Loretta Moramarco è assessora all’ambiente, avvocata e dottoressa di ricerca in Diritto ed Economia dell’ambiente nel comune di Altamura.
Quando è nato il Suo interesse per la tutela dell’ambiente?
L’attenzione riguardo a questo tema è nata circa dieci anni fa quando ho iniziato ad interessarmi in modo particolare alla tutela della qualità delle acque e del servizio idrico. Il tutto è avvenuto all’interno di un gruppo di volontari del mio paese.
Successivamente questo interesse si è trasformato anche in un’occasione di formazione. Nel 2012, infatti, è stato pubblicato un bando per un dottorato in Diritto ed Economia dell’ambiente a cui ho deciso di partecipare e che mi avrebbe fornito l’occasione per approfondire il tema delle acque anche dal punto di vista giuridico.
Concluso il dottorato, apparentemente il mio percorso di approfondimento sul tema delle acque sembrava essere giunto al termine; questo perché il tutto avrebbe richiesto tempo ed energie che, in quella fase della mia vita a causa dei miei impegni lavorativi come avvocato, non avevo.
Ho deciso quindi di portare avanti questo mio interesse rendendomi, ad ogni modo, disponibile con associazioni ed enti in caso di bisogno.
Nel 2020, tuttavia, è accaduto qualcosa di imprevisto. Nella giunta comunale del mio paese vi è stato un rimpasto e una richiesta esplicita di una figura femminile che fosse attenta al tema della tutela dell’ambiente. Da quel momento, per me, ha avuto inizio l’esperienza come assessora all’ambiente e alle politiche di sostenibilità ambientale.
Quali sono state e/o quali sono le difficoltà riscontrate nel Suo mandato come assessora all’ambiente e alle politiche di sostenibilità ambientale?
Nel mio settore risulta costante il rapporto con altri enti perché le competenze sono suddivise tra queste ultime. Il comune non è mai l’unico organo a prendere decisioni; è necessario interfacciarsi con un’agenzia regionale, un ente sovracomunale e altre istituzioni.
Ciò che è possibile constatare è che questo complesso sistema non è percepito e non è percepibile dal cittadino, il quale spesso non riesce a spiegarsi come sia possibile che il comune non possa risolvere nell’immediato il problema da egli posto in quel momento.
Per quanto concerne questa lunga fase di pandemia da Covid-19, inoltre, vi sono state difficoltà nella gestione della raccolta dei rifiuti per coloro che sono stati colpiti dal virus. Essa ha rappresentato un costo per tutte le amministrazioni poiché, per scongiurare il contagio, la raccolta dei rifiuti è avvenuta a domicilio; se si ammalava uno degli operatori, il tutto diveniva ancor più complicato poiché il blocco della raccolta dei rifiuti può diventare un enorme problema per un comune.
Quali sono stati i risultati ottenuti sino ad ora riguardo alla tutela dell’ambiente nel Suo paese?
Innanzitutto, vi è da segnalare che a partire dal 2018 è attivo il sistema “porta a porta”, ovvero un nuovo modo di procedere nella raccolta dei rifiuti che ha avuto un risultato più che buono raggiungendo il 70% della raccolta differenziata. Quest’anno abbiamo approvato un atto di indirizzo per incentivare l’utilizzo dei c.d. acquisti/appalti verdi nel comune. Inoltre, vi è in programma un progetto di economia circolare; in questi mesi si sta discutendo con il distretto di agricoltori locali, i quali vorrebbero realizzare un impianto di compostaggio e utilizzare essi stessi il compost. Perciò, con l’amministrazione si sta ragionando su come poter dar loro aiuto nella realizzazione di questo progetto che darebbe modo al rifiuto di essere sfruttato in maniera utile.
L’idea, quindi, è puntare su questo tipo di progetti innovativi e andare oltre alla “semplice” raccolta differenziata la quale, ormai, è stata del tutto interiorizzata dalla maggior parte dei cittadini.