Il problema dei frammenti di microplastica che si disperdono nell'ambiente e rischiano di entrare nella catena alimentare senza che nessuno se ne accorga perché i frammenti possono essere microscopici viene studiato con serietà crescente dopo che vari studi hanno cominciato a mostrarne la potenziale gravità.
Microplastica era presente nell'ambiente da chissà quanti anni ma nessuno la cercava mentre ora viene trovata praticamente dappertutto. Un articolo pubblicato sulla rivista One Earth riporta il ritrovamento di microplastica perfino vicino alla cima del monte Everest. L'oceano è pieno di microplastica e un articolo pubblicato sulla rivista Environmental Pollution ne riporta il ritrovamento in molluschi disponibili sul mercato come cibo. Un recente rapporto dell'organizzazione The Endocrine Society indica varie sostanze tossiche presenti in materiali plastici, perciò, l'ingestione involontaria di frammenti di plastica può causare serie conseguenze alla salute.
Nella primavera del 2019, una spedizione ha compiuto una scalata del monte Everest, la cima più alta del mondo. Alcuni membri della spedizione hanno colto l'occasione per raccogliere alcuni campioni che successivamente sono stati analizzati da un team guidato da Imogen Napper dell'Università britannica di Plymouth.
I risultati delle analisi riportati nell'articolo pubblicato sulla rivista One Earth hanno mostrato che anche nell'area vicina alla cima dell'Everest ci sono microplastiche. I frammenti sono di diversi tipi: poliestere, acrilico, nylon e polipropilene. Si tratta di materiali usati anche per produrre abiti e attrezzature utilizzate dagli scalatori, perciò, potrebbero essere stati portati da spedizioni che hanno raggiunto la cima della montagna. Se si riuscisse a dimostrare quest'origine, ciò mostrerebbe come le persone lascino frammenti di materiali plastici dovunque vadano.
Un team di ricercatori dell'Università di Bayreuth guidato dal professor Christian Laforsch ha condotto la ricerca riportata sulla rivista Environmental Pollution. Molluschi di varie specie comunemente venduti in mercati di diverse nazioni del mondo sono stati esaminati: mitilo (Mytilus edulis), cozza verde (Perna canaliculus), vongola del Pacifico (Paratapes undulatus) e vongola verace (Venerupis philippinarum). Si tratta di molluschi pescati o allevati in varie parti del mondo dato che i campioni analizzati provengono dal Mare del Nord, dal Mar Mediterraneo, dall'Oceano Atlantico, da varie zone dell'Oceano Pacifico, dal Mare della Cina e dal Golfo della Thailandia. Insomma, c'è una notevole varietà di provenienze.
I campioni di molluschi acquistati nei vari mercati sono stati analizzati usando sofisticate tecnologie spettroscopiche per poter rilevare frammenti microscopici di plastica. I risultati hanno mostrato che tutti i molluschi contenevano microplastiche di dimensioni che andavano da 0,0003 a 5 millimetri.
Un recente rapporto dell'organizzazione The Endocrine Society indica che i materiali tossici presenti in vari materiali plastici includono i cosiddetti interferenti endocrini, conosciuti anche come perturbatori. Si tratta di sostanze che hanno effetti negativi sull'apparato endocrino alterandone le funzioni. Le conseguenze sono molteplici e vanno dai tumori ai difetti ereditari.
Siamo talmente abituati a maneggiare oggetti fatti almeno in parte di materiali plastici che diamo per scontato che non ci possono causare danni. In realtà, la diffusione di microplastiche nell'ambiente e nella catena alimentare ci sta esponendo in maniera crescente al pericolo di ingerire senza accorgercene frammenti che possono causare danni. Secondo il rapporto, anche i materiali venduti come bioplastiche e biodegradabili, considerati più ecologici, contengono sostanze chimiche simili a quelle dei materiali plastici tradizionali.
In varie nazioni, le normative stanno ponendo seri limiti all'uso di oggetti di plastica usa e getta con l'obiettivo di eliminarli del tutto. È un buon inizio per ridurre l'uso di materiali plastici ma c'è ancora molto da fare, soprattutto per quanto riguarda i rifiuti di plastica. Sono rifiuti che pian piano si frammenteranno in microplastiche che inquineranno l'ambiente e la catena alimentare per moltissimi anni con un rischio crescente per la salute degli ecosistemi e anche degli esseri umani.