11 novembre 2020
Ci risiamo, anzi il virus non si è mai allontanato. È sparita però la rassegnazione della prima ondata e circola una brutta aria. Stiamo pagando un'estate troppo spensierata e vacanziera. Inoltre chi ci governa, pur avendo lavorato tutta l'estate - così dicono - non ha messo in campo difese mirate. Tutte le commissioni riunite non hanno individuato gli interventi corretti e illuminati per potenziare la Sanità e la Scuola pubblica. E da qui era necessario partire. Lo sappiamo; è da più di 20 anni - ormai saranno anche trenta - che queste due istituzioni fondanti la cura del corpo e della mente sono state abbandonate ad un destino che si riassume in un veloce " fate un po' voi che noi dirottiamo le finanze altrove". L'altrove è il più vario e incredibile. Un esempio per tutti: l'acquisto dei caccia bombardieri F35 con capacità nucleare e con un percorso progettuale accidentato e pieno di problemi che gli americani sono quasi imbarazzati a venderceli. Ma non fa niente, il governo italiano continua ad acquistarli con una spesa complessiva di 3,5 miliardi di euro. Quanti ospedali ed edifici scolastici e personale specializzato si possono ottenere con quella cifra?
E così, impreparati a tutto, ci ritroviamo a precipitare, di nuovo, in un contemporaneo girone infernale e a combattere l'invisibile con le armi che già praticava il popolo ebreo 3500 anni fa. Fu necessario un solo DPCM: lavarsi spesso le mani, rispettare la distanza sociale, rispettare la quarantena e, per noi, portare correttamente la mascherina. Dal 6 novembre qui a Ravenna, la mascherina, si rivela polifunzionale dato che la nostra è tra le città italiane più inquinate con uno smog al doppio della soglia di legge. Inoltre alle persone che hanno, come me, dai settant'anni in su, viene consigliato caldamente di stare a casa e di evitare incontri con figlie, figli e nipoti. Cose da niente. Mentre siamo impegnati a rispettare queste "cose da niente" commettendo anche errori, c'è chi ci avvisa che tra breve ci sarà la terza ondata.
Ecco, in mezzo a questo marasma di morte e di paura al punto che, se tossisco, devo giustificarmi con un "scusate mi è andata di traverso la saliva" oppure "la mascherina dopo un po' mi fa questo effetto", continuo a pensare ai banchi di ultima generazione. Con rotelle. Un'idea fissa che forse nasce per il riposo forzato, oltre che del fisico, anche della mente.
Un po' di storia
Allora, a settembre, in molti edifici scolastici, sono volati giù dalle finestre i vecchi banchi di legno così ingombranti e pesanti e sono saliti banchi nuovi, di plastica, leggeri, funzionali, essenziali, monoposto. Con il tocco geniale delle rotelle. Una vera sciccheria! Un'innovazione didattica di portata epocale.
In altri istituti invece, quello dei banchi era un acquisto recente e così sono saliti banchi uguali a quelli che scendevano. Chi, in quei giorni si trovava a Venezia, ha visto scorrere nel Canal Grande vaporetti carichi di banchi e non più di turisti. In tutta Italia tonnellate di legno in forma di banchi sono andati al macero. Ecco. Già qui c'è qualche cosa che non funziona. Si manda al macero il legno e ritorna in auge la plastica. Il guaio si dilata: da noi lo spreco demenziale ed ecco che, come risposta, - naturalmente per caso - in Australia viene abbattuto un albero maestoso di ottocento anni perché disturbava. Veniva a trovarsi nel bel mezzo di una nuova autostrada. Non è che l'autostrada poteva spostarsi un po' più in là perché disturbava?
Forse sono accecata dell'ira e sragiono eppure:
abbiamo dimenticato che siamo sole e luna,
abbiamo dimenticato che siamo pesci e scimmie
e in noi agiscono tutti gli altri animali
e acqua e fuoco e terra e aria.
Abbiamo dimenticato che siamo l'albero della vita
con il pettirosso e la rosa.
Ritorno in Italia
Come vedremo - per fortuna - l'operazione che doveva essere capillare non ha colmato, come tutte le altre operazioni capillari, la richiesta e quindi in diverse scuole le e gli studenti sono rimasti ai posti di sempre. Nulla è cambiato; stessa aula, stessi banchi e uguale numero di studenti.
Per qualche tempo i banchi nuovi di zecca con rotelle hanno svolto il loro lavoro senza intoppi - un po' più in alto, un po' più in basso, una mossa a sinistra e una destra. Con regolare scivolata e relativa caduta di libri, di quaderni e soprattutto di astucci. Insomma un mondo dinamico, con i suoi incidenti, ma pur sempre vivace e pieno di vita. Non importa il relativo disturbo visivo del o della docente perché il destino del corpo docente è un problema del tutto superfluo. Inesistente: un corpo invisibile, una pura astrazione, soprattutto per i ministri della pubblica istruzione che si sono succeduti nel corso di quei quasi "circa trent'anni".
I banchi erano ancora in fase di assestamento - un po' più su, un po' più giù, un po' più in qua e un po' più in là con qualche scontro voluto e programmato, quando il Covid-19 si è messo a viaggiare con le e gli studenti nei mezzi di trasporto - pullman e treni - in entrata e in uscita casa-scuola, scuola-casa. Non mi addentro in quest'altro dilemma perché nella disfatta di contagi sempre più veloci, di medici che "non sono più eroi" perché denunciano la saturazione del sistema sanitario, io continuo a dirmi che il problema è tutto lì.
È nei banchi di plastica con le rotelle.
Non solo i mezzi di trasporto troppo carichi, ma anche classi troppo numerose hanno costretto il governo a ordinare, negli istituti superiori, le lezioni a distanza e così le aule sono vuote. Ora i banchi sono immobili e muti con la sola presenza dell'insegnante che svolge la lezione in solitario.
Qui vedo la disfatta, l'assurdo, il demenziale. L'insegnante - in aula - che parla alle e agli studenti - a casa - e i banchi nuovi, vuoti. Sì. Ci sono i banchi, gli oggetti, e sono assenti gli studenti, i soggetti, quelli che andavano protetti per garantirne l'istruzione; perché questo è il compito della scuola: istruire e formare le nuove generazioni non a casa, ma nei luoghi deputati dove è possibile il confronto e la socializzazione di corpi e menti.
Il 2021 sarà l'anno di Dante Alighieri. Diverse città onoreranno la sua memoria e da tempo artisti e persone di cultura sono impegnate nella realizzazione di eventi.
Un consiglio. Non andate con la memoria 700 anni indietro. Rimanete qui nel presente. Guardatevi attorno e vedrete e sentirete e ascolterete la parte più profonda dell'inferno.
Cosa c'è di più infernale del confondere il soggetto con l'oggetto?
È un peccato mortale.
Aule vuote piene di banchi e la solitudine dell'insegnante.
Ecco il mio evento per onorare la Divina Commedia:
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza.(Inferno, canto ventiseiesimo, vv118-120)
La ministra della pubblica istruzione, sostenuta da diverse commissioni e affiancata da un esperto ha lavorato anche lei tutta l'estate per partorire il topolino sotto forma di banchi. Con le rotelle è meglio. Se nelle commissioni riunite, la ministra invitava qualche docente, come la mia amica Elisabetta De Notaris, allora era possibile mettere in campo quelle due o tre regole che da circa trent'anni nessun governo ha voluto mettere in atto perché, forse, la scuola come luogo dove si formano, attraverso la conoscenza e la socializzazione, coscienze, disturba.
Ecco l'intervento di Elisabetta De Notaris; Elisabetta insegna nella scuola primaria "Parisi" nella seconda classe a tempo pieno.
Questa pandemia poteva essere un’occasione per riformare la scuola, ma gli insegnanti non sono stati interpellati e di fatto non è cambiato nulla rispetto al passato. La soluzione perfetta sarebbe stato il doppio turno, cioè dividere le classi, numerose come sono, con metà alunni a scuola al mattino e metà al pomeriggio. Si sarebbero risolti vari problemi: il problema del distanziamento a scuola, degli ingressi realmente scaglionati, e quello relativo al trasporto pubblico. Su quest’ultimo punto siamo precipitati nella farsa: come abbiamo potuto sostenere il trasporto all’80% della capienza e contemporaneamente sostenere che non ci fosse pericolo di contagio?
Le classi con 12/13 alunni avrebbero permesso agli insegnanti di concentrarsi sull’insegnamento (questo dovremmo poter fare!), dando loro modo di attivarsi in maniera mirata per favorire il recupero degli apprendimenti, i nuovi apprendimenti e soprattutto sarebbe stata data la necessaria attenzione a chi più ha sofferto della didattica a distanza.
Invece tutto è rimasto come prima: classi anche da 29 bambini, ma adeguatamente distanziati dall’invenzione del “metro da rima buccale” con i bambini e gli studenti trasformati in statue, i soliti ritardi delle nomine sui posti per bidelle, insegnanti, professori, sostegno, ancora vacanti ben oltre l’inizio delle lezioni.
Con il via libera invece a interventi di “edilizia leggera” per garantire i distanziamenti, senza nessun piano a lungo termine.
Con la Sanità condividiamo annosi tagli al personale e agli stanziamenti.
Con la Sanità abbiamo verificato che quello che occorrono per guarire sono le persone: bidelli, insegnanti, paramedici e medici.
Con la Sanità condividiamo l’assoluta indifferenza a queste necessità.
Abbiamo visto l’insulto del rinnovo del numero chiuso a Medicina e Facoltà similari e la mancata assunzione del numero necessario di bidelli ed insegnanti: in cambio migliaia di banchi nuovi nel silenzio delle aule vuote.