo illuminato.
Inoltre, risulta più naturale toccare le pagine di un libro e, all’occorrenza, sottolineare parti del testo, avendo la possibilità di aggiungere delle note in fondo alla pagina, piuttosto che muoversi in maniera meccanica servendosi di un mouse o di una tastiera.
Certo un e-book occupa poco spazio, è facilmente trasportabile e ha un prezzo molto competitivo, ma necessita di una fonte elettrica e spesso di una connessione Internet.
E per quanto riguarda la sostenibilità ambientale? Quale impatto ha un libro cartaceo rispetto a uno digitale? La cosa non è così scontata come sembra. Infatti, “dematerializzare” libri e riviste non significa azzerare la loro impronta ecologica in termini di energia, risorse consumate e materiali inquinanti.
I dispositivi tecnologici contengono centinaia di componenti elettroniche e vari metalli, molti dei quali, come cadmio, mercurio, arsenico e piombo, sono tossici, altamente inquinanti e difficili da smaltire. Un libro digitale è un prodotto a chilometri zero, infatti, può essere scaricato in pochi istanti e non necessita di mezzi di trasporto (aereo, treno, camion, auto), ma lo spazio virtuale ha bisogno di server fisici e di programmi di immagazzinamento dati che richiedono enormi fonti di energia elettrica.
Certo è difficile resistere all’ultimo modello di e-book resistente all’acqua (non si sa mai… per letture in piscina o sotto la doccia), con tanto di luce frontale regolabile e schermo antiriflesso a inchiostro elettronico (la perfetta imitazione di una pagina cartacea). Ma per rilassarsi la sera, dopo una lunga giornata di lavoro stressante trascorsa davanti al computer, forse è meglio spegnere la televisione, il cellulare e il modem di casa e concedersi una serata a lume di candela o davanti al camino, seduti su una comoda poltrona, con un libro (meglio se realizzato con carta riciclata), sorseggiando un gradevole infuso di melissa, camomilla e tiglio … con un pizzico di miele.