1946, era da poco finita la Seconda guerra mondiale quando Julius Schneider fondò la Schneiders Mantelfabrik a Salisburgo. L’azienda, che già all’epoca vantava 35 dipendenti, produceva impermeabili con materiali riciclati. Un primo memorabile successo avvenne nel 1951: la giacca da motociclista “Dirtl-Trench”, dal nome del campione europeo di motociclismo Fritz Dirtl, vinse il “campionato” della moda, segnando l’inizio di un decennio in crescita per la Schneiders, che nel 1976 divenne sponsor ufficiale della squadra austriaca alle Olimpiadi di Innsbruck. Diventando un marchio sempre più internazionale negli anni Ottanta, l’azienda ha saputo mantenere negli anni un legame saldo con le proprie origini e con la qualità artigianale della tradizione, senza però rinunciare ad investire nel futuro e ad abbracciare i cambiamenti.
Un importante cambiamento è avvenuto nel 2018, quando la maggioranza del gruppo, composto dalla Schneiders Bekleidung GmbH, incluse tutte le società controllate e dalla Kleidermanufaktur Habsburg, è stata ceduta dal fondatore Alfons Schneider, figlio di Julius, alla Peter Wagner holding e al manager, con un’esperienza consolidata nel settore del tessile-abbigliamento, Wolfgang Binder. Incuriositi dal coraggio dell’azienda di aprire recentemente, in una situazione di emergenza nazionale, il primo monobrand del marchio a Salisburgo e di realizzare una vetrina per La Rinascente a Milano, abbiamo deciso di intervistare Mr Binder, CEO e comproprietario del brand.
Ha aiutato numerose aziende tessili ad uscire da situazioni difficili ed è stato responsabile per grandi marchi europei, qual è la sua strategia per far crescere la Schneiders Salzburg oggi?
Sto lavorando perché Schneiders, che già ha un'ottima reputazione e notorietà, diventi ancora più "brand". I nostri prodotti si possono facilmente confrontare con tutti gli altri grandi marchi in tutto il mondo, ma non siamo conosciuti così bene perché siamo una piccola impresa familiare e non abbiamo potuto investire milioni in pubblicità negli ultimi anni. Dobbiamo ottimizzare e concentrarci sull’essenziale. È in questa strategia che si collocano, ad esempio, le due importanti iniziative recenti: l'apertura del primo monobrand del marchio a Salisburgo, la nostra "patria", e la realizzazione di una vetrina a La Rinascente, a Milano, dove una selezione della nostra collezione è in vendita con successo da alcune stagioni. Anche se ci siamo strutturati per gestire le vendite B2B e B2C attraverso il canale digitale, volevamo dare un segnale forte a tutti i nostri partner in questo momento storico così difficile: noi crediamo e crederemo sempre nella forza del canale di vendita tradizionale, nel negozio, nella relazione umana. Abbiamo molta fiducia che potremo recuperare negli anni a venire e che non si vive di solo e-commerce, ma bisogna guardare avanti con ottimismo. Sto lavorando personalmente a questa crescita, incontrandomi con i referenti dei grandi magazzini e con i titolari delle boutique più prestigiose. Il mio obiettivo è che Schneiders, la sua storia e la sua qualità siano sempre più conosciuti nel mondo.
Come ha iniziato a lavorare nel campo della moda: passione?
Nel mio caso non si può parlare di vocazione per la moda. Ci sono i bravi designer di Schneiders che possono sicuramente vantare una passione per il mondo del fashion. Sono entrato in questa grande e storica azienda dopo 20 anni nel mercato della moda, ho iniziato come buyer per Kettner, molto famoso in Austria e Germania, poi ho lavorato per Metro a Hong Kong nel reparto di abbigliamento da lavoro e poi in diverse aziende principalmente di abbigliamento in Scandinavia e altri paesi. La mia migliore qualità consiste nell'organizzazione, oltre che nella gestione degli aspetti finanziari legati al mio ruolo di CEO. Mi appassiona molto ottimizzare le risorse e permettere ad un'azienda storica come Schneiders di trarre il meglio dalle proprie risorse interne e dalla propria filiera produttiva. Sono al vertice, ma mi sento parte di una grande squadra.
Quando un investimento può essere considerato buono?
Quando produce un risultato che va oltre la performance economica e contiene il valore aggiunto dell'etica e della sostenibilità. Per Schneiders la sostenibilità non è solo uno slogan vuoto, ma una cultura aziendale vissuta. La consapevolezza ambientale e il pensiero sostenibile sono da sempre coltivati in azienda e perseguiti in tutte le relazioni. Materiali innovativi, impianti di produzione, vie di trasporto, rapporti con i clienti e molto altro ancora. Controllati permanentemente da persone competenti e responsabili, soprattutto per quanto riguarda la sostenibilità e la mission ecologica. Produciamo principalmente la nostra moda in Europa. Abbiamo saputo sviluppare relazioni etiche e a lungo termine con i nostri fornitori, produttori e clienti. Il rapporto con i nostri partner per noi vale tanto quanto l'utilizzo di materiali eco-sostenibili. I tessuti utilizzati (loden, lana, bottoni in corno, cashmere, ecc.) sono principalmente materiali naturali, altamente funzionali e certificati Oeko-Tex®. Puoi sentire la passione, il cuore e l'anima in ogni dettaglio sofisticato, e nell’artigianalità di altissimo livello che permea la confezione dei nostri modelli.
Differenze tra il mercato italiano ed estero?
Nelle collezioni Schneiders ci sono tanti tessuti realizzati dai migliori produttori del Nord Italia, grazie a queste partnership di lunga data abbiamo potuto garantire, nel tempo, la qualità delle produzioni e la credibilità del brand in Italia. L'Italia dimostra di apprezzare molto la tradizione e persino la nostra cultura stilistica austriaca; nonostante siano tanti i marchi made in Italy e la concorrenza sia forte, vendiamo molto bene nel vostro Paese. Quando qualcosa vale, da voi si supera il fattore prezzo, invece all'estero si tende spesso a un approccio più superficiale che si basa sul dato economico prima ancora di valutare la bellezza di una collezione.
L’Eco Montgomery e la Flag Field Jacket sono i due capi icona presentati a La Rinascente a Milano: quanto vi è della tradizione austriaca in questi due pezzi?
Anche se il Montgomery è un modello che, appunto, prende il nome dal famoso generale inglese protagonista nella Seconda guerra mondiale, per noi austriaci rappresenta comunque uno stile intramontabile e condiviso anche nella nostra tradizione. Lo abbiamo fatto nostro. E lo abbiamo declinato in materiali naturali certificati Oeko-Tex®. Il nostro Eco-Montgomery rispecchia pienamente il valore della sostenibilità. Mentre la Field Jacket è sicuramente in linea con il nostro gusto più ancestrale, che ricorda l'eleganza delle divise militari. È un modello di giacca ispirato alle tenute da caccia di fine dell'Ottocento. Con quattro pratiche tasche applicate a soffietto, il collo verticale di foggia militareggiante, la doppia allacciatura antivento e i bottoni ricoperti in pelle, la nostra Field Jacket è un inno alla tradizione sartoriale austriaca che tuttavia non perde di vista la contemporaneità grazie all'interno trapuntato e il collo interno staccabile. Sono queste le caratteristiche dei key-pieces che abbiamo deciso di presentare a La Rinascente. Schneiders Salzburg è anche leader nella produzione di loden. Qual è il suo capo loden preferito e quali sono i suoi punti di forza? Mi piace l'intramontabile cappotto lungo, con i polsini a bottone e il lungo sfondo piega sulla schiena. Il loden per noi austriaci è come una patria affettiva, un luogo dove rifugiarsi. Lo abbiamo nobilitato con il cashmere, innovato con la tecnologia e reso ancora più impermeabile, declinato in tante e diverse colorazioni ma... non ci dimentichiamo che era l'abito indossato tutti i giorni dai nostri nonni e dai nostri bisnonni. Quando andavano a caccia o curavano le greggi sfidando il freddo, la pioggia e il vento.
Il 90 % della Schneiders Group è passata a Peter Wagner Holding (50%) e a lei (40%). Che cosa è cambiato nell’azienda e cosa invece è rimasto della storica famiglia?
Di fatto possiamo dire che dal punto di vista dei valori e dello stile non sia cambiato assolutamente nulla. Semmai stiamo contribuendo a perfezionare, con criteri di gestione attuali, ciò che prima si faceva più "artigianalmente". Ma la sostanza non è cambiata. Stiamo crescendo sulla stessa linea del fondatore, Mr Alfons Schenider, che detiene sempre il 10% dell'azienda.
Data la sua grande esperienza nel tessile e nel settore dell’abbigliamento quale consiglio si sente di dare ai giovani imprenditori di oggi?
Per prima cosa mi sento di consigliare di avere coraggio. Un coraggio consapevole e non l'azzardo. L'imprenditore di ogni tempo deve averlo. In secondo luogo mi sento di consigliare di essere sempre curiosi e di investire nelle relazioni umane. Perché è solo conoscendo le persone che sarà possibile fornire prodotti e servizi in linea con i loro desideri più autentici.